Un documento, mai pubblicato, di 135 anni fa offre la possibilità di riflettere sul valore del tempo e del suo scorrere. Negli ultimi mesi, a Budrio, ci siamo rapportati con molte istanze, sostenute da altrettante petizioni. Confrontarsi con uno dei primi esempi di questa azione democratica, può permetterci di riassegnare alla condivisione di importanti tematiche sociali il ruolo fondamentale che dovrebbe svolgere.
Per poter comprendere al meglio le richieste, poste in evidenza da questo documento, bisogna compiere un notevole sforzo e liberarsi di tutti i cattivi esempi, che continuano ad affliggerci. Se riusciremo a fare a meno di qualsiasi forma di faziosità e campanilismo, avremo posto le basi per accostarci ad un testo che esprime una semplice esigenza di maggiore attenzione da parte delle Frazioni di Mezzolara, Dugliolo, Ronchi e Cazzano.
IL DOCUMENTO
Il documento è una petizione – scritta su carta bollata del 1876 e databile tra il 1878 e il 1879 – sottoscritta da 280 uomini delle Frazioni di Mezzolara, Dugliolo, Ronchi e Cazzano. La richiesta è di avere maggiore influenza sulle decisioni prese dal Comune di Budrio. Le quattro Frazioni si uniscono in questo accorato appello ed espongono con sobrietà e chiarezza le ragioni della loro istanza. L’argomentazione da cui prende slancio il testo è l’aspetto geografico: «La sede della sua [del Comune] Amministrazione, guardato dal lato topografico non trovasi in una ubicazione perfetta a modo da servire al comando degli Amministrati tutti, ma sibbene a quella parte sola che ha il vantaggio di trovarsela in seno ad essa». I mezzi di trasporto e comunicazione di cui potevano disporre i nostri predecessori non erano certo tecnologicamente avanzati ed ogni spostamento era una vera e propria avventura; alla fine degli anni ’70 del 1800 non era ancora stata organizzata una efficiente rete locale di trasporti pubblici: la ferrovia Bologna-Portomaggiore verrà costruita tra il 1884 e il 1886.
Il tema portante della petizione coincide con la proposta di adottare un nuovo sistema rappresentativo, fondato su base territoriale, che permettesse ad ogni Frazione di avere un numero certo di abitanti presenti nel Consiglio Comunale. Ecco le parole usate nel documento: «voglia benignamente [signor sindaco] accogliere la presente coll’accordare loro in ordine dell’Articolo 47 della vigente Legge Comunale e Provinciale la facoltà di eleggere i propri amministratori in base alla popolazione che essi formano ed alle circoscrizioni d’essa Frazione». La sensazione di non poter difendere i propri diritti e di essere spesso oggetto di imposizioni da parte dell’Amministrazione budriese – non sempre ben informata sulle peculiarità sociali ed ambientali di ogni singola località – coinvolgono le quattro Frazioni, situate sul lato sinistro dell’Idice, dando vita ad un raro esempio di aggregazione collettiva.
Nella parte conclusiva, il tono della petizione assume connotati più espliciti: «Questo sistema di rappresentare la popolazione sparsa, avendo portato in seno ad essa lo scontento e più ancora la sfiducia di non avere più mai i vantaggi che di ragione le spettano ha indotto i sottoscritti Cittadini, maggiori tutti di età, abitanti in una zona di terra che ha i suoi confini naturali che la separano dal Comune a cui ora è aggregata […] e costituita dalle Parrocchie di Cazzano, Dugliolo, Ronchi e Mezzolara […] a supplicare la S.V.Ill.ma […] di essere rappresentati nel Consiglio patrio». La sfiducia, che serpeggia tra gli abitanti, non è un pretesto per sterili polemiche, ma bensì il propellente per dare corpo ad una richiesta circostanziata e convincente.
L’assenza: del nome del destinatario (il sindaco di Budrio, che in quel momento era Giuseppe Girotti), dell’indicazione del numero delle persone residenti nelle Frazioni coinvolte, della data e di qualsiasi timbro (o formula) che attesti la vidimazione ed il protocollo della petizione sono le prove del fatto che non sia mai stata consegnata all’Amministrazione Comunale di Budrio. Il mancato recapito non toglie nulla al suo valore, che conserva intatto lo spirito sociale di quegli anni. Le 280 firme dei residenti nelle quattro Frazioni dimostrano quanto questa istanza fosse sentita. La speranza è che il contenuto di questa petizione possa rappresentare un punto di riferimento per ognuno di noi, stimolando la volontà, non più rimandabile, di condividere le numerose problematiche quotidiane.
IL CONTESTO STORICO
Lo studio delle storia del rapporto tra Budrio e le sue Frazioni nel periodo tra la fine del 1700 e il 1878-1879 pone in evidenza una notevole instabilità politica, indipendente dalla volontà locale, ma bensì imposta dall’avvicendarsi di vari interlocutori politici di portata nazionale e continentale. Questa continua ridefinizione delle relazioni amministrative ha come diretta conseguenza la difficoltà di creare una fitta trama di legami, che possano dare sembianze concrete ad una sintonia credibile tra Budrio e le località circostanti.
Tra il 18 e il 19 giugno 1796 i francesi entrano a Bologna ed il Legato Pontificio è costretto ad abbandonare la città. Dall’ottobre dello stesso anno, Bologna e la sua provincia divengono parte della Repubblica Cispadana (poi, dal 1797, Repubblica Cisalpina). Budrio è Municipio di un Cantone (parte del Dipartimento del Reno) – a cui appartengono anche le Frazioni di Mezzolara, Dugliolo, Ronchi e Cazzano – e deve pagare il proprio contributo alla nuova Repubblica, sottoposta alla Francia di Napoleone. Nella primavera del 1799 gli austriaci tentano di ripristinare l’ordinamento precedente (dominio dello Stato Pontificio) alla conquista napoleonica, riuscendo nell’impresa per circa un anno (fino al giugno 1800). In una cartina geografica, databile all’inizio dell’800, l’area del bolognese è suddivisa in 22 Quartieri e Mezzolara, Dugliolo, Ronchi e Cazzano (quattro Frazioni collocate sul lato sinistro del fiume Idice) sono aggregate al Quartiere di Minerbio. Questa carta geografica potrebbe essere stata disegnata su richiesta degli austriaci e quindi coinciderebbe con la situazione amministrativa in vigore nel periodo precedente all’incursione napoleonica e ribadirebbe ancora una volta la scarsa linearità dei rapporti locali. Tra il 1º novembre 1814 e il 9 giugno 1815 si svolge il Congresso di Vienna, che provvede a restaurare le condizioni politiche precedenti alla Rivoluzione Francese e alle guerre napoleoniche. Il 18 giugno del 1815 Napoleone viene definitivamente sconfitto a Waterloo ed il ritorno al passato è reso effettivo. Budrio, sottoposta allo Stato della Chiesa, torna ad essere sede del Governatorato della Legazione Bolognese ed i quattro Appodiati (nome equivalente a quello di Frazioni durante il periodo di governo pontificio; questo appellativo è presente anche nel testo della petizione del 1878-1879) di Mezzolara, Dugliolo, Ronchi e Cazzano continuano ad essere legati alla centralità budriese.
Il 12 giugno 1859, nel corso della IIª Guerra d’Indipendenza (iniziata il 29 aprile), le milizie austriache vengono allontanate da Bologna e anche il Cardinale Legato è costretto ad abbandonare la città. Lo stesso giorno si costituisce un governo provvisorio. Il 13 giugno a Budrio si forma una Commissione Municipale Provvisoria. Dopo i plebisciti del marzo 1860, l’Emilia Romagna viene annessa al Regno sabaudo. Nel 1861 Budrio diventa Municipio del neonato Regno d’Italia ed i rapporti con le Frazioni vengono confermati. Gli anni ’60 non trascorrono in modo tranquillo: la IIIª Guerra d’Indipendenza (1866) e l’auspicio di liberare Roma e renderla capitale coinvolgono il nostro Comune. La nuova amministrazione politica nazionale fatica a trovare un equilibrio solido, la pressione fiscale aumenta costantemente. I tumulti – iniziati il 3 gennaio ed in parte domati il 25 dello stesso mese – di protesta contro l’introduzione della tassa sul macinato (imposta sulla macinazione del grano e di tutti i cereali) sono la manifestazione lampante delle asperità sociali di quel periodo: migliaia di braccianti e contadini (il 3 gennaio) entrano nel Castello (ancora oggi sede del Comune di Budrio), operai e artigiani si uniscono alla sommossa e alla ferma richiesta di abolizione della tassa appena introdotta (1º gennaio). Il Delegato di Pubblica Sicurezza chiede l’intervento delle autorità di Bologna ed in pochi giorni Budrio è stretta d’assedio dalla cavalleria e dalla fanteria in assetto da guerra. La situazione si calmerà soltanto all’inizio di marzo, ma l’imposta verrà mantenuta.
GLI ANNI ‘70
La petizione del 1878-1879 affonda le radici in un momento storico segnato da numerose difficoltà. Negli anni ’70 del 1800 inizia una forte crisi agraria, che si ripercuote con violenza soprattutto sulla popolazione rurale. I redditi agricoli si riducono drasticamente a causa della caduta dei prezzi (in particolare dei cereali). Le masse contadine – già prostrate dalla forte pressione fiscale – ricevono un vero colpo di grazia. Nel territorio del Comune di Budrio, in cui l’economia si fonda in prevalenza sull’agricoltura, la crisi produce effetti devastanti. La miseria e la povertà si diffondono in particolare nelle campagne e nelle Frazioni. Durante gli anni ’70 si verificano anche ricorrenti carestie, dovute alla siccità nel corso della caldissima stagione estiva e ad inverni gelidi. I raccolti sono sempre più scarsi. La fame e le malattie (pellagra, tisi, tifo) provocate dalla malnutrizione fanno aumentare il tasso di mortalità. La situazione è tragica e in numerose occasioni l’Amministrazione comunale di Budrio è costretta ad intervenire attraverso provvedimenti straordinari (per esempio l’investimento in opere pubbliche) per dare lavoro ai tanti disoccupati. Le drammatiche condizioni di questi anni sono il preludio dell’inizio delle prime emigrazioni verso l’America (Brasile, Argentina, Stati Uniti ed altre destinazioni non precisate) e verso altre nazioni europee economicamente più floride della nostra (Germania, Svizzera, Francia, Romania, Belgio).
LA DATAZIONE
Il documento, scritto su carta bollata del 1876, è databile tra il 17 novembre 1878 e il 31 dicembre 1879. L’individuazione di questi due riferimenti temporali è la diretta conseguenza della scoperta, nell’elenco dei 280 aderenti alla petizione, delle firme di don Angelo Ottani e di Riccardo Miccoli.
Il parroco della chiesa di Dugliolo, don Ottani, assume ufficialmente l’incarico il 17 novembre 1878, dopo la tragica morte (avvenuta il 9 aprile) del suo predecessore don Marco Biagi. La presenza della firma di don Angelo Ottani permette di sostenere che il documento non possa appartenere ad un periodo anteriore al giorno dell’insediamento del curato nella parrocchia di Dugliolo (17 novembre 1878).
Riccardo Miccoli è il primo abitante (di cui si conservi documentazione scritta) del Comune di Budrio ad essere partito per l’America. Riccardo era un falegname di Dugliolo, figlio di Ciro (presente tra i firmatari della petizione proprio sopra al figlio) e Giuseppina Sarti. Nel 1879, all’età di 41 anni, Miccoli – a causa delle difficili condizioni economiche e sociali – lascia Dugliolo per emigrare negli Stati Uniti e di lui non si avranno più notizie. La firma di Riccardo Miccoli consente di fissare un limite cronologico che non oltrepassi il 1879 (31 dicembre), anno della sua partenza.
Riferimenti bibliografici per la datazione:
– Don Luigi Vignoli, Angelo Ottani – Arciprete di Dugliolo dal 1878 al 1926, Dugliolo, 1993 (67º anniversario dalla morte), libro stampato ma mai pubblicato.
– Lorenza Servetti, Vado nella Merica – È lì di là dalle colline. Budrio e la grande emigrazione (1880-1912), Venezia, Marsilio, 2003.
TRASCRIZIONE INTEGRALE DEL TESTO DELLA PETIZIONE DEL 1878-1879
«Illustrissimo Signore [il nome del sindaco non è stato inserito]
Il Comune di Budrio, per la sua popolazione e per l’estensione del suo territorio è considerato il più vasto ed il più importante di questa Provincia. La sede della sua Amministrazione, guardato dal lato topografico non trovasi in una ubicazione perfetta a modo da servire al comodo degli Amministrati tutti, ma sibbene a quella parte sola che ha il vantaggio di trovarsela in seno ad essa. Donde ne viene per conseguenza che la popolazione non può prendere parte, se non con grande sacrifizio e percorrere molto cammino, alle Elezioni amministrative, politiche, commerciali ed agli altri uffizi a cui è chiamata dalla Legge ad adempirvi.
Dall’epoca gloriosa del risorgimento nazionale cui questa popolazione che, per ragione di chiarezza qualificherassi – sparsa – era chiamata a nominare gli Amministratori propri fino al presente duole confessarlo, essa non ha mai in comune accordo o per meglio dire in modo proporzionalmente rappresentativo avuto parte ad amministrare il proprio patrimonio e le sue rendite, ma in quella vece essa ha sempre dovuto vedersi imposto dalla massa degli Elettori appartenenti alla popolazione che ha nel suo centro l’uffizio comunitativo gli Amministratori suoi con grave suo danno poiché sempre disconosciuti furono i suoi bisogni e più che svilite furono sempre mai le sue domande e le sue aspirazioni. Questo sistema di rappresentare la popolazione sparsa, avendo portato in seno ad essa lo scontento e più ancora la sfiducia di non avere più mai i vantaggi che di ragione le spettano ha indotto i sottoscritti Cittadini, maggiori tutti di età, abitanti in una zona di terra che ha i suoi confini naturali che la separano dal Comune a cui ora è aggregata, come emerge dall’annesso Tipo, e costituita dalle Parrocchie di Cazzano, Dugliolo, Ronchi e Mezzolara con una popolazione di [manca l’indicazione quantitativa del numero degli abitanti delle frazioni indicate] abitanti circa e che sotto il già Regno Italico, detta zona era eretta in Comune distinto e nell’imperio del cessato Governo Pontificio essa costituiva un Appodiato o Masseria con ispeciale rappresentante a supplicare la S.V.Ill.ma [Signoria Vostra Illustrissima] acciò Ella compenetrata vivamente dal bisogno che i sottofirmati hanno di essere rappresentati nel Consiglio Patrio da Cittadini giusta la loro volontà ed opinione e non più mai da individui eletti da una maggioranza formatasi dal comodo dell’urna voglia benignamente accogliere la presente coll’accordare loro in ordine all’Articolo 47 della vigente Legge Comunale e Provinciale la facoltà di eleggere i proprio amministratori in base alla popolazione che essi formano ed alle circoscrizioni d’essa Frazione che alla S.V.Ill.ma [Signoria Vostra Illustrissima] piacerà di determinare.
Nella viva fiducia, gli esponenti di vedere i propri voti coronati da esito favorevole. Le rendono azioni di grazie, e con sentimenti di perfetta stima e dimolto ossequio si rassegnano.
Della Signoria Vostra Illustrissima
Mezzolara, il [manca la data]».
Il documento è composto da 15 pagine: le prime 4 contengono il testo ed alcune firme, le altre 11 sono riservate all’elenco degli autografi.
Ringrazio Malva Miccoli ed Ezio Venturoli per la preziosa collaborazione e Franco Gatti per avermi gentilmente prestato il documento di sua proprietà.
Leonardo Arrighi
Foto n.1: 1ª pagina della petizione (si può notare l’assenza del nome del sindaco dopo «Illustrissimo Signore»).
Foto n.2: 2ª pagina della petizione.Foto n.3: 3ª pagina della petizione (si può notare, nella 9ª riga a partire dall’alto, la mancanza del numero degli abitanti delle Frazioni coinvolte).
Foto n.4: 4ª pagina della petizione (manca la data dopo «Mezzolara, il»): il testo termina ed inizia l’elenco delle firme.
Foto n.5: 13ª pagina della petizione: la 10ª firma dall’alto è quella di don Angelo Ottani.
Foto n.6: 14ª pagina della petizione: l’ultima firma in basso è quella di Riccardo Miccoli (sopra è presente quella del padre Ciro).
Foto n.7: Filigrana della carta bollata (parte sinistra, dettaglio).
Foto n.8: Filigrana della carta bollata (parte destra).
Molto, molto bella e interessante ! Bravo Budrio Next ! Questo ci insegna a non mollare mai!