Il capitano Inzaghi, budriese letterato e collezionista che getto’ le basi della nascita della Pinacoteca di Budrio

11 settembre, 2014

In occasione del 190º anniversario dalla morte di Domenico Inzaghi, avvenuta nel 1824, è fondamentale ricordare un uomo che, grazie al suo profondo affetto per Budrio, ha creato i presupposti per la nascita della Pinacoteca Civica di cui tutti dobbiamo essere fieri.

LA VITA E GLI INCARICHI PUBBLICI
Domenico Inzaghi nasce a Budrio il 25 maggio 1737 da una famiglia di origine lombarda, ma dal 1600 presente nel nostro Comune per ragioni commerciali. Il padre Francesco Claudio e la madre Teresa Mazza assicurano un’infanzia serena al giovane Domenico, che non è mai costretto a rapportarsi con le problematiche materiali dell’esistenza. Fin da bambino Inzaghi dimostra di possedere una notevole sensibilità: le lunghe letture e l’interesse per l’arte si trasformano, con il passare degli anni, in autentiche passioni per gli studi letterari e per la raccolta di opere. Il budriese manifesta molta attenzione alla vita pubblica del suo paese natale: nel 1764 ritroviamo Domenico tra i membri del Consiglio delle Comunità di Budrio-dentro. Accanto al nome di Inzaghi compare anche il titolo di “Capitano”, ottenuto in precedenza per aver ricoperto l’incarico di Comandante della Compagnia di soldati mantenuti a Budrio dal governo bolognese. Domenico rimane all’interno del Consiglio fino al 1783, quando sceglie di dimettersi per dedicarsi alla scrittura. Inzaghi privilegia le proprie occupazioni private per tredici anni, fino al 1796: Domenico riappare come Presidente della Municipalità (carica più alta) del nuovo assetto amministrativo di Budrio, che è diventata – dopo l’occupazione francese – Municipio del Dipartimento del Reno. Fino al 1807 il nostro concittadino rimane Presidente impegnandosi a fondo nella riunione delle due antiche comunità budriesi in una unica. Dopo il 1807 Domenico – a causa del nuovo cambiamento istituzionale, che prevede la nomina di un Podestà – lascia l’incarico ottenuto oltre un decennio prima, decidendo di porre fine al proprio impegno civile.

INZAGHI LETTERATO
Tra il 1806 e il 1809 vengono pubblicate, in 9 volumi editi dal bolognese Sassi, tutte le opere scritte da Inzaghi. I libri contengono dieci tragedie e diciotto commedie composte dal budriese nel corso degli ultimi due decenni (dal 1783 circa). Domenico non riesce a produrre testi fortemente personali, ma tende a rimanere legato ad alcuni modelli e autori. Le tragedie, spesso influenzate dal Metastasio, creano un’atmosfera dai toni pacati, dolci e diluiti in maniera eccessiva; le sequenze narrative non sono mai davvero tragiche e i personaggi appaiono impegnati nel tentativo di risolvere intricate questioni amorose. Le scelte contenutistiche influiscono anche sul linguaggio, che si presenta ripetitivo e poco incline alle variazioni.

Le commedie – ricalcate sugli esempi di Goldoni e Albergati – composte da Inzaghi risultano più appassionanti: la quotidianità, privata di alcuni aspetti densi di complicazioni, irrompe sulla scena, offrendo un ritratto della società della fine del 1700. La componente sensuale non risulta mai oscena e i protagonisti, che raramente fanno ricorso alla ragione, sono sempre al centro di conclusioni liete.

L’amore di Domenico per la letteratura è un tratto distintivo della sua intera vita. Le numerosissime letture rappresentano per il budriese una fonte di ispirazione e il modo privilegiato per rifuggire la realtà. Tra le pagine delle opere emerge anche il radicato affetto per il paese natale, a cui sono dedicati tutti gli scritti con questa frase: «Alla rispettabile e bene merita municipalità di Budrio».

LA PASSIONE PER L’ARTE
La personalità di Inzaghi è caratterizzata anche dalla predisposizione per il collezionismo, soprattutto di opere d’arte. I rapporti instaurati da Domenico con gli architetti Alfonso Torreggiani, Giuseppe Tubertini e con i pittori Gaetano, Ubaldo e Mauro della famiglia Gandolfi, suoi contemporanei o recentemente scomparsi, sono un elemento cruciale nell’affinamento delle abilità di raccoglitore di opere. La collezione di Inzaghi è composta in prevalenza da artisti emiliani legati alle scuole bolognesi dei Sei e Settecento. Il budriese poté contare anche sulla dispersione di opere d’arte, diretta conseguenza della soppressione degli ordini religiosi voluta da Napoleone. L’interesse di Domenico per l’arte regionale lo portò ad acquistare una ragguardevole quantità di dipinti, disegni e stampe che con il passare dei decenni hanno acquisito un notevole valore storico.

LA DONAZIONE E LA NASCITA DELLA PINACOTECA
Alcuni anni prima della morte, avvenuta il 3 febbraio 1824, Inzaghi redige il proprio testamento, prevedendo la donazione della sua collezione alla Partecipanza e alla Civica Magistratura di Budrio. La raccolta, secondo la volontà di Domenico, rimarrà di proprietà della seconda moglie Teresa Rizzi – sposata dopo il prematuro decesso della prima consorte Caterina Maria Ghelli – che ne potrà disporre vita natural durante. Sei giorni dopo la morte del Capitano il patrimonio artistico viene inventariato e quantificato in 228 pezzi tra dipinti, disegni e stampe. Per quindici anni, fino al termine della vita di Teresa Rizzi (avvenuta il 12 marzo 1839) le opere rimangono nella casa di Inzaghi posta in via Lunga di San Domenico n.114 (oggi via Garibaldi n.1). Il giorno successivo alla scomparsa della moglie, la collezione viene nuovamente inventariata. L’Amministrazione della Partecipanza acquisisce la raccolta, che per molti decenni è indegnamente trascurata. Le clausole testamentarie non sono rispettate: i quadri, le stampe e i disegni appaiono in alcuni uffici, ma la maggior parte giacciono nei magazzini o nelle soffitte.

All’inizio del 1900 il nome di Domenico riemerge dalle tenebre, attraverso la sensibilità dei budriesi. Nel 1912 una strada del centro di Budrio è intitolata a Inzaghi che nel 1926 – dopo il rischio, corso nel 1918, di vendita di tutto il patrimonio artistico – ha inizio il prezioso intervento di Antonio Certani. Il noto musicista e compositore nato a Budrio pone le proprie conoscenze culturali al servizio della comunità: in cinque anni di duro lavoro, Certani riesce a raccogliere, riordinare e catalogare i dipinti, le stampe e i disegni, predisponendo anche la collocazione nelle sale del primo piano del Palazzo della Partecipanza. Il 9 ottobre 1931 si svolge l’inaugurazione delle stanze contenenti le opere di Domenico e da quel momento nasce la Pinacoteca di Budrio. Un mese dopo il Consorzio dei Partecipanti è sciolto. I beni di proprietà della Partecipanza vengono devoluti al Comune, che decide di attribuire alla neonata quadreria il nome di Pinacoteca Civica “Domenico Inzaghi”.

L’AFFETTO PER BUDRIO
La donazione realizzata da Inzaghi è un esempio di amore e rispetto per il proprio paese natale. La volontà di rendere partecipi i budriesi della bellezza ispiratrice contenuta nelle opere d’arte raccolte nel corso dell’intera esistenza è un gesto di grande altruismo. In questo senso, le parole con cui Domenico conclude il testo relativo al lascito della collezione sono una splendida sintesi del suo intento: «[…] pregando vivamente il sig. Gonfaloniere pro tempore ed il sig. Presidente pro tempore della Partecipanza di avere somma diligenza e cura delli detti quadri, stampe  e disegni, col tenerli e mantenerli sempre netti e puliti dalla polvere, riparati dal sole, pioggia e fumo dei camini, conservandoli sempre come sono e non collocarli che nella sede di detta Partecipanza […] assicurando esso Disponente che gli sono costati spese, incomodi e cure non indifferenti e che è stato suo scopo e pensiero soltanto l’ornamento e il decoro della sua Patria che avrà sempre in cuore».

Ringrazio Gianpaola Di Summa, Lorella Grossi, Laura Masina, Fernando Pazzaglia ed Ezio Venturoli.

Le foto presenti in questo articolo sono state realizzate da Ezio Venturoli, in particolare quelle relative alla Pinacoteca sono state scattate su concessione della stessa Pinacoteca Civica “Domenico Inzaghi” di Budrio.

Leonardo Arrighi

 

 

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1 commento


  1. Andrea Bonfiglioli

    Un grandissimo.

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