Tra gli eventi in programma durante il Festival dell’Ocarina non si può perdere la mostra di Lorenza Mignoli GUARDA COME SON’OCARINA! Liberi pensieri sull’ocarina tradotti in arte ceramica, aperta dal 1° al 10 maggio nella sala Rosa di palazzo Medosi Fracassati. L’artista, che non organizzava una personale da diversi anni, è molto nota a Budrio per La Bottega Ceramica che gestisce dal 1986, per i corsi di ceramica e di Raku, ma anche per i progetti realizzati coi bambini della scuola primaria, che hanno dato nuova vita ad alcuni edifici e strade del paese. È il caso di Aquiloni sulle pareti esterne dell’asilo nido, della Fontana dei Diritti, delle piastrelle inserite nel marciapiede di via Muratori o del bellissimo Albero delle ocarine, che segnala l’ingresso al museo.
L’ultimo lavoro realizzato coi bambini, Mille bolle d’ocarina, è relativo alle panche del parco Alessandrini, vicino al piazzale della stazione Budrio Centro, e verrà inaugurato proprio durante il Festival, sabato 2 maggio alle 16.30.
GUARDA COME SON’OCARINA!
La mostra ha come unico protagonista lo strumento musicale budriese che viene replicato, scomposto, reinterpretato e, perché no, preso un po’ in giro. Ironia e leggerezza sono infatti le chiavi di lettura principali della mostra, in cui l’ocarina viene declinata in ogni possibile uso che non sia quello musicale: da teiera a personaggio, da compagna di sogni a ibrido animale. Del resto, come dice la stessa Lorenza Mignoli nell’intervista a seguire, “per fare una mostra sul tema dell’ocarina bisogna essere ironici, altrimenti si è involontariamente comici”. In mostra questa ironia un po’ affettuosa è complementare della tenerezza e giocosità che contraddistinguono da sempre il suo operato e che animano alcune delle sculture più sentite. Sentimenti che si riallacciano alle fiabe, ma anche al senso di protezione che certi oggetti familiari riescono a regalare nell’infanzia.
ORARI DI APERTURA:
1 – 2 – 3 maggio: orario continuato dalle 10 alle 20
da lunedì 4 a venerdì 8 maggio: solo pomeriggio dalle 16 alle 20
9 e 10 maggio: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 20
Dopo diversi anni in cui ti abbiamo conosciuta soprattutto attraverso le collaborazioni con le scuole elementari e come insegnante in corsi di ceramica e Raku finalmente vediamo una tua mostra personale…
Sì, quando ho iniziato a pensare a questa mostra, un anno e mezzo fa, in effetti non ne organizzavo una da sei anni. Questa volta però è stato diverso, infatti il lavoro coi bambini per me è una grande fonte di ispirazione: quando faccio i progetti con loro io preparo l’idea, ma la lascio sviluppare a loro e inevitabilmente un po’ mi castro. Nel tempo si era formato così un grande serbatoio di idee che volevo realizzare e dopo diversi anni in cui abbiamo lavorato sul tema dell’ocarina la pentola a pressione è scoppiata!
Trovo molto stimolante avere un tema e l’ocarina è un buon punto di partenza per spaziare. Così sono andata a visitare la mia “dispensa”, uno spazio tra la mente e il cuore in cui immagazzino da tutta la vita suggestioni letterarie, musicali, artistiche e visive. E nel momento in cui comincio a progettare intorno a un’idea pian piano vengono a galla le cose giuste per svilupparla.
Il tema dell’ocarina può sembrare un po’ facile per il nostro paese, ed è anche molto specifico. Come sei riuscita a renderlo vivace e fresco?
In realtà ho fatto all’ocarina qualcosa che non è così usuale. Sarebbe stato molto facile se io avessi semplicemente preso delle ocarine e le avessi dipinte. Ma io invece ho giocato col tema dell’ocarina trasformando questo strumento in tante cose di altro genere. Ho giocato con la forma e con il nome e ne sono uscite delle cose anche molto diverse tra loro. Per fare una mostra sul tema dell’ocarina bisogna essere ironici, altrimenti si è involontariamente comici. L’ironia non è sarcasmo, ma un modo di scherzare con leggerezza.
Oltre all’ironia mi pare che ci sia anche un forte sentimento di tenerezza…
È vero, ma non è che l’ocarina in sé mi ispiri una particolare tenerezza: la tenerezza per me è una necessità espressiva. Io nell’intimo sono assolutamente animista: d’istinto do un’anima e un’intenzione agli oggetti, che è, in effetti, un atteggiamento vicino all’infanzia.
Noto che hai impiegato anche diverse tecniche nella realizzazione delle opere in mostra, quali?
Ero un po’ stanca della smaltatura tradizionale e dell’uso del colore su maiolica, così soltanto pochi pezzi, sostanzialmente alcune cose da tavola e gli Omaggi, sono realizzati con questa tecnica. Ho voluto utilizzare il Raku, una tecnica che da qualche anno frequento e amo molto, ma ho fatto anche una serie di sperimentazioni con smalti dati a pennello. Mi sono divertita molto anche con il legno e coi colori su legno.
Il titolo della mostra riprende una delle opere più significative, ce ne parli?
Non so se più significative, direi più ironiche: si tratta di un gruppo di opere che sicuramente cattureranno molto l’attenzione. Sono nate sempre dall’animismo e quando si prova a dare a un’ocarina l’identità di una persona possono nascere degli equivoci divertenti.
Vedo che in mostra verranno esposti anche alcuni omaggi…
Sì, ci sono degli autori che io amo fin dall’infanzia e che sono importanti per me, ognuno per una ragione diversa, e che hanno a che fare con la mia formazione personale, oltre che artistica. Era quindi importante per me dedicare a loro alcune opere.
Quello ad Escher, invece, non è propriamente un omaggio, ma fare qualche cosa alla sua maniera è stato un imperativo matematico. La tassellazione era una sorta di sfida che mi ha fatto piacere riuscire a vincere, ma l’oca che scappa starnazzando su un lato rappresenta la mia necessità di fuga dall’inquadramento, come recita la piccola poesia di accompagnamento. Avevo iniziato a pensare a questo lavoro da almeno un anno e la mostra bolognese è stata un caso fortuito.
Qual è la tua opera preferita in mostra?
Un’ocarina ti allunga la vita, un’opera ispirata a un personaggio letterario che amo molto, ma soprattutto al mare che è una mia necessità. E la tua?
Ocarine fischianti e ocarine mute!
Ludovica Piazzi
Bellissima.