Questa sera alle ore 21, presso il Teatro Consorziale di Budrio, verrà celebrato il 10º anniversario dalla scomparsa di Fedora Servetti Donati. Sembra impossibile che siano già passati dieci anni dalla morte (avvenuta il 14 agosto 2003) di questa grande donna del nostro Comune. L’incredulità assume contorni inquietanti nell’istante in cui decidiamo di aprire un suo libro: all’interno possiamo ritrovare una serie infinita di storie, rese vitali da una scrittura vivace e penetrante. Tra i tanti meriti attribuibili a Fedora, la capacità di aver trattato argomenti molto impegnativi, in modo sobrio e senza alcun autocompiacimento, è uno dei più importanti.
Le opere della Servetti Donati non sono mai uguali a se stesse. Ogni rilettura porta in superficie dei preziosi dettagli, sfuggiti in precedenza. Soltanto i classici sanno mutare continuamente, lasciandosi fruire in maniere diverse. Fedora fa parte della ristretta cerchia dei classici autentici, perché ha saputo fondere un esemplare entusiasmo indagatore ad una qualità letteraria raffinata ed appassionante.
Chiunque voglia tentare di comprendere qualcosa in più sulla propria storia, non può esimersi dal confrontarsi con gli studi condotti dalla Servetti Donati, vera pioniera delle ricerche sistematiche sul nostro Comune. Fedora ha saputo valorizzare il territorio budriese (e non solo) attraverso una umile abnegazione che, associata ad una intelligenza formidabile, ha posto le basi della stupenda avventura di cui dobbiamo sentirci tutti partecipi.
IL VALORE DEL PASSATO
La curiosità ed il coraggio di stupirsi, non rimanendo mai ferma su posizioni destinate al cambiamento, sono stati gli insostituibili alleati di Fedora. Il corpus di studi che ci ha lasciato in eredità è vastissimo. Le indagini della nostra concittadina sono un punto di arrivo e di partenza: le ricerche della Servetti Donati sono giunte a delle conclusioni, lasciando però aperte numerose possibilità per ulteriori approfondimenti. La cura delle note e degli apparati bibliografici è un implicito invito a raccogliere il suo testimone. Tra le pagine dei libri e degli articoli (pubblicati su riviste prestigiose: Culta Bononia, Il Carobbio, Bologna Incontri, La Musola, Il Bollettino del Museo del Risorgimento, I quaderni della Deputazione di Storia patria delle Province di Romagna), l’essenza del tempo acquisisce la dignità che le spetta. In particolare il passato torna a rivestire il ruolo di irrinunciabile ambito di riflessione. Il coinvolgimento diretto nelle dinamiche contingenti non ci consente di analizzare il presente con il distacco necessario, l’imprevedibilità del futuro rappresenta spesso uno spettro da rifuggire. Il passato è quindi l’unico oggetto possibile delle nostre meditazioni più profonde. Le opere di Fedora donano vigore ai periodi storici che ci hanno preceduti, anche i secoli lontani si connettono strettamente alla quotidianità, ogni evento contribuisce alla creazione di un reticolato culturale applicabile a situazioni in apparenza inconciliabili.
UN DONO MERAVIGLIOSO
Fedora Servetti Donati, nata il 6 aprile 1912, è stata per Budrio un dono meraviglioso. Pochi Comuni possono vantare studi così numerosi ed accurati. Fedora è riuscita a salvaguardare una enorme quantità di tradizioni, aneddoti e vicende umane che sarebbero stati inghiottiti dall’oblio imposto dallo scorrere del tempo. Il tenace animo della Servetti Donati si è ribellato, realizzando delle scoperte eccezionali. Molti edifici storici sopravvivono soltanto grazie alle parole della studiosa budriese, in alcuni casi le fotografie acquistano significato mediante le sue articolate ricostruzioni. I vari aspetti restituiti dal passato si legano tra loro, dialogando armoniosamente con il presente. Lo stupore coglie il lettore in qualsiasi pagina e lo porta ad uscire di casa, cercando conferma di quanto appena assimilato. La passione con cui Fedora ha scritto i suoi libri permette ad ognuno di noi di diventare protagonista delle storie raccontate.
La qualità delle opere della grande budriese non dà la possibilità di formulare delle graduatorie, però due volumi sintetizzano splendidamente tutte le peculiarità che dovrebbero appartenere a chi si occupa di cultura: La Riccardina e gli Accursi (1970) e Movimenti e associazioni popolari a Budrio dopo l’Unità – Carducci, Filopanti, Costa (1974) sono testi che non devono mancare nelle biblioteche di chiunque voglia capire il significato dell’essere uno studioso.
Leonardo Arrighi