di Leonardo Arrighi*
Domenico Baccarini (1882-1907) è una fonte di ispirazione inesauribile. Le ragioni per rendergli omaggio sono numerose, anche se tre, in particolare, si impongono in modo perentorio e definiscono, senza alcun dubbio, i lineamenti di un grande artista.
Il primo aspetto riguarda il rapporto con l’arte. La tensione creativa si manifesta precocemente e la sua concretizzazione diviene l’obiettivo imprescindibile a cui tendere il proprio spirito.
L’artista faentino colpisce per la ferma volontà di confrontarsi consapevolmente con i movimenti culturali precedenti e contemporanei. La giovane età non lo conduce verso la semplicistica ricerca di una infondata emancipazione, ma bensì gli offre la vitalità per rapportarsi con l’altro da sé. Baccarini sperimenta l’Impressionismo, l’Espressionismo, il Simbolismo, il Naturalismo ottocentesco, alcuni aspetti dell’arte Macchiaiola e Liberty, sempre in maniera personale e non venendo mai meno alla sua autonomia intellettuale. L’autenticità regna incontrastata nell’interazione tra Domenico e l’arte: l’opera è il fine ultimo in cui l’Io giunge progressivamente a dissolversi.
Nemmeno la malattia scoraggia Baccarini che si propone come il protagonista di una tragica contesa. Il giovane artista percepisce il rapido accostarsi della morte, ma cerca comunque di racchiudere l’anima nelle opere, lasciando soltanto che il corpo sia preda della indesiderata compagna. Le parole scritte ad Antonio Beltramelli sintetizzano la tempra di un uomo, a prescindere da riferimenti anagrafici, monolitico ed incapace di cedere a qualsiasi forma di compromesso, anche con la stessa esistenza: «Non credere che mi dispiaccia troppo di andarmene; so tollerare il destino; piuttosto provo un acre dispetto per il tesoro che la morte mi ruba. Avrei voluto lavorare ancora perché tale era la mia felicità: ecco tutto.».
La seconda motivazione è connessa alla contagiosa personalità di Baccarini, fondamentale nel coinvolgere altri ragazzi. Il suo carisma si è rivelato irresistibile per otto giovani – Ercole Drei, Riccardo Gatti, Giovanni Guerrini, Pietro Melandri, Francesco Nonni, Domenico Rambelli, Orazio Toschi, Giuseppe Ugonia – che, eleggendolo come loro guida, hanno dato vita al Cenacolo Baccariniano. Ciò che stupisce è la lucida sensibilità che permette all’artista faentino di essere un punto di riferimento per alcuni coetanei. La sua innata maturità ha consentito a dei futuri interpreti della scena artistica di trovare la propria strada, rendendo possibile una serena condivisione del percorso che conduce verso l’assoluto.
Il terzo elemento prende in considerazione l’età di Domenico che, morto a poco più di ventiquattro anni, continua ad offrirci insegnamenti sempre attuali. Il valore che Baccarini ha saputo assegnare alla sua breve esistenza porta a riflettere sul ruolo che dovrebbe essere riservato ai giovani. La gioventù non ha delle peculiarità che ne definiscono i contorni, ogni individuo dà corpo ad una vicenda personale e non ascrivibile ad un grigio registro, redatto secondo la mortifera legge dell’omologazione. I giovani, perché sprovvisti di una solida base di esperienze, possono sorprendere, spiccare voli insperati grazie a delle ali non appesantite da eccessivi fardelli; oppure possono lasciare senza fiato perché mostrano di aver interiorizzato tutta la durezza dell’esistenza e, nonostante questo, sono pronti ad intraprendere un viaggio complesso ed irto di colpi di scena. Domenico Baccarini è un nome da ricordare ogni volta che si cerca di valutare una persona non mediante l’anagrafe, ma consultandone l’essenza intima: l’imprevedibilità sarà garantita e la storia prenderà vita sotto i nostri occhi.
In un periodo denso di contraddizioni, come quello che stiamo attraversando, siamo portati a ragionare sul passato alla ricerca di punti di contatto con il presente. La mostra “Omaggio a Domenico Baccarini ed al suo Cenacolo” è un dono (da condividere) che può riscaldare il cuore e forgiare una rinnovata fiducia nell’intelligenza umana.
Alle ore 18:00, di venerdì 27 settembre 2013, nella Sala di Lettura di Mezzolara di Budrio, si terrà l’inaugurazione della mostra omaggio a Domenico Baccarini che, per la sua rilevanza, ha ottenuto il patrocinio del Comune di Faenza.
*Leonardo Arrighi è nato a Bologna nel 1987 e vive a Mezzolara di Budrio. Nel 2012 ha conseguito la Laurea Magistrale in Italianistica all’Università di Bologna. Attualmente coltiva il suo interesse per la scrittura e collabora con alcune riviste letterarie.