Il 29 dicembre 2013 è stata inaugurata la mostra Un budriese da ricordare: Franco Zagari – fotografo, fotoreporter, giornalista, collezionista. L’esposizione – allestita nella Sala Rosa in via Marconi e visitabile fino al 12 gennaio 2014 – è un sentito omaggio ad un grande uomo del nostro Comune.
L’Associazione Senza Confini, il Circolo Amici delle Arti, il Circolo Sandro Pertini e numerosi amici (tra cui gli ideatori dell’evento: Maurizio Montanari, Alberto Cocchi e Fernando Pazzaglia) hanno contribuito alla mostra. Luigi Orsini, compagno di molte avventure editoriali, ha aperto l’inaugurazione con un messaggio commosso e con un «mi manchi» rivolto all’amico Franco. La rassegna si snoda attraverso fotografie che testimoniano i molteplici volti di Zagari: alcuni scatti hanno per protagonista il budriese e lo ritraggono in vari episodi; altri ne ribadiscono l’amore per il collezionismo; altri ancora sono realizzati da Franco ed offrono splendidi esempi della sua attività di fotografo.
La notevole affluenza registrata sin dal primo giorno lascia ben sperare, perché soprattutto nel periodo che stiamo vivendo – troppo spesso dominato da un professionismo freddo e distaccato – è necessario che la storia di Franco Zagari (morto il 16 agosto 2012) venga ricordata con frequenza e in più ambiti. In particolare la Scuola dovrebbe parlare ai giovani di persone capaci di dare spazio alla propria vera inclinazione, non rinunciando ad un sogno in cambio di un quieto vivere, irraggiungibile se privo delle felicità profonda che può nascere soltanto dalla passione.
LE ORIGINI DELLA PASSIONE
Franco Zagari nasce a Budrio nel 1930. Il padre Luigi (stimato chirurgo) trasmette al figlio la due grandi passioni che lo accompagneranno per tutta la vita: la fotografia e le automobili. Conseguito il diploma di geometra, Franco inizia l’attività di rappresentante, che gli permette di muoversi sul territorio ritagliandosi qualche momento libero. Durante queste ore, non occupate dal lavoro, Zagari va a visitare le case automobilistiche senza dimenticare la macchina fotografica, già compagna fedele ed insostituibile. Il budriese instaura un ottimo rapporto con la Maserati e l’OSCA, diventando un frequentatore assiduo delle loro fabbriche. Trascorre poco tempo e si concretizza l’incontro – sognato e desiderato – con Enzo Ferrari. Zagari comincia dei veri pellegrinaggi nello stabilimento di Maranello e, grazie alla sua tenacia, si aggiudica un servizio fotografico esclusivo: Franco è infatti l’unico fotografo che si reca alla Ferrari per fare degli scatti alle auto da corsa di ritorno da una Temporada Argentina. Le foto del nostro concittadino vengono acquistate da ben tredici riviste specializzate ed anche Enzo Ferrari rimane colpito dalle sue capacità. Tra il leggendario Commendatore e il giovane Franco prende forma un’interazione caratterizzata da un’autentica stima reciproca che verrà resa immortale dalla frase di Ferrari: «Zagari assomiglia a un diamante: è facile guardare attraverso la pietra preziosa che però è molto dura». Nel 1963 la Lamborghini assegna a Zagari il ruolo di fotografo ufficiale free lance. In questo periodo prende corpo l’interesse per il collezionismo.
L’AVVENTURA CONTINUA
Ricevuta la notizia della morte dell’importante fotografo automobilistico Ferruccio Testi, Franco tenta di comprarne l’archivio. La richiesta, avanzata dall’erede, di una Giulia Alfa Romeo in cambio delle 8500 foto è troppo onerosa. Dopo alcuni anni, un’alluvione ricopre di fango la collezione Testi e Zagari coglie l’occasione per acquistare (ad una cifra accessibile) gli scatti, preservandoli da un destino che appariva ormai segnato.
Nel 1970 Luigi Orsini, dopo essersi innamorato di una fotografia realizzata da Franco, decide di rintracciarne l’autore. La passione anarchica e sconfinata lega indissolubilmente Orsini e Zagari, che insieme pubblicheranno delle opere fondamentali per la storia dell’automobilismo. Tra queste non si possono dimenticare: La Scuderia Ferrari 1929-1939 (del 1979), Maserati, una storia nella storia (2 volumi, 1980), OSCA, la rivincita dei Maserati (del 1989). Durante gli anni ’70, Zagari estende la propria attenzione anche alle auto d’epoca. In questo periodo il budriese lascia definitivamente il lavoro di rappresentante e può concentrarsi a pieno sulla fotografia. L’archivio continua ad arricchirsi, acquisendo una completezza storica straordinaria.
COLLABORAZIONI, RASSEGNE E MOSTRE
Franco collabora con numerose riviste – Auto Italiana, Revue Automobile, Motosprint, la Manovella, Ruote a raggi – e si impegna a fondo nell’organizzazione di mostre: Ettore Bugatti a Ferrara (1984), La Maserati e le corse (Modena, 1985), Zia Mille Miglia (Brescia, 1986), Enzo Ferrari, l’uomo il pilota (Lugo, 1988), Forlì per Enzo Ferrari (1998). Due splendidi libri interamente curati da Zagari aprono gli anni ’90: Tazio Nuvolari (1992), Bugatti la Gloire (1993). Il fotografo è promotore di frequenti rassegne a Budrio. Franco mette a disposizione gli scatti del suo archivio locale – composto dalle foto del padre e da quelle realizzate da lui nei vari decenni – offrendo così delle testimonianze di luoghi e personaggi della storia del nostro Comune.
Per Zagari, colpito dalla morte della moglie, la fine degli anni ’90 coincide con l’attenuazione della spasmodica ricerca di scatti. La collezione conta ormai 80000 fotografie e nel 1999 il budriese decide di ritirarsi e vendere il suo archivio a Max Spitzley. Franco continua l’attività di giornalista e storico dell’automobilismo: nel 2001 pubblica il libro Tre per una stella – Mercedes: lo stile, la produzione, le corse; nel 2003, insieme a Luigi Orsini, cura il volume Stanguellini – Piccole grandi auto da corsa e nello stesso anno si occupa del catalogo della mostra Bravo Nuvolari! (Mantova, 2003).
Leonardo Arrighi
GIORNI E ORARI DELLA MOSTRA
– Dal 29 dicembre 2013 al 12 gennaio 2014
– martedì, venerdì ore 16-19
– sabato e festivi ore 10,30-12 e 15-19
Grande da vivo e grande da morto!
Succede, nei paesi come Budrio, di avere “conoscenti”: persone che si salutano, spesso con reciproca simpatia….quasi sempre però, nessuno dei due conosce più di tanto della vita, dei desideri e dei sogni dell’altro..conoscenti, appunto.
Oggi, visitando la mostra dedicata a Franco, forse mi spiego l’empatia che accompagnava il nostro salutarci: una comune passione per i motori.
Peccando di presunzione, potrei persino azzardare l’ipotesi che Franco conoscesse (il paese è piccolo, e la gente mormora) le mie assolutamente modeste imprese motociclistiche, accompagnate però da un’enorme passione, che ancora oggi coltivo caparbiamente……
Ed è in virtù di questo pensiero che poi ho concepito il mio saluto, sul registro: “mi sarebbe piaciuta una foto scattata da Te…Ciao, Franco”
Sono molto grato ai curatori ed organizzatori della mostra (soprattutto a Maurizio) per aver celebrato come merita un personaggio unico. Spero solo che questo evento sia il primo di una lunga serie.