Il messaggio delle stelle, intervista all’astronoma budriese Paola Focardi

17 novembre, 2014

Si chiama Paola Focardi, l’astronoma budriese che lo scorso ottobre è stata incoronata Poeta tra le Stelle alla cerimonia conclusiva della quarta edizione del Premio Internazionale Federico II e i Poeti tra le stelle. Il concorso artistico-letterario che ha dato voce a 104 autori amanti del cosmo. L’abbiamo incontrata a Budrio, dove vive da 21 anni, per farci raccontare la sua storia.

Paola, come hai saputo di questo Premio?
Mia figlia Alessandra, grande appassionata di scrittura, mi ha messa al corrente dell’esistenza di questo Premio, che mi ha colpita immediatamente.

Cosa ti ha spinta a partecipare?
La scrittura di poesie è una compagna della mia vita da tanti anni, anche se non mi sono mai presa molto sul serio. In particolare ho composto delle poesie scherzose, che mi è capitato di condividere con amici e parenti. Il Premio Federico II e i Poeti tra le Stelle ha attratto la mia attenzione proprio perché proponeva come tema il cosmo, che per me ha sempre rappresentato una passione sconfinata, che mi ha portato a decidere di diventare astronoma. L’intimità con il cielo è stata la motivazione che mi ha permesso di superare eventuali forme di imbarazzo e di prendere parte, senza aspettative, al concorso.

Quali emozioni hai provato dopo la vittoria?
Il 31 luglio mi è arrivata una e-mail con la comunicazione relativa alla scelta della mia poesia L’Universo come vincitrice del Premio. Lo stupore è stata la prima emozione, ma presto ha lasciato spazio alla gioia. Quando il 12 ottobre, insieme a mia figlia, sono andata alla premiazione ufficiale ho avuto la possibilità di conoscere molte persone piene di passione per l’Astronomia, tra cui l’indimenticabile Tito Stagno. Ancora adesso, ad un mese di distanza dall’incoronazione ufficiale, non sento di aver compiuto una impresa, ma di aver ribadito il mio folle amore per il cielo e i suoi infiniti misteri.

L’interesse per il cosmo quando è nato?
Fin da bambina adoravo osservare il cielo. Ciò che mi ha affascinato immediatamente è stata la possibilità di lasciare liberi i miei pensieri e farli immergere in un’entità priva di contorni definiti.

Diventare Astronoma cos’ha significato?
Quando nel 1981 mi sono laureata in Astronomia ho iniziato a dare corpo al mio sogno, che si è concretizzato nel 1983 con la vittoria di un concorso e l’inizio dell’attività di Ricercatrice presso il Dipartimento di Astronomia dell’Università degli Studi di Bologna, recentemente fuso col Dipartimento di Fisica per dare origine al Dipartimento di Fisica e Astronomia (DIFA).
Diventare astronoma a tutti gli effetti mi ha riempita di felicità, anche se credo fermamente nel fatto che l’incarico ufficiale ricoperto da una persona non possa definire in modo completo l’identità di un individuo.

Quali sono state le tappe della tua carriera che ricordi più frequentemente?
Le ricerche svolte a Monaco (Germania), a Rio de Janeiro (Brasile), in Cile e le collaborazioni con l’Università di Montpellier, di Padova e di Napoli sono momenti indimenticabili. Gli anni, dal 1996 al 2000, come Responsabile dell’Unità di Ricerca di Bologna per il Gruppo Nazionale del CNR, l’organizzazione della mostra L’Universo in evoluzione, dal Big Bang alla vita [Sala Borsa, 9 novembre – 2 dicembre 2009] e la cura del libro Da Bologna allo spazio – Avvio, promozione e sviluppo della ricerca astrofisica [Bononia University Press, Bologna, 2011] mi hanno riempito di orgoglio, dandomi l’occasione di dimostrare la mia volontà di tramettere agli altri le conoscenze astronomiche.

Quali studi prediligi?
Nella mia carriera mi sono occupata prevalentemente di astronomia extragalattica ed in particolare della struttura su larga scala, ossia di ammassi e superammassi di galassie, da un punto di vista osservativo. Di recente mi sono concentrata sull’effetto esercitato dall’ambiente sulle galassie.

Fare ricerca è ancora stimolante?
Sì. L’idea di poter scoprire cose nuove è una motivazione costante, ma lo stimolo più importante resta sempre l’amore per l’Astronomia e il fatto di condurre delle ricerche è una logica conseguenza di questo rapporto.

L’osservazione del cielo cosa ti ha insegnato?
Contemplare il cielo ha accresciuto la mia umiltà. Porsi al cospetto dell’immensità del cosmo mi ha portata a ripensare al ruolo dell’uomo, che è soltanto parte di un universo da indagare. Quando rifletto sul significato profondo del cosmo mi pervade una sensazione consolatoria, che influenza la mia quotidianità, portandomi ad attribuire un peso specifico minore ai miei problemi, che appaiono d’un tratto risolvibili.

La Scienza cosa dovrebbe donare all’uomo?
Accrescere le proprie conoscenze scientifiche dovrebbe portare ogni individuo a liberarsi di responsabilità che non gli competono e a concentrare le proprie forze su ciò che davvero dipende da lui. La Scienza non può smettere di far sognare gli uomini, in particolare l’Astronomia è una delle conquiste più inattese perché presuppone una notevole immaginazione consapevole (tipica dell’uomo).

La tua attività ti ha portato in molti luoghi del mondo, come sei arrivata a Budrio?
La scelta di lasciare Bologna (mia città natale) ha coinciso con la nascita di mia figlia Alessandra nel 1993. Le ragioni economiche si sono accompagnate alla ricerca di un paese che potesse garantire alla mia famiglia una quotidianità tranquilla.

Dopo 21 anni cosa pensi di Budrio?
Sono felice della decisione presa nel 1993. A Budrio mi trovo bene. Mia figlia ha frequentato tutte le scuole a Budrio ed io riesco a recuperare molte delle energie impiegate nelle giornate da ricercatrice universitaria. Le strade, i monumenti, le chiese ed in generale tutte le peculiarità architettoniche ed artistiche di Budrio non finiscono di affascinarmi, offrendo alla mia sensibilità una serie di scoperte molto interessanti.

Leonardo Arrighi

Pubblichiamo di seguito la poesia, scritta da Paola Focardi, vincitrice del Premio Internazionale Federico II e i Poeti tra le Stelle – V Edizione.

L’universo

Il ciel pare girarci tutt’attorno
sol per effetto della nostra rotazione
fatto ben noto agli uomini oggi giorno
ma l’affermarlo fu rivoluzione.

Cambiò così il concetto di universo
che prima era soltanto Terra e Cielo
perdemmo il primato per un verso
convinti di aver levato il velo,

ma ciò non fu e dovemmo affrontare
ancora un’ulteriore umilazione
il nostro Sol ci toccò confrontare
con altre stelle e con rassegnazione

scoprimmo che non era la più bella
e nemmeno la più luminosa
normale era la nostra stella
e come lei ce n’erano altre a iosa.

“Va beh” pensammo non sarà più il centro
del cosmo il nostro sole e cosi sia
però nella galassia noi siam dentro
anche se un poco alla periferia

e l’universo è proprio solo questo
non v’è galassia fuori della nostra
non serve più indagare né far presto
e quegli oggetti strani che fan mostra

di aspetto nebulare assai diffuso
che paion schizzi di un’impressionista
non facciano l’astronomo confuso
fan parte tutti della stessa lista.

Tale era la corrente convinzione
all’inizio del secolo passato
vent’anni durò la discussione
e alla fine il verdetto fu emanato.

Il resto lo sapete tutti quanti
è parte di cultura ormai acquisita
che gli infiniti mondi siano tanti
ed in essi si va a cercar la vita.

Non siamo primi nell’universo
né per diritto né per posizione
ma non è mal questo pianeta perso
in mezzo a un nulla che ci fa impressione.

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