di Sonia Serra
Nei giorni scorsi si è tenuta la Commissione conoscitiva avente per oggetto l’associazione di volontariato AUSER alla presenza del Presidente Sig. Cavallari e del Direttore Sig. Pasquali. Auser è una associazione di volontariato e di promozione sociale i cui volontari sono impegnati quotidianamente sul territorio in reti di relazione, solidarietà e partecipazione; donano il proprio tempo per il bene comune, per generare buone prassi, solidarietà e promozione dei diritti sociali fruibili da tutti.
In base a specifiche normative, gli Enti Locali possono stipulare convenzioni con Associazioni come Auser ed il Comune di Budrio ne ha sottoscritte varie dal 2000 in poi.
Le attività individuate da tali convenzioni riguardano i Servizi sociali, scolastici,culturali, ambientali, di supporto alla gestione documentale.
Un bene prezioso per la comunità.
Evidentemente però tanta “bontà” deve necessariamente nascondere qualcosa di poco chiaro. Hmmm, qui gatta ci cova!
Ed è così che un bel giorno d’estate, vagando per le campagne budriesi, due funzionari/ie dell’Ispettorato del Lavoro si imbattono, guarda caso, del tutto “casualmente”in una cooperativa sociale ed incontrano una volontaria Auser. “Cosa fa lei qui, signora?” , “Lavoro per l’Auser”.
Alla parola “lavoro” la reazione è immediata, fulmineamente scattano i controlli, i rimborsi spese (forfettariamente di circa 2,70€ l’ora per 2-3 ore al massimo) “non sono stati denunciati all’INPS!” ed ecco che nel febbraio 2014 viene notificato un verbale con una sanzione di 800.000€ e l’attività di volontariato è associata a “lavoro nero”.
Segue ricorso di Auser; a tutt’oggi la sanzione è scesa a 43.000€ circa ma Auser è decisa a non mollare perché ha da salvaguardare la propria dignità e quella dei suoi volontari e di “lavoro nero” non ne vuole neanche sentir parlare.
Questo,in sintesi, è ciò di cui si è parlato.
In qualità di presidente della Commissione, mi sono sentita di ringraziare da parte del mio gruppo il Presidente e il Direttore Auser per il loro intervento,ma soprattutto i volontari, persone fondamentali per tutti noi e la nostra comunità, persone senza le quali tante attività, dalla vigilanza sugli scuolabus al trasporto di anziani o disabili presso servizi sanitari non sarebbero possibili.
Siamo stati gli unici a farlo.
Sonia Serra
Consigliere PD
Dal profilo Facebook https://www.facebook.com/sonia.serra.186?fref=ts
Concordo: siete gli unici a farlo… strano! Giusto per riprendere Verdone.
Volevo segnalare un’anomalia nel testo di Sonia Serra: a circa metà articolo, la parola “casualmente” è stata messa tra virgolette.
Sono certo che Sonia Serra sappia (visto che era un’insegnante) che mettere quella parola tra virgolette in quel contesto abbia un valore fortemente ironico.
Ma chi ricopre il suo ruolo dovrebbe dire quello che sa, e non tirare il sasso e poi nascondere la mano dietro a delle virgolette, soprattutto se si sottolinea (dopo qualche frase) di essere la presidente di commissione, e quindi di avere un ruolo istituzionale importante.
Viene poi fatta una celebrazione al volontariato, assolutamente condivisibile da chiunque. Bisogna però mettersi d’accordo sul concetto di volontariato, perché io lo attribuisco a chi investe ore della sua vita al servizio degli altri e lo fa in maniera GRATUITA, come capita in tante splendide associazioni, e non a chi si fa pagare (pardon: si fa rimborsare le spese) per aiutare gli altri.
Vorrei ricordare che avere un compenso economico (seppur basso) in base alle ore impiegate in una determinata attività, è l’esatta spiegazione della parola LAVORO e non della parola VOLONTARIATO.
Gent.mo Consigliere Carlotti
Premetto che sono dell’avviso che i dibattiti, quando ce ne è l’occasione, trovino la loro sede naturale nei luoghi preposti, in questo caso, la Commissione. Mi dispiace che Lei non abbia potuto partecipare a quella del 10 Giugno perché sicuramente avrebbe esposto le Sue opinioni relative al volontariato in quella sede. Non so se sono le Sue opinioni personali o se corrispondano a quelle del Suo gruppo, sta di fatto che nessuna osservazione del genere da Lei espressa è emersa durante la discussione.
Forse, se avesse potuto partecipare, non si sarebbe espresso come ha fatto perché avrebbe ascoltato le esposizioni del Presidente Cavallari e del Direttore Pasquali e forse avrebbe appreso quale è il “lavoro” dei volontari Auser e cosa significa “rimborso”. Se può interessare, rimando a questo link
http://www.volabo.it/pagina.php?id=347 in cui compare l’intervento del Presidente alla Tavola rotonda del 10 Novembre 2010 di cui riporto una parte:
“Alcuni accusano Auser di far questo rimborso. Noi crediamo che sia per avere il diritto di fare il volontario. Anche se una persona è povera, abbia il diritto ad avere un rimborso: almeno ha pagato l’autobus, almeno ha pagato quelle spese vive che affronta perché altrimenti c’è un grosso problema. Il volontariato può essere fatto solo da una parte della nostra popolazione, dalla parte di elitè della nostra popolazione. Al povero, e noi ne abbiamo tanti, il pensionato al minimo, se gli si chiede di uscire, prendere l’autobus e recarsi a fare la giornata di volontariato, almeno quel rimborso dev’essere dato. E quindi, credo sia una cosa giusta, pensarla, e utilizzare tutti gli strumenti perché venga riconosciuta questa possibilità di farlo. Noi lo facciamo, chiediamo i biglietti, chiediamo gli scontrini, abbiamo un mare di scontrini per rimborsare queste cose. Due volontari che giornalmente stanno là, a smistare gli scontrini, credo che però ci sia la necessità di fare qualcos’altro. Perché allora si comprava con le 5.000 lire – me l’han fatto presente in tanti i nostri volontari – un caffè, che costava 800 lire, un biglietto dell’autobus, 500 lire, non è più così. È rimasto un po’ indietro questo nostro rimborso, però è quello che abbiamo sempre pensato, che fosse corretto farlo.
E credo che questa sia una cosa da sostenere. Il volontario, se vogliamo che sia libero accesso a tutti il volontariato, quel minimo, in particolar modo alle persone più deboli, più poveri di questa società, ai pensionati. O andiamo in questa strada, o rischiamo realmente di isolarli di non farli partecipare a questa importante attività. “
Noi condividiamo tale visione come pure quella del professor Zamagni il quale non mette l’accento sulla gratuità e sostiene che la specificità di un’organizzazione di volontariato sta nella costruzione di relazioni tra le persone. E’ questo secondo l’economista che differenzia l’azione autenticamente volontaria dalla beneficenza o dalla filantropia.
Cito ancora il professor Zamagni e rimando al link
http://urly.it/2k20
“I volontari Auser sono in buona fede, la politica si scusi”
E ancora, a proposito della sanzione, (Repubblica Bologna 28 Marzo 2014)
«QUESTO epilogo è aberrante perché le persone coinvolte sono volontari nella sostanza e inoltre i cittadini soffrirebbero perché non avrebbero più importanti risorse a disposizione».
Il professor Stefano Zamagni, nominato da Papa Francesco membro della Pontificia accademia delle scienze, ha dedicato una vita di studi al cosiddetto “terzo settore”, e ha assistito a molti casi come quello della “maxi multa” all’Auser di Budrio.
Quanto al presidente della Commissione, penso che sia suo diritto esprimere le proprie opinioni come del resto fa regolarmente nei luoghi istituzionali.
Il bello del web è che si può essere sempre in commissione. O mai. O quando hai tempo. Non devi tenerti aggiornato per sapere quando ve n’è una che t’interessa perchè apri e te la trovi li, puoi partecipare con quello che c’è nella tua zucchetta e assorbire cose interessanti e buone dalle teste degli altri. Insomma, non c’è élite! Ma a voi del PD fare élite piace un sacco. Ed allora meglio i luoghi preposti.
Ho fatto una puntatina sulla Treccani e sembra che la lingua italiana comprenda sotto la voce “volontariato” anche la forma semigratuita. E confesso d’esserci rimasto con un palmo di naso. Di fatto il mondo che conosco io alla parola “volontariato” pensa al solo titolo gratuito così come sottolinea il sig. Carlotti.
Io ho fatto un paio d’anni in C.R.I. Qualche notte in bianco, qualche improperio da ubriachi che volevano esser soccorsi ma come dicevano loro e qualche sorriso o un semplicissimo grazie. Spesso nullla. Ma quando rientravo a casa ero pago, sempre e comunque.
Adesso, nulla in contrario a che si dia qualcosa che non rappresenta uno stipendio a coloro che si mettono a disposizione della comunità, ma definirlo ancora volontariato non mi sembra corretto. Anche perchè si parla di “paga” oraria, per quanto misera. Ecco, io penso che il piccolo riconoscimento ci possa stare, ma che vada inquadrato in formula diversa dal volontariato. Il rimborso spese ritengo ci stia sempre ma non deve essere un sotterfugio per altro.
E non credo ci sia nessuno che veda i volontari con l’occhio cattivo, anzi. Semmai è chi li gestisce che è nell’occhio del ciclone.
Gent.ma Consigliere Serra,
premetto che a differenza di quanto pensi tu, io credo che il luogo ideale per il confronto sia ovunque e con qualunque mezzo, non solo in commissione.
Sono d’accordo con quanto scrivi, ovvero che ognuno abbia il diritto di esprimere le proprie opinioni: ebbene, esprimile, non nasconderti dietro ad un “casualmente” e scrivi quello che pensi davvero, altrimenti qualche malizioso potrebbe pensare che stai facendo solo illazioni da bar.
Venendo al tema dei rimborsi, non so se tu conosci qualcuno, ma io ne conosco tantissimi che fanno volontariato in tanti settori: conosco catechisti, persone che dedicano qualche ora per andare a trovare gli anziani nelle case di riposo, persone che prestano servizio alla Caritas o al banco alimentare, persone che si passano il pomeriggio a friggere crescentine per le sagre paesane per l’Avis, ecc…
Nessuno di loro ha mai chiesto o avuto un solo euro di “rimborso”, né della benzina, né dell’uso del cellulare, né se ha preso un caffè in servizio. Eppure loro non mi sembrano parte di un’ “elite”.
Queste persone fanno del VERO VOLONTARIATO, queste sono le persone grazie alle quali l’Italia sta ancora in piedi.
Nessuno ha mai detto che non si debba rimborsare un volontario Auser se ha avuto delle spese, se per esempio ha dovuto comprare un oggetto per il servizio svolto. Ma un conto è essere rimborsato per un acquisto, un conto è sapere che per ogni ora fatta si prendono dei soldi in base ad una tariffa concordata a monte.
So bene che la legge lo consente, ma ritengo che il Volontariato sia altro.
Ben detto!
Io avevo chiesto tempo fa di poter entrare all’Auser di Budrio come volontario, essendo quasi disoccupato ho abbastanza tempo a disposizione. Mi risposero che da loro si prendevano 2.70 euro all’ora, ma che però essendoci molta richiesta era difficile essere chiamati a lavorare. Questi sono esattamente i termini che mi sono stati rivolti, quindi non è una novità che l’Auser paga un tot all’ora.
Successivamente, ho trovato una nuova associazione budriese di volontariato e promozione sociale. Beh, sono attivo da aprile e non ho ancora visto un solo centesimo, neanche per il caffè preso al bar. Gli unici soldi che vediamo, sono quelli che ci consegnano alla fine della prestazione da chi si serve dell’associazione, noi rilasciamo la regolare fattura, mettiamo i soldi nella busta e li lasciamo in sede. Nelle nostre tasche, ribadisco, non entra neppure un centesimo. Perchè tutto questo? Semplice, è VOLONTARIATO.
Buongiorno, io sono la coordinatrice dell’AUSER di Medicina e vorrei esprimere la mia opinione. Fondamentalmente trovo che ci sia un’enorme distanza tra chi gestisce l’AUSER lassù in alto, e chi lo vive quaggiù in basso. C’è una battaglia (più o meno condivisibile) per il riconoscimento del ruolo del volontario a tutti i livelli, quindi anche economico: purtroppo la legge che regola l’attività di volontariato è molto vecchia, molto distante da quella che è la realtà attuale: non chiarisce che le varie associazioni di volontariato coprono ruoli che le istituzioni non riescono più a coprire (i musei di Bo resterebbero chiusi senza i volontari AUSER) per mancanza di fondi. Ma dietro a questo a me pare che alcune amministrazioni se ne approfittino, per così dire. Nella realtà di Medicina chi serve i pasti a scuola fa parte di una cooperativa il cui costo ricade almeno in parte sulle famiglie, e così per le attività di pre e di post: so che in alcuni comuni AUSER si fa carico di questo, e a me sembra un modo di “rubare lavoro” che quindi non mi trova d’accordo. Se da me viene qualcuno che chiede di fare volontariato per guadagnare, io dico che non offro lavoro a nessuno: ho anche alcuni volontari che non vogliono nessun rimborso e sono stati richiamati all’ordine dall’alto per questo. Putroppo ognuno vede il volontariato un po’ a modo suo e questo non aiuta, soprattutto quando si corre un po’ troppo sul filo di quello che la legge permette, si corre il rischio di avere brutte sorprese. Cordialmente
Lucia Orsini
Ecco.. testimonianza preziosa. Grazie.
Fa impressione l’ “alto” che richiama all’ “ordine” il volontario che non vuole nulla… si, impressionante proprio. DIrei che c’è proprio qualcosa che non va.