La tesi di laurea in Architettura Silos granari in Emilia dell’epoca fascista. Analisi storica e valorizzazione di un bene architettonico “indeciso” scritta da Nicolò Cristofori [foto] è incentrata anche sul magazzino sementi di Budrio e lo pone nuovamente al centro dell’interesse dei budriesi, che ancora attendono una riqualificazione degna di questo nome.
L’idea di prendere in esame gli edifici che contenevano il grano è stata ispirata proprio dall’affetto di Nicolò per Budrio ed in particolare dalla volontà di fare qualcosa di concreto per migliorare il paese in cui vive. Ora che la laurea in Architettura e Processo Edilizio è ormai un traguardo raggiunto (il 23 marzo 2015) e lo sguardo di Nicolò è focalizzato sul futuro e su quel sogno di far rivivere lo spazio indeciso che tanto ha stimolato la sua creatività.
ALL’ORIGINE DEI MAGAZZINI PER LE SEMENTI
La costruzione di magazzini del grano o silos granari affonda le proprie radici nella politica economica avviata dal regime fascista. Dal gennaio 1923 inizia un percorso di ridefinizione delle modalità di impiego delle terre coltivabili. La sbracciantizzazione – che mira ad eliminare il lavoro “a giornata”, avviando la stesura di contratti, volti ad incentivare le piccole proprietà dei braccianti, dei mezzadri, degli affittuari e dei coloni, protagonisti dello sviluppo dei piccoli e medi possedimenti – è il primo provvedimento, a cui si affiancano le numerose opere di bonifica integrale di ampi terreni. La successiva espropriazione dei grandi latifondi, poco utilizzati o mal gestiti, accresce ulteriormente la quantità di terre coltivabili.
Questi tre presupposti creano le condizioni per l’avvio (20 giugno 1925) della battaglia del grano: serie di provvedimenti politici tesi al conseguimento dell’autosufficienza produttiva di frumento a livello nazionale. L’aumento della produttività, dovuto in particolare alla maggior superficie coltivabile ed alle nuove tecniche agricole impiegate, porta con sé la necessità di creare le condizioni ideali per conservare il grano in maniera adeguata. Da questa impellenza nasce l’idea di costruire dei silos e dei magazzini per l’ammasso del frumento: le prime strutture sono edificate nel 1928 (tra queste anche quella budriese) con intenzioni apparentemente nobili. La volontà di favorire la vendita delle merci per conto dei contadini sembra la priorità. Nei primi anni la consegna del grano, da parte dei produttori, è discrezionale e la quantità di prodotto depositato risulta scarsa.
L’orientamento politico fascista muta e svela un volto fortemente repressivo ed ostile rispetto alla libertà di iniziativa. Nel 1934 viene emanata una legge che, per la prima volta, sancisce la creazione di enti ammassatori ed impone ai mulini l’utilizzo di una percentuale di grano nazionale (proveniente dagli ammassi collettivi) nella macinazione. Un norma del 1935 stabilisce la nascita di commissioni provinciali (sotto il controllo del Ministero dell’Agricoltura) a cui è assegnato il compito di amministrare l’attività svolta dagli enti ammassatori. Nel 1936 è emanata una legge che impone la consegna del grano da parte degli agricoltori. Dal 15 giugno dello stesso anno il frumento nazionale, delle colonie e di importazione deve essere conferito agli ammassi per la vendita collettiva, sottoposta al controllo diretto dello Stato. Dall’obbligo di consegna sono escluse soltanto le quantità di grano (stabilite senza tener conto delle reali esigenze del coltivatore) necessarie al fabbisogno dell’agricoltore e dei propri dipendenti.
IL MAGAZZINO DI BUDRIO
Il magazzino sementi di Budrio viene costruito nel 1928 dal signor Bindo per la Società Anonima Cooperativa di Bologna (istituzione nata su iniziativa della Cassa di Risparmio). Il silos granario budriese (visitato da Benito Mussolini il 25 ottobre 1936) nasce per la conservazione ottimale del grano, che deve essere mantenuto in un ambiente con scarsa umidità ed una temperatura sempre sotto controllo. L’edificio è progettato per adottare un metodo di conservazione definito a cumuli a grande altezza, che permette una semplice ispezione del grano, prelevato a varie altezze attraverso delle apposite sonde. Il silos deve essere asciutto, ben areato e provvisto di macchinari per rimuovere le varie parti di grano.
L’esempio budriese è contraddistinto da uno spazio modulare a singoli compartimenti verticali, articolati sulla maglia tridimensionale di travi e pilastri in cemento armato con un interasse compreso tra i 3,5 e i 5 metri, visionabili dall’alto grazie ad apposite passerelle, che consentono di accedere ai vari comparti, anche con dei macchinari riservati alla molteplici funzioni legate al mantenimento del grano. Il magazzino sementi di Budrio smette di essere utilizzato nel corso degli anni ’50 e poi, dopo essere stato un deposito di mobili e oggetti di diverse tipologie, viene abbandonato. Oggi a causa del solaio compromesso e del costante allagamento del piano interrato l’edificio non è agibile e avrebbe bisogno di un rapido intervento.
IL PROGETTO DI NICOLÒ
L’intenzione di dare un nuovo volto al magazzino sementi ha portato l’autore della ricerca a lanciare un sondaggio sul web. Le risposte arrivate sono state numerosissime e hanno dimostrato che la quasi totalità delle persone coinvolte sente la necessità di intervenire su un edificio di cui Budrio potrebbe avere molto bisogno.
La tesi di Nicolò prende in esame aspetti tecnici, storici, architettonici dei magazzini sementi, offrendo gli strumenti per inserire ogni riflessione all’interno del quadro politico e sociale che ha segnato la prima metà del XX secolo. Lo studio si conclude con la stesura di un progetto (provvisto di tavole dettagliate) che coinvolge tutti i piani del silos: una zona bar-ristorante, un cineforum, che potrebbe ospitare convegni, un’area provvista di numerosi computer, spazi ludici, stanze (in corrispondenza delle celle originali) con vetri trasparenti per favorire l’aggregazione di gruppi di lavoro, uno spazio dedicato ad esposizioni temporanee, un piano quasi totalmente riservato ad una biblioteca, mentre un altro ospiterebbe dei musei ed uno l’archivio comunale, rendendolo fruibile a chiunque volesse condurre delle ricerche.
Il nome assegnato da Nicolò Cristofori al nuovo edificio sarebbe quello di Granaio delle Idee. Il nome è già perfetto per la fase in corso: la progettazione, seppure teorica non manca certo di idee.
Leonardo Arrighi
e se invece lo demolissimo per costruire un centro agroalimentare?
Centro commerciale, please!
Ecco. Bravi. Così mo’ radono al suolo anche quello… ad ogni modo, se tanto mi da tanto, vista la riunione a Villa Malvezzi, c’è caso che realizzino un bel Casinò Municipale in stile Las Vegas (magari in associazione con i comuni limitrofi che è una cosa che a loro piace un sacco), rialzando di qualche piano ancora e mettendo la piscina al piano attico… = entrate per le languide casse comunali e gioia per le banche che non dovranno nei prx anni rinegoziare per l’ennesima volta i ns mutui.
L’idea di Nicolò mi piace molto e spero che il Comune riesca ad avviare veramente un progetto di riqualificazione dello stabile ovviamente sotto la sovrintendenza dell’architetto Nicolò Cristofori!!!
Chi se ne deve occupare ora, cominci a fare dei sopralluoghi e nel vedere la fatiscenza dell’edificio spero si accorga che dall’ultimo piano verso destra guardando dalla zenzalino ci sono pezzi (finestre?) pericolosamente già in bilico e in procinto di precipitare forse anche sul giardino del condominio adiacente!!
Complimenti a Nicolò e auguri per il suo bellissimo progetto, nel cuore di noi budriesi.
Gran bei progetti, proposte utopistiche, oserei dire faraoniche..-. ma chi paga? Sempre quelli?….i cittadini…. Poi guardiamoci attorno ci sono anche dimore un tempo signorili di proprietà del Comune, come la Villa Rusconi di Mezzolara che , nonostante un parziale restauro di anni fa, aspetta che sia concluso e di avere una degna destinazione… ce ne siamo dimenticati?