Dove comincia un paese?

19 dicembre, 2011

Arrivando a Budrio

Ci sono diversi modi per entrare in un paese arrivando da fuori, magari dalla città.
Strade diverse, che da lontano o da vicino attraversano dei territori, delle campagne, degli agglomerati urbani o industriali. Poi all’improvviso una rotonda, un semaforo, uno svincolo, o per chi arriva in treno l’approssimarsi di una piccola stazione, avvisano anche il viaggiatore più distratto che si sta entrando in una dimensione diversa.
Un segnale, una specie di sospensione tra il non luogo del tragitto e la meta finale, un breve istante dove non sei più in viaggio ma non sei ancora arrivato, un passaggio in cui ci si prepara a fermarsi mentre la mente è ancora in movimento.
E’ così arrivare anche a Budrio. Deve esserlo stato nel passato, lo è nel presente e lo sarà sempre nel futuro.

Immagino il viaggiatore di un tempo, quando magari la Via Zenzalino non era ancora stata tracciata con la riga dal Trebbo alle porte del paese, arrivare a piedi o a cavallo sudato e impolverato in una giornata di calura estiva dalla strada di Fiesso.
O più recentemente percorrere a una discreta velocità la diritta strada della Zenzalino, quando ancora dovevi necessariamente attraversare Cento e lasciarti di lato le antenne della RAI (qualcuno si ricorda che erano due e che fino a pochi anni fa regalavano un pessimo disturbo a molte linee telefoniche dell’intero paese?).
E ancora oggi, grazie a quel poco intelligente svincolo prima di Cento, si può raggiungere a una bella velocità anche l’ingresso est del paese, magari per evitare il noncurante passaggio a livello, ultimo diaframma prima di entrare nell’agglomerato urbano.
E pure domani, si arriverà in paese sempre più velocemente, muniti di telepass, dall’uscita di Budrio del futuro passante nord e salutando sempre di lato non più l’antenna Rai ma un vistoso centro commerciale.
Ma una cosa mi sono sempre chiesto arrivando anch’io a da fuori: dove comincia il paese, cosa ti indica che sei già entrato e che ti puoi sentire a Budrio, di Budrio, a casa per chi ci vive, ospite per chi è di passaggio?
Tante cose ti può dire l’ingresso di un paese, sul suo carattere, la sua storia, il suo modo di essere amministrato.
Anche Budrio non sfugge a questa regola e volendo considerare solo il suo ingresso principale, quello che arriva dalla San Vitale, ti accorgi subito che il primo segnale di benvenuto è un ostacolo da superare, una piccola barriera che ti separa dalla tua meta: un passaggio a livello nei pressi di una stazione ferroviaria, metafora materiale straordinaria di tutta l’idea del viaggio, dell’arrivo, della partenza.
Quel passaggio a livello è li a dirti che a Budrio non ci arrivi né per caso né facilmente e che se vuoi proprio entrare devi firmare un primo contratto, superare la ferrovia, trovare il passaggio a livello aperto, comunque entrare rallentando e con rispetto.
Ecco, Budrio ti chiede di entrare con rispetto, senza troppa fretta e superficialità.
E se, superato il primo ostacolo, pensi di essere già arrivato non hai ancora capito molto del carattere di questo paese. Il suo ingresso è un lungo viale alberato, largo e scorrevole che si restringe man mano che avanzi e quando ti aspetti di entrare nel centro dall’ingresso principale ti arresti a un semaforo che ti obbliga a girare a destra o sinistra sul viale di circonvallazione. Per trovare l’ingresso al centro devi quasi per forza girare intorno a mezzo paese, un corteggiamento forzato per fare breccia nel cuore del centro storico, un ulteriore attesa prima di entrare dall’altro lato, da Piazza Matteotti e finalmente concludere il tuo viaggio.
Ecco, Budrio per noi è così. Un po’ difficile da raggiungere, chiusa in sé stessa e apparentemente fredda come le sue giornate di nebbia.

Ma è di questo carattere scontroso che ti innamori e molto spesso, se ci arrivi poi non te ne vai più e se un giorno te ne andrai sai che non la dimenticherai.
Ma come vorrei la Budrio di domani, quella in cui spero vivranno i nostri figli potendo sentire il legame delle radici non come un peso ma come una forza ulteriore?
So bene che non è più il paese della canapa e nemmeno più solo quello dell’ocarina, della patata e della protesica, ma in fondo è anche tutto questo insieme.
E’ quello che diventerà per il contributo di idee e di cultura che sapremo tutti dare senza pregiudizi ideologici o peggio partitici.
Spero allora la si possa raccontare, liberi da condizionamenti, anche dalle pagine di Budrio Next, questo magazine on-line che ha la pretesa, magari ambiziosa (ma Budrio è un paese ambizioso) di parlare del paese di oggi e di come vorremmo fosse domani.
Vuole essere una rivista aperta a tutti, lettori ma soprattutto scrittori, perché nella logica della comunicazione on-line tutti devono e possono essere protagonisti.
Mandateci tutto quello che ritenete opportuno dire su Budrio: iniziative, idee, eventi, curiosità, insomma tutto e di più. Noi lo pubblicheremo con il solo vincolo del rispetto delle idee, delle convinzioni e dei credi altrui.
Noi partiamo con questa idea e ci auguriamo che possa essere condivisa insieme a tutti voi.
Perché dove comincia un paese finisce un viaggio e si inizia a far parte di una comunità.

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2 Commenti


  1. Leggendo il simpatico editoriale mi sono ricordato di un episodio raccontatomi da un antico budriese.
    La prima casa che incontravi,dopo il Trebbo, tanto tempo fa, era di un contadino, non so se ancora oggi, di nome Quarantotto, subito prima di entrare a Cento, prima di Budrio.
    Era stato ordinata, della legna nella collina sopra Ozzano, il legnaiuolo con un carro a cavalli portava la legna, il percorso era lungo, la nebbia tanta, dopo lungo cammino non ne poteva più e chiese quanto distava da Cento, alla risposta “siete da Quarantotto” il legnaiuolo pensò: “Quarantotto e due cinquanta, non sono neppure a metà, torno indietro!”

    Viandante che vieni a Budrio, non fidarti delle apparenze,
    . . . prosegui

    • QUARANTOTTO!!!! Questa storia l’ho sentira anch’io. I Quarantotto abitavano proprio nell’ultima casa a destra prima di Cento. Ci sono ancora, il figlio Sergio abita ancora lì….. che bei ricordi!!!!!!

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