“Le dichiarazioni del sindaco Pierini e del vicepresidente della Provincia Venturi stravolgono completamente il senso del procedimento”. Così il ministro ai beni culturali Massimo Bray ha risposto in Senato all’interrogazione del gruppo nazionale 5 Stelle, in merito alle frasi pronunciate dal Sindaco di Budrio (“pressanti richieste” nei confronti della soprintendenza) per sbloccare il vincolo posto sulla palazzina Marconi di Cento.
L’INTERROGAZIONE DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Lo scorso maggio la senatrice grillina Elisa Bulgarelli aveva presentato a Palazzo Madama una interrogazione a risposta scritta al Ministro Massimo Bray per capire se le “pressanti richieste” nei confronti della soprintendenza, ammesse dal Sindaco Giulio Pierini e da alcuni amministratori locali fossero ritenute accettabili e giustificabili. “Siamo rimasti davvero basiti – dice la senatrice – quando, con impunito candore, un comunicato della Provincia di Bologna recitava: Ha sortito i suoi effetti la pressante richiesta del sindaco di Budrio Giulio Pierini, del vicepresidente della Provincia Giacomo Venturi e dell’assessore regionale alla programmazione Territoriale Alfredo Peri verso la Direzione Regionale per i beni culturali e paesaggistici dell’Emilia-Romagna, affinché fosse superato il vincolo di tutela per interesse culturale del complesso ex centro trasmittenti ad onde medie di Budrio“.
BRAY: “SI INSINUA CHE L’ESITO SIA STATO CONDIZIONATO DA UNA PRESSANTE RICHIESTA”. CARLOTTI: “BRAMOSIA E CUPIDIGIA”
La risposta del ministro è arrivata nei giorni scorsi. In essa si legge: “Nel comunicato della Provincia si insinua che l’esito del procedimento di verifica ai sensi dell’art. 12 del codice sia stato condizionato da una “pressante richiesta” da parte di alcuni amministratori locali. Nel comunicato […] si riportano dichiarazioni del sindaco di Budrio, Pierini, e dei vicepresidente della Provincia, Venturi, che stravolgono completamente il senso dei procedimento ex art. 12, interpretandone l’esito come conferma della “bontà dell’attività svolta dagli enti pubblici coinvolti”“.
Il Movimento 5 Stelle di Budrio ha commentato la notizia pubblicando un vecchio post del consigliere grillino Gabriele Carlotti, che così recitava: “Sarebbe bastato un banalissimo annuncio, ma la bramosia di far vedere che è merito loro, la cupidigia di dire al mondo che sono loro i più forti li ha accecati, ed hanno scritto un testo non rendendosi conto che dichiarano che qualche Ente pubblico (comune, provincia e regione) ha pressato un altro ente pubblico (la direzione regionale dei beni culturali)non per avere un parere disinteressato, bensì un parere che permettesse di abbattere l’edificio”.
BRAY CONFERMA IL MANCATO RICONOSCIMENTO DI CULTURALITA’ DELLA PALAZZINA MARCONI
La risposta all’interrogazione ripercorre anche le tappe dell’affair APEA di Cento. In particolare il ministro Bray conferma che “la Direzione generale ha condiviso pienamente le ragioni per il mancato riconoscimento di culturalità, sotto il profilo storico-artistico, dell’edificio”. Inoltre, sottolinea l’importanza dell’incontro del 25 febbraio 2013, svoltosi a Roma. “In tale sede – si legge – sono state puntualmente espresse dai competenti organi territoriali tutte le motivazioni a sostegno del mancato riconoscimento di culturalità, sotto il profilo storico-artistico, dell’edificio, e, precisamente: le rilevanti trasformazioni subite nel tempo dall’edificio (forse in seguito a possibili danni bellici) anche in merito ad alcuni importanti dettagli decorativi (in primis, il portale di accesso) con non poche modifiche planimetriche, l’aggiunta di un nuovo corpo di fabbrica sul lato nord, operato verosimilmente nel 1951, ed in seguito, nel 1963, con opere di manutenzione interna comportanti, tra l’altro, la sostituzione di alcuni pavimenti originari in piastrelle esagonali in ceramica ed il rifacimento delle finiture della scala principale; la perdita di tutte le attrezzature, i trasmettitori e le installazioni im- piantistiche risalenti all’epoca di realizzazione dell’edificio (1935-1936) che ne connotavano la peculiare destinazione d’uso come centro trasmittente ad onde medie; l’insussistenza di prove dell’effettivo coinvolgimento di Marconi nell’ideazione del centro, sulla base della documentazione sin qui rinvenuta; la prossimità di una rilevante ed estesa zona industriale, che ha ormai modificato irrimediabilmente anche l’originario contesto ambientale circostante il complesso”.
E’ UNA VERGOGNA CHE TROVA RADICI E GIUSTIFICAZIONI SOLO NELL’IGNORANZA (IGNORARE: NON CONOSCERE) DELLA STORIA DELLA STAZIONE RADIO ULTIMA OPERA DEL GRANDE MARCONI CHE ORA SI GIRA NELLA FOSSA.
Di questo passo potremmo demolire anche il palazzo Comunale visto le grandi trasformazioni avvenute nei secoli: rifacimento della facciata, rifacimento dei pavimenti, installazioni degli impianti (che una volta non esistevano di certo: impianto elettrico, riscaldamento, impianto d’allarme, servizi igienici ecc.)ascensori, sostituzione dell’orologio della torre. Vogliamo continuare….?
Sorbolina, ecco il campione mondiale di mirror climbing. Prima eravate tutti a lamentarvi che l’abbattimento della palazzina sarebbe stata una enorme perdita storico-artistica.
Poi, dopo che qualcuno vi ha fatto notare che di artistico c’era ben poco in quella casupola, tutti a disquisire sul fatto che il valore storico di quell’edificio era enorme, ampiamente maggiore della bellezza esteriore, che non si poteva lasciar buttare giù un edificio con codesto enorme valore storico! Che sarebbe stato come i talebani che distruggevano le statue di Buddha ed altre amenità simili. Tutti eravate entusiasti alla notizia dell’inchiesta aperta per valutare o meno se c’erano state delle irregolarità.
Ora che l’inchiesta ha stabilito che, no, non ci sono state irregolarità e che la casetta sotto le antenne non aveva ormai nemmeno un valore storico essendo stata ristrutturata, ampliata e modificata tantissimo nel corso degli anni e che ormai da anni non c’era rimasto nemmeno uno dei vecchi macchinari che ne avrebbero potuto giustificare almeno un minimo valore storico, ecco, ora invece del silenzio, si deve insultare chi ha preso questa lunga e sofferta decisione.
A volte sarebbe stato meglio stare zitti sig. Pelloni…
Mah guardi sig.ra Elisa, ciò che era per parecchi quell’edificio è già stato ampiamente espresso al tempo. Ribadire servirebbe a ben poco. E questo indipendentemente da ciò che è scaturito tanto dalla bocca del sig. Bray o chiunque altro della più alta Istituzione delle galassie universali. Era un pezzo di Storia Italiana, per quanto di poco valore architettonico. E questo dice tutto a chi ha piacere di sentire anche solo “profumo” di Storia.
E come già scrissi, non ci sarebbe voluto chissà quale architetto per integrare nel nuovo impianto tanto agognato dalla Pierini & C. sia la palazzina che l’antenna: troppo particolari e caratterizzanti del posto, esageratamente particolari.
Mi dica sig.ra Elisa, se avesse l’orologio da panciotto di un suo bisnonno lo svenderebbe per comprarsi uno Swatch di plastica? Perchè questo è stato fatto…
Sig. Garbuio, se leggesse l’articolo sopra citato, vedrebbe che oltre al valore architettonico pari a ZERO, alla casina sotto le antenne è stato attribuito un mancato riconoscimento di culturalità, che significa che, per tutti i motivi citati sopra, quell’edificio NON ha valore culturale. Se poi Lei continua a non voler leggere ogni cosa che va contro alle sue idee, beh, mi spiace per Lei.
Se io avessi l’orologio da panciotto di mio nonno e tale orologio avesse il vetro rotto, la corona arrugginita, la cassa cambiata, le lancette diverse dalle originali, il quadrante moderno e fosse pure privo degli ingranaggi interni, beh si, probabilmente lo cambierei con uno moderno perché quell’orologio avrebbe zero valore. Perché QUESTO è stato fatto…
Vede sig. ra da Elisa? Per me che vivo a Budrio da quando avevo sei mesi e che mia madre è budriese docg e mia nonna lo era pure, quella casupola e quei due tralicci che per lei ed altri non significavano niente; per me, che vedevo tutto questo da fuori, per cui non sapevo cosa c’era dentro o come erano fatti i pavimenti, perché l’accesso era vietato, quella casupola e quei tralicci, avevano un valore affettivo.
Questo è ciò che manca ad alcuni budriesi, nati dopo di me, o non nati, ma venuti ad abitare qui da altri luoghi: l’affetto per un edificio che faceva parte dei nostri ricordi e che è stato demolito per far posto a cosa? Ad un misero parcheggio di un centro commerciale di cui non si vede ancora il cantiere.
Ma evidentemente, a qualcuno, non gli frega un cavolo dei nostri ricordi. Forse per loro, Budrio è solo un paese come tanti altri.
Signor Nicola, io non vengo da fuori, a Budrio ci sono nata, a Budrio ho vissuto, mi sono sposata e vivo tutt’ora. E sono passata davanti a quella casupola e a quelle antenne tutti i giorni con la corriera che mi portava a scuola a Bologna durante gli anni delle superiori. Ciò nonostante quell’edificio non ha mai fatto parte dei miei affetti e dei miei ricordi e, se mi permette, degli affetti di ben poca gente a Budrio dal momento che, per 50 anni, nessuno ne ha mai parlato una volta.
Sensibilità diverse.
Io a Budrio ho iniziato a venirci nel Febbraio del 2000, e dalla seconda volta che ci sono venuto il vedere le antenne per me voleva dire: arrivato.
La “casupola” l’ho intravista più tardi e ho saputo poco più di un paio d’anni fa cos’era.
E certo, trovando l’ingresso perennemente sbarrato, difficile instaurare un qualche tipo di rapporto con quella struttura. Ma la sua importanza l’aveva.
Beh, io invece, per quanto non più originale e rattoppato, siccome era l’orologio del mio bisnonno che neanche avevo conosciuto, l’avrei tenuto gelosamente. Non siamo tutti uguali, non tutti abbiamo un “naso” che apprezza il “profumo” della Storia.
E’ evidente signora Elisa che lei non è di Budrio, che non le frega niente di Budrio e che consente a questi barbagianni di gestire in malissimo modo i tesori che ci hanno consegnato dal passato, preferendo un orrido centro commerciale l’ennesimo atto di cementificazione selvaggia che colpisce duramente il nostro prezioso territorio. e mi vengono a parlare di tutela dell’ambiente con la PAP!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Non ho mai dichiarato di essere favorevole al centro commerciale, opera che ritengo inutile e che danneggerà il commercio di Budrio.
Ho solo parlato della casupola sotto le antenne, e ritengo di poterlo fare, essendo nata a Budrio e vissuta sempre a Budrio.
E, nonostante sia contraria al centro commerciale, mi fa ridere questa vostra strenua difesa della casetta, diventata improvvisamente un opera d’arte alla stregua della Fontana Di Trevi quando per 50 anni nessuno l’ha mai degnata nemmeno di uno sguardo. E mi fa anche ridere perché, nonostante sia chiaro l’uso politico di questa difesa, c’è gente che deve continuare a difenderla nonostante sia stato chiarito il suo valore storico-artistico pari a zero…
Sig.ra Elisa si calmi un attimo e ragioni con serenità.
La descrizione dell’ipotetico orologio da panciotto di Suo nonno con vetro rotto ecc. è paragonabile al palazzo Comunale di oggi che di originale non ha nulla, ma è un pezzo della nostra storia e va comunque gelosamente conservato. Ciò valeva anche per la palazzina Marconi.
P.s. Io possiedo un orologio di mia nonna, rotto e malmesso, ma lo conservo come ricordo della nonna.
Sig. Stefano, il suo discorso potrebbe anche essere condivisibile, se non per il fatto che la palazzina sotto le antenne era vuota da 20 anni e inutilizzata da 30.
Il palazzo comunale è stato usato per tutti i giorni della sua storia.
P.S. – in questo caso l’orologio non sarebbe nemmeno il suo, sarebbe del nonno di qualcun altro, sarebbe rotto, malmesso e non avrebbe nemmeno la certezza che sia antico…
Mi chiedo come possano degli amministratori pubblici vantarsi di pressioni su una decisione che doveva essere autonoma di un altro Ente , è chiaro che il ministro e ente neghino le pressioni che la sovraintendenza ha ricevuto , ma a questo ci può credere solo chi ci vuole credere.
Questo è il concetto di democrazia e di stile democratico che il Sindaco di Budrio e gli altri Amministratori provinciale e oltre hanno .
Appunto, diversa sensibilità e modo di pensare.
Esporre qui il perché ero e sono affezionato a quella casupola o palazzina e a quei tralicci, oltre a quello comune riferito dal sig. Garbuio, c’è n’è uno molto personale, ma non interesserebbe nessuno e si andrebbe fuori tema.
Rida, Sig. ra Elisa, rida pure dei ricordi e delle opinioni di una comunità.
L’importante per lei, è la sua opinione. Che glie ne importa di quelle degli altri no?
Non si preoccupi Nicola, ho capito il senso del suo “comune”, ma per me non era poi così comune: erano viaggi da 400 km, due volte a settimana, verso la donna che poi è diventata mia moglie, verso la mia famiglia.