A 110 anni dalla nascita è doveroso ricordare Aleardo Donati, atleta formidabile ed ispiratore della nascita della Società Atletica Pesante (SAP) di Budrio. Il lottatore bolognese è stato per oltre vent’anni ai vertici nazionali, come testimoniano i 19 titoli conseguiti tra il 1922 e il 1942. La carriera di Donati è contraddistinta dalla partecipazione a quattro olimpiadi, otto campionati europei e da trentuno convocazioni nella squadra italiana di lotta greco-romana. Aleardo è uno splendido esempio di sportivo capace di far convivere impareggiabili qualità atletiche e solidi principi morali: l’integrità, l’etica e la passione coltivate costantemente permettono di confrontarsi con un’esistenza esemplare e di comprendere che lo sport può rivestire un insostituibile ruolo educativo.
L’INIZIO DELL’ATTIVITÀ SPORTIVA
Aleardo Donati nasce a Bentivoglio l’8 marzo 1904. Dopo pochi anni di vita, il futuro campione si trasferisce con la famiglia a Bologna. Conclusa la scuola, Aleardo inizia a lavorare nel podere di proprietà del padre presso Santa Viola (Bologna). Il ragazzino dimostra immediatamente una notevole forza fisica ben coadiuvata da una ferrea disciplina. Il lavoro nei campi è per Donati un impegno serio e stimolante: trascorrere molte ore a contatto con la natura e faticare sotto al sole sono dei veri privilegi. Lo sforzo fisico permette al giovane di manifestare la grande tenacia che lo contraddistingue. All’età di sedici anni, insieme al fratello, si iscrive alla società sportiva Sempre Avanti (collocata a Porta Saragozza, Bologna) ed inizia a praticare la lotta greco-romana, cogliendo nel 1922 il primo titolo di campione italiano accompagnato dall’esordio in maglia azzurra. Nel 1923 e nel 1924 si ripropone ai massimi livelli nazionali, conquistando altri due titoli. In particolare desta grande scalpore la vittoria di Aleardo (peso massimo di 90 kg) contro l’esperto Isetta (peso massimo di oltre 130 kg). La sfida si svolge nel 1924 al teatro Verdi di Bologna: Donati, dopo una fase interlocutoria, riesce a schienare l’avversario. La caduta del mastodontico Isetta sulle plance del teatro provoca una vibrazione tale da suscitare un diffuso timore per la stabilità dell’edificio stesso. Il lottatore nato a Bentivoglio dimostra tutto il suo talento e riceve un premio atteso ed emozionante.
LE PRIME ESPERIENZE OLIMPICHE
Nel 1924, fresco del successo tricolore, Aleardo viene convocato in nazionale e scelto per le Olimpiadi di Parigi. L’atleta emiliano appare incredulo ed orgoglioso: prendere parte alla competizione a cinque cerchi è un sogno che tutti gli sportivi nutrono, ma soltanto a pochissimi capita di poterlo realizzare. Donati disputa una buona olimpiade, anche se l’inesperienza non gli consente di andare oltre il 13º posto finale.
Nel 1925 si riconferma campione italiano ed ottiene un prestigioso quinto posto ai campionati europei di Milano. Aleardo continua a dedicarsi alla lotta greco-romana con una abnegazione quasi monacale. L’attività sportiva, praticata come dilettante, è affiancata dal lavoro prima nei campi e poi come facchino alla manifattura tabacchi. Negli allenamenti, sostenuti cinque volte alla settimana, il campione bolognese dà il meglio di sé: ogni sessione è buona per mettersi alla prova e tentare di accrescere le proprie capacità. L’etica e l’onestà rappresentano i due capisaldi dell’intera esistenza di Aleardo, che al di fuori della pedana è timido e riservato mentre durante i combattimenti dimostra una grinta smisurata.
I titoli nazionali si moltiplicano e nel 1928 diventano sette consecutivi. Nello stesso anno Donati prende parte alle Olimpiadi di Amsterdam: il lottatore italiano fa valere la sua esperienza e giunge fino ai quarti di finale, centrando il 7º posto.
LA MATURITÀ AGONISTICA
Al ritorno dalla città olandese, Aleardo decide di trasferirsi a Vigorso dove resterà fino al 1939. In questi anni inizia a consolidarsi il rapporto con Budrio, in cui fisserà la propria residenza il fratello. Gli allori italiani arrivano a quota dieci (dal 1922 al 1931, anno in cui ottiene anche un sesto posto ai campionati europei di Praga) e nel 1932 giunge la terza convocazione alle Olimpiadi, questa volta organizzate a Los Angeles. Il torneo riserva una forte delusione ad Aleardo, che viene eliminato durante le prime fasi. Nella città americana un regista nota il lottatore emiliano e gli propone di dedicarsi alla carriera cinematografica; sempre in quei giorni, un imprenditore gli chiede di restare in America per praticare la lotta libera. Le offerte economiche sono molto allettanti, ma lo sportivo residente a Vigorso sceglie di tornare a casa, preferendo le proprie passioni ai riflettori d’oltreoceano.
Dal 1933 al 1935 Aleardo si riconferma campione nazionale, impreziosendo il suo palmarès con un quinto posto agli europei di Roma del 1934. Nel 1936 Donati partecipa alle Olimpiadi di Berlino: per l’atleta emiliano si tratta della quarta presenza nella rassegna a cinque cerchi. La competizione inizia nel migliore dei modi, Aleardo – nel pieno della maturità sportiva – sembra sicuro di sé e pronto ad arrivare sino al podio. Purtroppo nel confronto dei quarti di finale con il tedesco Kurt Hornfischer si verificano alcuni clamorosi errori arbitrali: ben due schienate valide non vengono assegnate al campione italiano, mentre alla prima (schienata di passaggio) ottenuta dall’atleta di casa l’incontro è considerato concluso. La rabbia di Donati è incontenibile, il lottatore si avvicina alla giuria, ribaltando il tavolo ed inveendo. La Federazione Italiana gli assegna una pena pari a due anni di squalifica, ma pochi giorni dopo la sanzione è condonata. Il 6º posto finale rappresenta il miglior risultato alle Olimpiadi (unica rassegna mondiale in quel periodo) anche se è indubbio che Aleardo avrebbe meritato di provare la soddisfazione di una medaglia.
DOPO IL RITIRO
Nel 1939 l’atleta bolognese lascia Vigorso e si trasferisce a Granarolo dell’Emilia. Nel 1942 coglie il suo 19º ed ultimo titolo italiano. Negli anni successivi alla IIª Guerra Mondiale, Donati diviene l’ispiratore della nascita della Società Atletica Pesante (SAP) di Budrio. Nel 1952 Aleardo si ritira definitivamente dopo oltre trent’anni di attività agonistica.
Per il campione la priorità è subito quella di porre la sua esperienza al servizio dei giovani. Spinto anche dall’affetto per il nipote Orazio, intraprende la carriera di allenatore della squadra di lotta greco-romana di Budrio, contribuendo agli splendidi successi in particolare degli anni ’50 e ’60. L’altruismo porta Donati ad impegnarsi anche come consigliere comunale a Granarolo. Sempre pronto ad aiutare gli altri, Aleardo è però colpito da gravi problemi di vista, che lo condurranno alla cecità, impedendogli di proseguire il suo ruolo a bordo pedana.
Il 29 dicembre 1990 il grande lottatore muore. Soltanto nel 2008 il suo nome torna a risuonare grazie all’intitolazione di una rotonda a Bologna e di una piscina a Granarolo. A distanza di ventiquattro anni dalla morte, non possiamo permetterci di dimenticare un sportivo ricco di valori e fondamentale per l’evoluzione dello sport nel nostro Comune.
Ringrazio Orazio Donati, Fernando Pazzaglia ed Ezio Venturoli.
Leonardo Arrighi
queste “finestre” storiche sono stupende!!!
Grazie