L’inizio della stagione teatrale 2013/2014 è l’occasione per riflettere, insieme al direttore Giordano Cola, sulle linee guida che hanno portato alla stesura del calendario delle rappresentazioni. Prestando attenzione all’importanza del teatro per Budrio e per l’Italia, senza dimenticare le difficoltà imposte dal complesso momento storico che stiamo vivendo. Il via alla stagione martedì 29 e mercoledì 30 con lo spettacolo di prosa Tres di Chiara Noschese, interpretato da Anna Galiena, Marina Massironi, Amanda Sandrelli e Sergio Muniz.
I PRINCIPI ISPIRATORI
I principi ispiratori che hanno condotto alla creazione del calendario della nuova stagione teatrale sono chiari, precisi e rispecchiano dei veri capisaldi intellettuali, che il direttore Giordano Cola non tradisce da quando, nel 1990, assunse la guida del Teatro Consorziale di Budrio. La maestria del direttore Cola risiede nella capacità di saper adattare i propri imprescindibili convincimenti al mutare del tempo e delle necessità storiche.
La volontà di sperimentare in modo «onnivoro» e con grande duttilità mentale, lasciando che i pregiudizi culturali non svolgano alcun ruolo, hanno dato spazio ad una lunga serie di scoperte interessanti «che hanno guidato – ci dice il direttore Cola – verso la composizione di una stagione varia e sorprendente». Fantasia e curiosità domineranno la scena e guideranno la sensibilità dello spettatore. Il rispetto per la tradizione teatrale troverà il proprio omologo nella salvaguardia dell’opera lirica, che avrà due appuntamenti: Madama Butterfly di Giacomo Puccini (2 marzo) e L’elisir d’amore di Gaetano Donizetti (12 aprile). I giovani saranno, come di consueto, protagonisti grazie a due iniziative: Burattinando che permetterà ai ragazzi di trascorrere delle splendide domeniche pomeriggio, accostandosi a forme di divertimento entusiasmanti ed istruttive; Consorziale Scuola continuerà ad offrire la possibilità di mettere in relazione i giovani alunni con il teatro, permettendogli di familiarizzare con una forma d’arte piacevole e ricca di numerosi insegnamenti.
LE DIFFICOLTÀ DA CONTRASTARE
Dare slancio all’attività teatrale (oggi) significa dover fare i conti con numerose difficoltà. L’errore imperdonabile sarebbe quello di ricondurre ogni discussione ad una analisi esclusivamente economica. In realtà, i problemi che affliggono il teatro e la cultura in genere hanno radici profonde e cause diverse tra loro, ma di cui ognuno deve assumersi parte della responsabilità.
Le incoerenti aspettative del pubblico sono uno degli ostacoli maggiori. Gli spettatori, condizionati dal superficiale universo televisivo, vorrebbero ritrovare a teatro qualcosa di analogo e rassicurante. Anche se il pubblico è attualmente più eterogeneo – rispetto ad un passato in cui i fruitori degli spettacoli appartenevano ad una élite, incarnata soprattutto dalla borghesia colta – una preoccupante tendenza all’omologazione lo rende sordo ad ogni richiamo, che sfugga ad attese prevedibili ed ormai prive di valore culturale. L’interazione tra attore e spettatore, l’unicità (non riproducibile) dell’esecuzione scenica continuano progressivamente a perdere il loro ruolo di attori principali. L’assenza ingiustificata della curiosità e gli imperanti tentativi di imitazione tolgono vivacità intellettuale ad un pubblico difficile da decifrare. La perdita di qualità da parte della formazione scolastica assesta il colpo di grazia, non offrendo ai giovani gli strumenti cognitivi per potersi confrontare con il cosmo teatrale. La mancanza quasi totale di ragazzi ha una motivazione ben precisa che coincide con un percorso di studio «dequalificato» ed incapace di rispondere alle basilari necessità di affinamento culturale. La sporadica, e spesso non supportata da adeguata consapevolezza, frequentazione delle platee e dei palchi ha ridotto ed atrofizzato l’attitudine all’attenzione prolungata da parte del pubblico, che esige ormai spettacoli brevi e di istantanea fruizione.
Il periodo critico dal punto di vista economico, associato ad una duratura instabilità politica, rende drammatica la situazione. Per Giordano Cola, la speranza è che «le amministrazioni locali possano presto beneficiare di maggiori certezze», senza dimenticare però che il futuro del Teatro Consorziale di Budrio (e di quello italiano) dipende in gran parte dal comportamento di ogni individuo, che deve smettere di sentirsi estraneo a ciò che lo circonda e cominciare ad incidere profondamente sulla quotidianità.
LE SOLUZIONI PER INVERTIRE LA ROTTA
Da alcuni anni è possibile ascoltare ricette apparentemente miracolose, ma sempre inefficaci, per tentare di migliorare la difficile situazione in cui annaspa la cultura in Italia. Le soluzioni proposte da Giordano Cola sono invece realistiche, concrete e ben consce dell’attualità. La prima assegna notevole importanza all’informazione che deve essere instancabile e capillare per cercare di coinvolgere il maggior numero di persone. La seconda punta ad avere fiducia nei giovani e nelle loro potenzialità, responsabilizzandoli in modo graduale ed accompagnandoli verso la comprensione del ruolo che dovranno rivestire rispetto alle generazioni future. La terza prende in considerazione l’immagine del teatro che può essere dissacrata senza svilirne l’autenticità. La quarta implica un giudizio (oggettivo) sulle sbagliate abitudini degli italiani, che «hanno il culto dell’avvenimento – ci dice Cola – mentre il teatro (come la cultura in genere) va vissuto con assiduità, cercando di instaurare un rapporto di grande intimità». Questo pessimo costume può essere corretto, con molta pazienza, attraverso un appassionato tentativo di far penetrare nella società la pulsione aggregante, che contraddistingue l’arte del teatro.
GLI AUSPICI, I SOGNI E LA MAGIA DEL TEATRO
Per il direttore del teatro gli auspici per questa stagione di spettacoli sono «che le persone sentano l’esigenza di venire a teatro e possano gradire le rappresentazioni, non risparmiando apprezzamenti, critiche ed ogni osservazione che contribuisca ad un positivo scambio di idee». Mentre il sogno è che «la cultura torni ad essere il motore della fantasia», dando vita ad una, non più rimandabile, riacquisizione di libertà intellettuale e «che i budriesi si riapproprino del loro teatro vivendolo con passione, senza dimenticare che è proprio la cultura a tutelare la nostra identità».
Il teatro è, per Budrio, una istituzione insostituibile che ha svolto un ruolo importante nella formazione dello spirito degli abitanti del nostro Comune, permettendo alle persone di incontrarsi e confrontarsi, liberi dai filtri virtuali che oggi continuano infaticabili la loro opera di distruzione e rischiano di inaridire ulteriormente le già labili interazioni umane. I punti di contatto tra diverse generazioni si riducono progressivamente, lasciando una incolmabile voragine culturale. Il palcoscenico è una porta di ingresso, sempre aperta, su una dimensione magica e capace di offrirci un aiuto per superare i nostri limiti.
Il direttore Cola evidenzia spesso il «valore terapeutico dell’attività teatrale praticata in prima persona» che può essere un valido aiuto per porre il silenziatore a quel labirinto di inibizioni che rendono invivibile l’esistenza di molti individui. Il palcoscenico, come «fucina di vita», è un luogo dove far emergere la propria fantasia, affrancandola definitivamente da inutili fardelli.
Per tutto ciò che significa il teatro, in particolare per Budrio, è necessario ripristinare il rapporto con uno degli ultimi baluardi della nostra cultura ed un prezioso alleato in grado, anche grazie al tenace impegno del direttore Cola, di offrirci un salvifico rifugio rispetto alle inquietudini quotidiane.
Leonardo Arrighi
Il sito del Teatro www.teatrodibudrio.com
La stagione teatrale http://www.teatrodibudrio.com/stagione_teatrale/