Camilla Partengo, la prima donna che prese la patente in Italia

5 febbraio, 2014

Sono passati poco più di quarant’anni dalla morte di Camilla Partengo, preside della Scuola Media di Budrio per molti anni. Nel corso della sua vita, Camilla ha condotto innumerevoli battaglie contro una società maschilista ed incapace di attribuire alle donne il rispetto dovuto.

La Partengo è stata una delle primissime a salire in sella ad una bicicletta e a prendere la patente per l’automobile (nel corso del Iº decennio del ‘900), dimostrando una innata vocazione all’anticonformismo, vissuta come una vera missione civilizzatrice.

I PRIMI ANNI
Camilla Partengo nasce a Firenze nel 1887, ma trascorre la prima parte della sua esistenza a Verona, la città natale dei genitori. Il padre, generale dell’esercito, e la madre, nobildonna appartenente alla famiglia Orsini, allevano Camilla in un ambiente austero e denso di sterili obblighi formali. La giovane mostra un forte spirito incline alla ribellione, che le causa ricorrenti contrasti con la famiglia. La condizione agiata in cui Camilla si trova la spinge a sviluppare un forte senso di responsabilità ed una incrollabile coerenza morale. Le donne, negli anni tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, sono ancora preda di una società, che le relega a ruoli marginali e privi di qualsiasi possibilità di una piena realizzazione. La Partengo sceglie di difendere strenuamente il proprio amore per lo studio e la cultura, offrendo così un esempio ad altre donne contemporanee. Camilla frequenta le Scuole Normali (oggi Magistrali), utilizzando spesso la bicicletta per arrivare all’istituto. In quel periodo è diffusa l’opinione che la bicicletta nuoccia alla salute delle donne e le conferisca un contegno ben poco femminile. Come in altre occasioni, la Partengo prosegue nella sua avventura e nel 1905 consegue il diploma di maestra.

LA Iª GUERRA MONDIALE
Ottenuto il titolo di studio necessario, Camilla Partengo inizia ad insegnare in una Scuola per Subnormali a Verona. La giovane maestra sente la necessità di mettersi alla prova e di sperimentare in prima persona tutte le difficoltà insite nel mestiere da lei prescelto. Il primo conflitto mondiale stravolge la vita di milioni di persone, molte famiglie piangono i loro caduti e Camilla non riesce a restare inattiva al cospetto di una catastrofe ignobile. La Partengo diventa crocerossina e porta il suo aiuto negli ospedali delle retrovie e nelle tende da campo. I numerosi feriti trovano grande conforto in questa ragazza gentile, sensibile e competente. Camilla forgia il suo spirito senza lasciare spazio alla disillusione, ma tentando in ogni modo di migliorare la condizione di chi la circonda.

L’ARRIVO A BOLOGNA E LA LAUREA IN FISICA
Al termine della Iª Guerra Mondiale, la Partengo manifesta la volontà di riprendere gli studi. I genitori non le celano la loro disapprovazione: a trentuno anni una donna dovrebbe pensare esclusivamente a formare una famiglia. Il rapporto con il padre e la madre giunge ad un punto di rottura, le quotidiane incomprensioni e le critiche spingono Camilla ad allontanarsi da Verona. La destinazione è Bologna, che grazie alla sua Università assicura un livello di istruzione molto alto. La Partengo si iscrive alla Facoltà di Fisica e, dopo anni di notevoli sacrifici, consegue la Laurea. Il relatore della tesi è il grande professore Augusto Righi, che comprende le qualità di Camilla e le propone di affiancarlo come assistente. Le conoscenze della neolaureata sono vaste e ben coadiuvate da una passione sconfinata.

Il ruolo di ricercatrice la appaga solo in parte, l’educazione del prossimo è il vero obiettivo. Ben provvista di carisma e pazienza, la giovane donna inizia – in completa solitudine – a dare corpo ad una rete di istituti di istruzione e cultura, che diverrà presto operativa.

L’INSEGNAMENTO COME MISSIONE
L’intento della Partengo è chiaro: fornire ai ragazzi la possibilità di proseguire gli studi post-elementari e superiori. Camilla comprende che, soprattutto nei piccoli centri, molti giovani sono privati in modo indiscriminato dell’occasione di arricchirsi culturalmente. Le Scuole Medie sono il crocevia fondamentale per permettere ai bambini, appena usciti dalle elementari, di crescere a poca distanza da casa ed affrontare le grandi città con alcuni anni di esperienza in più.
Nel 1932 la Partengo diviene preside della Schola Italica Lux et Ars – Sezione Quirico Filopanti di Budrio, succursale dell’Istituto di Bologna creato (in via Castiglione) dalla stessa Camilla, che instaura un rapporto affettuoso con Budrio. La Scuola Media del nostro Comune è un laboratorio sempre in evoluzione e animato da professori colti, preparati e con una spiccata inclinazione per l’insegnamento. Durante la IIª Guerra Mondiale l’attività della Scuola non viene sospesa: Camilla allestisce alcune stanze nella sua abitazione – Villa Giacomelli (alla Pieve) – e continua ad accogliere gli studenti.

DOPO LA IIª GUERRA MONDIALE: BUDRIO NEL CUORE
Al termine del conflitto, la Partengo sceglie di dedicarsi completamente a Budrio, alla Scuola e a tutti coloro che vogliano istruirsi. Camilla, spesso senza compenso, aiuta numerosi liceali, universitari e persone mature che hanno il desiderio di avere accesso alla cultura. La fisica, l’astronomia e la matematica continuano ad essere le materie più appassionanti, ma Camilla si distingue anche come sostenitrice dell’opera della Dante Alighieri (società che si pone come obiettivo la diffusione della nostra lingua e della nostra cultura nel mondo) e del Touring Club Italiano. Negli anni ’50 la Scuola Media “Quirico Filopanti” diviene Comunale Parificata, poi Statale e nel 1961 Scuola Media Unica.
La parte conclusiva della vita di Camilla è segnata dalla ristrettezza economica. A questo punto i suoi ex professori, ex allievi e la comunità di Budrio scelgono di autotassarsi per provvedere al ricovero della signora Partengo in una casa di riposo di Casalecchio. Attraverso questa nobile e doverosa azione la grande insegnante può trascorrere gli ultimi anni della sua esistenza, che termina nel 1970, in modo sereno e senza dover far pronte a nessun problema economico.

Foto: Archivio Montanari-Pazzaglia.

Ringrazio Malva Miccoli ed Ezio Venturoli.

Leonardo Arrighi

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7 Commenti


  1. certo,giusto ricordarla per le cose scritte sopra,ma dispiace che neanche un accenno si sia fatto sulla sua stretta amicizia con Arturo Reghini,personalità di altissimo livello(e completamente dimenticata dal nostro comune e non solo…) che morì a Budrio nel 1946 e della cui morte la Partengo fu testimone …
    Ecco un passo tratto da una lettera datata 5/12/1946 con la quale Camilla Partengo ( cara amica di Reghini e direttrice della scuola privata “Quirico Filopanti” di Budrio fondata da Enrico Salvi) dava la notizia ad Amedeo Rocco Armentano (che Reghini considerava suo maestro) della morte di Reghini:

    “Egli ha sempre lavorato con tenacia inflessibile per portare a termine (e vi è riuscito) la sua geniale opera matematica, noncurando pericoli e disagi di guerra. Egli rimaneva per ore ed ore al suo tavolo di lavoro, impassibile anche quando le grosse formazioni aeree di bombardieri volteggiavano sulla nostra villa in cerca dell’obbiettivo bellico costituito da un ponte sul fiume Idice, a poca distanza da noi.”

  2. Maurizio Mazzanti

    Lucio ha ragione. La figura di Arturo Reghini è caduta nell’oblio e non si rende la giusta testimonianza a un personaggio illustre della cultura italiana, che ha vissuto a Budrio gli ultimi anni della sua vita e vi è sepolto. Arturo Reghini fu un grande matematico, filosofo e esoterista. Isolato dalla cultura fascista venne accolto da Camilla Partengo, di cui divenne compagno, nel 1938 e vi rimase fino alla morte nel 1946. Ancora oggi è in vita qualcuno che ne fu studente di matematica nella Villa Giacomelli, negli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. Lo ricordano come un gigante mite (Reghini era alto quasi due metri) che insegnava con troppa velocità i teoremi della matematica alla lavagna. Immaginate lo spreco intellettuale per un matematico di fama internazionale nel dover insegnare a ragazzi di paese la matematica elementare, lui che aveva trovato, ad esempio, il modo per risolvere con un metodo semplice l’equazione generale indeterminata di secondo grado con due incognite. Ma lo fece sempre con grande dignità e umiltà. Così come fu un grande filosofo pitagorico, i cui lavori sui numeri sacri, nella ristretta cerchia di appassionati, rimangono una pietra miliare. Tutto dimenticato a Budrio, dove rimane solo una tomba con una lapide, piccolo capolavoro di simbologia pitagorica, a ricordare uno dei più grandi iniziati che l’Italia abbia avuto.

    • Mi aggancio a questo commento.
      Per curiosità, dove si trova di preciso la tomba di Arturo Reghini? Sono stato di recente a Budrio proprio con l’intenzione di vederla, ma ho percorso i 3 campi (sia a destra che a sinistra) del cimitero di Budrio e non l’ho trovata. Purtroppo non ho trovato neanche un dipendente del cimitero che potesse aiutarmi.

      • Non l’ha trovata perché la tomba di Reghini non si trova al cimitero di Budrio ma a quello della Pieve, a poca distanza da Villa Giacomelli, dove egli morì.
        Il cimitero è molto piccolo, troverà la piccola lapide nel primo campo, sulla sinistra a ridosso dell’accesso al secondo.

      • Giovanni Gamberini

        Gentile sig, Alessandro, sono perfettamente in grado di accompagnarla, se Lei crede, sulla tomba del sig, Arturo Reghini. Per qualsiasi informazione ulteriore le allego il mio numero telefonico.

        Saluti.

        P.S. La posso rassicurare formendole queste precisazioni: la professoressa Camilla Partengo è stata mia insegnante di matematica alle scuole medie di Budrio negli anni 1961 e 1962. Dal 1974 al 2006 ho lavorato presso l’anagrafe del Comune di Budrio. Ora sono in pensione dal 2006.

        Di nuovo. Giovanni Gamberini

  3. Grazie Mazzanti,le sue parole rendono in piccola parte, ma in maniera significativa, onore a Reghini,e giustamente disonore a chi lo ha dimenticato

  4. M.TERESA partengo

    Ricordo la prozia Camilla,sorella del nonno Giuseppe Partengo,morto troppo presto.m.teresa Partengo.Verona
    Entrambi sono stati,diversi uno dall’altro ,personaggi di grande spicco

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