L’unita’ mobile mammografica fa tappa a Budrio. L’importanza dello screening per le donne

14 febbraio, 2014

Dal luglio 2007 la prevenzione contro il tumore al seno arriva al cuore dei cittadini, grazie alle tappe effettuate in diversi comuni della provincia di Bologna dall’unità mobile mammografica. Dal 3 febbraio il mezzo è arrivato a Budrio, attrezzato con un mammografo digitale di ultima generazione per fornire un servizio capillare – a seguito di quanto previsto con la nuova normativa dal 1 gennaio 2010 – anche agli utenti di paesi che non dispongono di una sede mammografica nelle immediate vicinanze, come il nostro Comune.

L’unità mobile mammografica è assolutamente autonoma e non necessita di sostegno da strutture sanitarie esterne. Le pazienti fra i 45 e i 74 anni, che desiderano effettuare una visita di prevenzione, posso liberamente accedere al servizio dal lunedi al venerdi tra le 8 e le 15.30 fino al 28 di febbraio, in Piazza Matteotti: l’indagine mammografica è effettuata da un tecnico radiologo, e successivamente valutata da un medico della senologia dell’ospedale Bellaria-Maggiore.

Dal 2010 si è allargata la fascia delle persone a cui il servizio è indirizzato: tutte le donne in età utile vengono invitate allo screening con lettera a domicilio indicante luogo, giorno e ora in cui presentarsi per eseguire la mammografia, completamente gratuita e priva della necessità di una impegnativa del medico. Se l’esito della mammografia darà risultato negativo (nella norma) il referto arriverà per posta al domicilio e il richiamo avverrà dopo uno o due anni, in caso contrario e in caso di illeggibilità del referto ogni donna sarà richiamata telefonicamente dal personale competente per ripeterla o eseguire ulteriori accertamenti.

L’incremento dell’azione in fase preventiva ha coinvolto circa 6.135 donne: la diagnosi tempestiva di tumori, il 45% dei quali inferiori a 1 cm, ha costituito l’obiettivo fondamentale del programma. Scoprire il problema con largo anticipo, quando il tumore ha piccole dimensioni, permette di curarlo con elevata capacità di sradicarlo completamente nell’arco di 10 anni nel 90% dei casi. Con lo screening mammografico integrato è aumentata inoltre la percentuale di trattamenti conservativi, che non richiedono l’asportazione totale o di parti consistenti della mammella dal 68% all’82 %.

Petra Crociati

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