Sembra ancora di vederlo passeggiare per le strade di Budrio con abiti eleganti, un passo sicuro e lo sguardo sognante. Ferruccio Codicè-Pinelli ha amato a tal punto Budrio da immergersi quotidianamente in una dimensione onirica, che lo riconnetteva con le bellezze artistiche del Comune. L’ironia, l’eloquio forbito e la capacità di dialogare con chiunque hanno reso Codicè-Pinelli un uomo rispettato dai suoi concittadini, che ne ricordano le sembianze spirituali e fisiche, tanto da scorgerlo (a volte) aggirarsi per le vie di Budrio con la sua immancabile sigaretta ed un sorriso pieno di serenità.
LA CURIOSITÀ DI FERRUCCIO
Ferruccio Codicè-Pinelli nasce a Budrio il 23 gennaio 1904 da Ettore Codicè ed Emilia Pinelli. Il giovane trascorre, sin dall’infanzia, giornate intere contemplando opere d’arte e scrutando tutto ciò che lo circonda. La passione per la storia, in particolare quella locale, accompagna Ferruccio che, appena terminate le quotidiane incombenze scolastiche, si dedica all’approfondimento delle vicende budriesi. Codicè-Pinelli prosegue il suo percorso formativo e nel 1927 consegue la Laurea in Giurisprudenza all’Università di Bologna. Nei mesi successivi inizia il praticantato presso uno studio legale, divenendo avvocato dopo qualche anno.
Nel 1938 Ferruccio prende una decisione importante: lasciare l’avvocatura e cercare un impiego nell’amministrazione comunale di Budrio. Da quel momento Codicè-Pinelli è Capoufficio Segreteria del Comune. La possibilità di lavorare nel suo paese natale, consente al trentaquattrenne di mantenere un rapporto costante con la vita budriese.
LA DIREZIONE DELLA PINACOTECA
Al termine della IIª Guerra Mondiale (novembre 1946) Ferruccio riceve l’incarico di ricostituire, in collaborazione con la Soprintendenza alle Belle Arti, la Pinacoteca di Budrio, chiusa – dopo aver posto in salvo i dipinti – oltre sei anni prima. Nel 1947 Codicè-Pinelli è nominato Ispettore Onorario per le Gallerie e gli Oggetti d’Arte, ottenendo così una ulteriore conferma della bontà del proprio lavoro, che prosegue senza pause fino al 1949, quando la Pinacoteca riapre i battenti. L’incarico di direttore della Pinacoteca Civica è assegnato a Ferruccio, che accoglie la notizia con grande commozione. Codicè-Pinelli svolge anche la funzione di Pubblico Ministero presso la Pretura di Budrio, continuando a mostrare una inossidabile volontà di porsi al servizio del proprio Comune.
Durante gli anni ’50 il Capoufficio Segreteria conduce una lunga serie di accurati studi sulla storia locale e nel 1961 inizia la collaborazione con il periodico La Famèja Bulgnèisa e, dopo qualche tempo, con la rivista Bologna Incontri. Il nome di Ferruccio compare su numerosi Bollettini Parrocchiali e su cataloghi d’arte. Il rapporto con Graziella Pescatori si consolida progressivamente grazie agli splendidi pomeriggi domenicali trascorsi in compagnia dell’acquerellista, di Fedora Servetti Donati e di altri amanti della cultura.
LA SENSIBILITÀ PER LA STORIA LOCALE
Nel 1966 Codicè-Pinelli pubblica un meraviglioso libro dal titolo Opere d’arte a Budrio nei secoli(Tipografia Montanari). In alcune decine di pagine tratteggia la storia budriese in modo arguto ed affascinante, offrendo un esempio di come la cultura possa essere analizzata con sobrietà. Nel 1967 e nel 1970 Ferruccio compila due accurati cataloghi delle opere esposte nella Pinacoteca, che dirigerà fino al 1976, anno in cui, a causa del pessimo stato degli ambienti, viene decisa la sospensione dell’apertura al pubblico per consentire un restauro completo e duraturo.
Nel 1969 Codicè-Pinelli aveva già lasciato l’incarico di Capoufficio Segreteria per raggiunti limiti d’età. Gli anni della pensione (soprattutto dopo il 1976) sono contraddistinti da alcune difficoltà economiche, conseguenza della grande sensibilità di Ferruccio, che decide di aiutare in ogni modo una cugina. Alla fine degli anni ’70 lo storico budriese si trasferisce dall’appartamento in piazza Filopanti al Convento di San Francesco (in via Frati). La passione per la lettura non viene meno, ma si sviluppa costantemente, come ricorda Saverio Federici, che aiutandolo nel trasloco e nella sistemazione nel convento non può dimenticare l’enorme quantità di libri di proprietà dell’amico Codicè-Pinelli, disposto a rinunciare a tutto, ma non ai suoi beni più preziosi: i libri. Ferruccio non perde mai la gioia di vivere e di partecipare alla scena culturale budriese, donando a chiunque le sue riflessioni sempre imprevedibili.
Il 14 febbraio 1991 il longevo direttore della Pinacoteca muore lasciando però un’eredità intellettuale imprescindibile per chiunque abbia il desiderio di comprendere la storia del Comune di Budrio.
Ringrazio Maurizio Montanari, Fernando Pazzaglia, Saverio Federici ed Ezio Venturoli.
Leonardo Arrighi