Quello che le donne vogliono dire. Incontro sul femminicidio

13 novembre, 2013

Qualche giorno fa la città di Budrio è tornata a confrontarsi su un tema che da qualche tempo attira l’interesse dei media italiani e in generale dell’agenda politica italiana. Presso il Be Towers, noto locale della città, il circolo SEL insieme alla Consulta delle donne di Budrio ha organizzato un incontro rivolto alla cittadinanza sul tema della violenza contro le donne.

Un tema che, come detto, è ormai ampiamente discusso nel nostro paese sia per la recente ratifica della Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa contro la violenza di genere e la violenza domestica) sia per l’approvazione, molto discussa dalle esperte, del Ddl sul femminicidio da parte del Governo Letta. Novembre è inoltre il mese dedicato alla sensibilizzazione su questo tema, un problema eterno che ciononostante necessita di un continuo confronto critico, chiarendo quelli che ancora oggi rimangono i principali ostacoli all’eliminazione della violenza sulle donne e pensando a nuovi modi per poterla sconfiggere.

La città di Budrio si inserisce in questo discorso con un approccio pratico e culturale esemplare in Emilia Romagna: l’istituzione della Consulta delle donne, stabilita con delibera del Consiglio Comunale nel 1999, è coeva alla proclamazione a livello internazionale della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, fissata il 25 novembre. Quest’organo consultivo, d’altra parte, non sarebbe nemmeno previsto obbligatoriamente dallo Statuto comunale ed è quindi ancora di più un motivo di vanto: d’altra parte le radici storiche della città ricordano a tutti che la presenza femminile è sempre stata rilevante a Budrio. Nacque proprio qui, infatti, una delle prime scuole di cucito e ricamo del bolognese, un luogo dedicato esclusivamente alle donne ma anche mezzo per la loro emancipazione sociale e prima scuola del paese totalmente laica. La Consulta di Budrio ha sin dalla sua nascita esaltato la tradizione manifatturiera della città, mettendola al servizio delle tematiche sociali che più stavano a cuore alle sue partecipanti: per esempio, i tradizionali burattini sono da sempre stati protagonisti delle attività ricreative per i bambini ricoverati in ospedale.

La presidente, Oriana Zuppiroli, ha ricordato come la Consulta si sia sempre impegnata attivamente anche sul fronte politico, per il riconoscimento dei diritti delle donne e della loro libertà fondamentali. Parità, violenza, discriminazione e femminicidio sono temi cari a quest’organo e anche alla vice sindaco Luisa Cicognetti, che è inoltre assessora alle pari opportunità di Budrio, così come a Katia Bolognesi, responsabile della Cgil locale e attivista per i diritti delle donne sul fronte lavorativo. Insieme alle altre relatrici, Stefania Nepoti del circolo SEL di Pianura–Budrio, Federica Mazzoni delle donne del PD di Bologna e Cecilia Alessandrini dell’esecutivo delle donne del PD di Bologna, si è discusso durante l’incontro di come affrontare tutte quelle problematiche che ancora affliggono le donne in Italia, certamente anche nel nostro piccolo paese di provincia.

La discussione è iniziata con una riflessione, avviata da Cecilia Alessandrini – che nella vita è insegnante – sul tema della scuola, primo grande teatro di confronto tra generi e primo bacino di stereotipi e discriminazioni, reiterati da bambini e bambine spesso inconsapevolmente, influenzati dalla pubblicità o dalla televisione, ma anche dalle famiglie e da una mentalità patriarcale latente ancora oggi ben strutturata nella nostra società. Questo atteggiamento, di aggressività e bullismo da parte di molti bambini e di remissione ed accettazione da parte di altrettante bambine, porta – secondo Alessandrini – ad un’escalation che non viene riconosciuta come tale fino al suo punto culminante. “E’ dalla scuola – sostiene infatti – che bisogna partire per affrontare questo problema eterno, per riflettere e far riflettere i bambini sin dalla più tenera età. Soltanto così è possibile sradicare atteggiamenti di violenza fisica, sessuale e psicologica, di sopruso e di discriminazione”. La Consulta delle Donne e il Comune di Budrio sono attivi anche in questo campo, attraverso laboratori e progetti specifici, ma viene fatto notare come dovrebbe essere parte della quotidianità degli insegnanti e anche dei genitori proporre programmi educativi e modelli di apprendimento privi di diseguaglianze e di discriminazioni.

L’importanza di una prevenzione educativa e sociale ha il suo riscontro pratico nella realtà. Secondo quanto riportato dalla Casa delle donne di Bologna, con cui la Consulta ha attivato una convenzione per permettere alle donne di Budrio, vittime di violenza, di ricevere assistenza e un rifugio segreto, nel 2013 le donne uccise in Italia sono già più di 100, 7 in Emilia Romagna, di cui uno a Budrio. E’ Jamila, la donna marocchina uccisa dal marito perché, come tante altre, voleva emanciparsi ed essere indipendente e lui, come tanti uomini, non accettava questo cambiamento e la perdita di un potere dato da sempre come scontato.

Non è tuttavia un problema di origini, di religione, di cultura o di ceto sociale. La violenza sulle donne ha un carattere trasversale e colpisce il genere femminile a tutto tondo. Paradossalmente, secondo i dati raccolti dai centri antiviolenza italiani – e anche a Budrio questa tendenza è confermata secondo quanto affermato da Luisa Cicognetti – sono le donne più istruite e più emancipate che faticano maggiormente a rivolgersi ai servizi dedicati o alle forze dell’ordine, per denunciare o anche solo per ricevere un consiglio se sono vittime di violenza in famiglia o sul luogo di lavoro. Come ha spiegato Katia Bolognesi, responsabile della CGIL di Budrio, “la violenza, specie quella psicologica, è molto consistente anche in questo caso: il lavoro non è più quello di una volta e probabilmente non tornerà più ad esserlo. Le donne, giovani e meno giovani, hanno molta meno speranza rispetto al passato perché il mondo del lavoro, anche a Budrio e nel territorio bolognese, è sempre stato prettamente maschile e dunque la loro principale preoccupazione quando si rivolgono al servizio di ascolto è di perdere l’autonomia che avevano acquisito con fatica”. Tornare indietro, ad una vita dipendente economicamente dal marito o dai genitori, spinge molto donne a sopportare i ricatti e le pressioni sul luogo di lavoro, per evitare di essere licenziate e di uscire così per sempre dal circuito professionale.

Sconfiggere le manifestazioni di violenza che avvengono sia nella sfera privata che nella sfera pubblica è un obiettivo di lungo periodo che si può raggiungere solo lavorando sulla scuola, sulla cultura, sull’apprendimento. Come ha provocatoriamente domandato Federica Mazzoni: “Perché è normale sentire parole come maestra e non lo è ancora per termini come assessora, sindaca, avvocata?”

Petra Crociati

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2 Commenti


  1. Un ringraziamento alle relatrici intervenute, a Petra Crociati per l’ottimo articolo e a Budrio Next per la pubblicazione.
    Occorre mantenere alta l’attenzione su questo tema, purtroppo di triste e grandissima attualità.

  2. Grazie Paolo, ricordo un altro importante appuntamento per continuare a parlare di questo tema: il 24 novembre alle torri dell’acqua nell’ambito del Festival LA VIOLENZA ILLUSTRATA

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