Fondato nel 1961 dal professore austriaco Hannes Schmidl, dal 2001 è un’azienda certificata ISO 9001. 90 posti letto e 320 persone impiegate, è anche “Centro per la sperimentazione ed applicazione di protesi e presidi ortopedici” e l’unico in Italia ad aver avviato un percorso di training per l’utilizzo di ausili per la mobilità
Nemo propheta in patria? Tradotto difficilmente i meriti vengono riconosciuti nel proprio paese? Non in senso assoluto, se non altro perché il Centro Protesi Inail di Vigorso di Budrio è stato scelto da Alex Zanardi per tornare a correre, dopo l’incidente che gli costò l’amputazione di entrambi gli arti inferiori, e da Martina Caironi, campionessa paralimpica a Londra 2012 sui 100 metri piani. E non a caso.
L’ECCELLENZA “DIETRO CASA”
Il Centro è stato fondato nel 1961 dal professore austriaco Hannes Schmidl e dal 2001 è azienda certificata ISO 9001. 90 posti letto (al momento 60 per via di una ristrutturazione) e 320 persone impiegate, accoglie circa 11mila pazienti all’anno, tra infortunati sul lavoro, disabili per patologie congenite o traumatiche, amputati, mielolesi da tutta Italia e non solo: il Centro Protesi di Vigorso ha curato anche pazienti dal Regno Unito e dai Paesi nordici, come la Svezia.
Visitarlo è come entrare in un “mondo” libero e disinvolto, dove si aggirano disabili, amputati e carrozzine che si confondono con terapisti, medici e tecnici. Non è raro scorgere tra le tante vetrate della nuova ala espositori e laboratori con i nuovi “ritrovati”, protesi, gambe, mani e braccia e l’impatto è stranamente normale.
Da luglio 2014, il Direttore Amministrativo è il quarantenne Angelo Andretta. Lo abbiamo visitato guidati dal Direttore Sanitario dottor Duccio Orlandini e la Responsabile della Comunicazione Simona Amadesi, partendo dalla sala dove i pazienti costretti sulle carrozzine ad autospinta (non elettriche) si addestrano per diventare “abili”.
VIVERE IN CARROZZINA
Il “percorso di training riabilitativo per l’utilizzo di ausili per la mobilità” è attivo da meno di un mese ed è un’assoluta novità, il Centro di Budrio è il primo e unico in Italia a offrire questo servizio. Il programma è particolarmente indicato per persone con lesione midollare (Spinal Cord Injury – SCI), è duro e personalizzato. Il paziente guidato da un terapista si esercita a superare gli ostacoli e le specificità dei percorsi della vita quotidiana: rampe con pendenza, gradini, terreno sconnesso, erba, mattonelle, ghiaia e addirittura acciottolato con sassi di fiume. Necessario anche passare dalla palestra in senso stretto per il rinforzo muscolare.
GLI ARTI “BIONICI”
Il Centro dispone ancora di un grande spazio per fare pratica con le protesi e dove abbiamo “incrociato” il primo strumento bionico, il ginocchio elettronico evoluto, che permette performance che molto si avvicinano alla totale abilità: correre, salire le scale, praticare attività sportive e addirittura nuotare.
Dal ginocchio alla mano. Cesare Stagni che dirige il reparto mioelettrico ci mostra una mano robotica poliarticolata, che, per funzioni e progettazione, molto si avvicina alle performance di un arto non artificiale, grazie a un sistema di sensori. Il tablet in dotazione permette la programmazione delle diverse funzionalità.
ESOSCHELETRO ROBOTIZZATO
Più che un aiuto per le persone con disabilità motorie o paraplegiche. E’ l’esoscheletro robotizzato di fabbricazione israeliana in sperimentazione al Centro Protesi di Vigorso. Un’apparecchiatura che viene letteralmente indossata e permette di tornare a camminare, seppur con training dedicato da parte di almeno due terapisti. Un esoscheletro ancora più evoluto è sotto test negli USA: “Israeliani e americani sono molto forti nel settore perché devono far fronte alle tante ferite di guerra”, dice il dottor Orlandini.
LE ‘OFFICINE’
Dalla sperimentazione alla pratica. E’ Fabio Venturoli capo del reparto protesi transfemorali a mostrarci le realizzazioni nelle officine, dove i tecnici mettono a punto le gambe artificiali e che ci mostra l’evoluzione dall’arto in legno fino ad arrivare a composti in titanio e alla gamba per praticare attività sportiva. “Ci sono ragazzi giovani che si fanno personalizzare l’arto”, dice Venturoli, ed eccoli rivestiti di fantasiose pellicole, tipo jeans e a righe.
I “SILICONI”
Un reparto dedicato all’estetica, in senso letterale: qui si replica nella forma, nel dettaglio e nel colore l’arto naturale. “Guanti” e rivestimenti in materiali siliconici che coprono le protesi imitando tutte le caratteristiche del piede, della mano, del dito della persona amputata. Un aiuto anche di tipo piscologico, anche se “l’assistenza psicologica più forte è data dal rapporto del paziente con il personale”, afferma Orlandini.
Noemi di Leonardo