Osservare le creazioni in miniatura del budriese Emilio Ungarelli è un vero privilegio. Ogni attrezzo o strumento trasmette una forte emozione, diretta conseguenza della passione con cui gli oggetti sono stati costruiti. Nelle parti metalliche degli utensili e dei mezzi agricoli sembra di scorgere il riflesso del volto di Emilio, impegnato nel tentativo di perfezionare i suoi capolavori.
LA DIFESA DELLA TRADIZIONE
Emilio Ungarelli ha scelto di dedicare vent’anni alla costruzione in miniatura di attrezzi, mezzi e strumenti caratteristici della civiltà contadina, lasciando ai posteri la possibilità di rapportarsi con un cosmo ormai dimenticato. Lasciare un segno tangibile di un passato sottoposto al rischio della perdita, questo intento ha animato la sua vita. Troppo spesso ci si rende conto dell’importanza di ciò che ci circonda nel momento in cui ne constatiamo la scomparsa e lo stesso accade alle tradizioni che hanno determinato il presente.
L’AMORE PER LA CAMPAGNA
Emilio nasce il 25 maggio 1917 a San Martino in Soverzano (Minerbio) da una numerosa famiglia di contadini. Emilio manifesta immediatamente una sorprendente sintonia con le attività e i ritmi delle giornate trascorse in campagna. Al termine delle scuole elementari, il ragazzino inizia a lavorare la terra come mezzadro. Fino a trentacinque anni l’esistenza di Ungarelli è legata a tutte le attività svolte a contatto con la natura. Il ragazzo cresce e l’affetto per le mansioni rurali non muta, a cambiare è la società e i suoi equilibri che nel 1952 impongono ad Emilio di lasciare il lavoro in campagna.
LA VITA A BUDRIO
Nel corso degli anni ’50 Ungarelli si trasferisce a Budrio, anche se il mestiere di rappresentante di macchine da cucire lo obbliga a frequenti spostamenti. Tra il 1960 e il 1961 Emilio apre il negozio di caccia, pesca, macchine da cucire e strumenti musicali in via Garibaldi. Da questo momento il suo rapporto con il nostro Comune diventa sempre più stretto e coinvolgente.
A Budrio Ungarelli conosce Noemi Mioli, rimasta precocemente vedova, e se ne innamora. Tra i due si instaura una splendida relazione, che si trasforma rapidamente in una felice convivenza. Emilio è un punto di riferimento insostituibile anche per Luisa Marzadori (figlia di Noemi) che ritrova nel gentile negoziante la figura paterna perduta da bambina.
L’attività lavorativa prosegue con ottimi risultati ed in poco tempo Ungarelli acquisisce la fiducia dei budriesi, che si rivolgono a lui per diversi tipi di riparazioni. Emilio non nega mai il proprio aiuto a nessuno, dimostrando una innata attitudine alla risoluzione dei problemi. La passione per la musica, allieta le giornate di Ungarelli, che appena può si esercita con l’adorato mandolino. Le chiacchierate con i clienti, con il suo pappagallo amazzone e gli stimoli offerti dalle occupazioni quotidiane lo accompagnano fino al termine del 1981, quando Emilio chiude il proprio esercizio commerciale andando in pensione.
IL MONDO CONTADINO IN MINIATURA
La chiusura del negozio di via Garibaldi è per un Ungarelli una grande opportunità: finalmente può disporre del proprio tempo e dare corpo ad un sogno che nutre da anni. L’idea di costruire dei modelli in miniatura degli attrezzi, utensili, strumenti e mezzi delle civiltà contadina è un obiettivo complesso, ma non irrealizzabile per Emilio. Il budriese d’adozione si mette al lavoro nel suo laboratorio di via XX settembre, che si configura come un luogo di ritrovo per chiunque voglia riassaporare l’inimitabile gusto delle tradizioni dimenticate. Ungarelli comincia a riprodurre gli attrezzi per la tessitura, creando il ciclo completo della canapa, poi si impegna nella costruzione di oltre ottanta pezzi dell’armamentario tipico della vita di campagna. La creazione degli strumenti relativi alla lavorazione del vino è una delle grandi imprese di Emilio, che si distingue per la meticolosa fabbricazione di attrezzature e mezzi meccanici perfettamente funzionanti. L’abilità nella lavorazione del legno e del ferro sono due preziose alleate nella riproduzione dell’intero novero degli attrezzi che hanno segnato la rivoluzione tecnica degli strumenti utilizzati nelle occupazioni rurali. La qualità dei particolari e delle proporzioni colpiscono l’attenzione di chiunque abbia l’occasione di osservare le miniature di Ungarelli, che è protagonista di numerose esposizioni: nella Repubblica di San Marino, al Museo della Civiltà Contadina di San Marino di Bentivoglio, a Bologna e a Budrio.
Emilio si reca spesso nelle scuole per rendere i giovani partecipi delle tradizioni passate. La passione per la musica porta il budriese ad inventare alcuni tipi di mandolino, che poi utilizza nelle esibizioni con gli amici. L’ironia e la pacatezza lo accompagnano nelle sue creazioni realizzate con cadenza regolare per vent’anni, fino alla morte avvenuta il 30 maggio 2002. La necessità di salvaguardare la memoria è lo spirito guida di Ungarelli che, grazie ad una dettagliata serie di ricordi supportata da ricerche costanti, riesce a creare tutti gli attrezzi e mezzi tipici dell’universo contadino, donando alle future generazioni la possibilità di confrontarsi con la propria Storia.
Ringrazio Luisa Marzadori, Enrico Colliva, Fernando Pazzaglia ed Ezio Venturoli.
Leonardo Arrighi
Ogni tanto passo in via XX settembre e penso di vederlo ancora lì, seduto a chiacchierare fuori dal suo garage. Grazie per questo ricordo!