Quando il Re d’Italia venne a Budrio

2 luglio, 2015

Il 13 giugno 1925 Budrio assisteva all’ultima visita del Re d’Italia a Budrio. In quella occasione Vittorio Emanuele III inaugurò il Parco della Rimembranza, rivitalizzato proprio nel 2015 attraverso una splendida esposizione. Il secondo ed ultimo passaggio (avvenuto 90 anni fa) del Sovrano è legato al primo omaggio Reale, datato 25 settembre 1918. La Iª Guerra Mondiale non era ancora terminata ed i budriesi abbandonarono le loro occupazioni lavorative per riunirsi in piazza Filopanti. La speranza di sentir pronunciare al Re delle rassicuranti parole spinse molte persone per le vie di Budrio. Vittorio Emanuele III non fece dichiarazioni dettagliate, suscitando un po’ di delusione tra gli ascoltatori, che saranno rinfrancati dalla conclusione del conflitto, datata 4 novembre 1918.

L’ULTIMA VISITA DEL RE
Il 13 giugno 1925 il Re d’Italia Vittorio Emanuele III arriva a Budrio per la seconda ed ultima volta. La giornata tardo primaverile di 90 anni fa comincia prestissimo: il Re parte da Bologna alle 6 di mattina. In breve tempo raggiunge Castelmaggiore, dove inaugura l’acquedotto, poi San Pietro in Casale. Il corteo Reale transita anche attraverso le risaie, gremite di donne e uomini che, sospeso il lavoro per pochi minuti, non vogliono far mancare il loro saluto a Vittorio Emanuele III. La tappa successiva è Bentivoglio, da cui il Sovrano si dirige verso Budrio, passando per Bagnarola. Una fitta schiera di piccole imbarcazioni ai bordi dei canali delle risaie omaggiano il Re. Ogni barca è caratterizzata da una bandiera sventolante. Le persone esprimono entusiasmo e accolgono il passaggio delle automobili con gioia e commozione.
Alle ore 8 Vittorio Emanuele III arriva a Budrio: la vettura si ferma davanti al Palazzo Comunale e il Re scende – accolto dal Sindaco Cavalier Pescatori e dalle autorità – sorpreso dall’enorme affetto espresso da una piazza piena di persone festanti. L’ospite sale le scale e poi si affaccia al terrazzo. Il discorso pronunciato dal Re è breve, ma denso di riferimenti allo spirito nazionale e all’importanza della difesa della Patria. Le parole di Vittorio Emanuele III anticipano l’impegno seguente: l’inaugurazione del Parco della Rimembranza, costruito per difendere la memoria dei budriesi morti durante la Iª Guerra Mondiale. Il Re d’Italia appare emozionato davanti al Monumento ai Caduti e si sofferma alcuni istanti in più del previsto.
Il programma della giornata è ricco di appuntamenti: il Sovrano lascia Budrio per recarsi a Medicina, poi a Saiarino (negli impianti della Bonifica Renana), poi arriva a Molinella, a Minerbio, a Castel d’Argile, a San Giovanni in Persiceto, a Castelfranco Emilia e verso sera riparte in treno per Roma, esausto per la giornata così intensa.

IL 25 SETTEMBRE 1918
La prima visita del Re d’Italia a Budrio non è il risultato di una attenta programmazione, bensì il frutto di un inatteso cambio di percorso. Il 25 settembre 1918 Vittorio Emanuele III giunge a Faenza, a Castel Bolognese, ad Imola, a Dozza e ad Ozzano. Con un preavviso di pochissime ore, Budrio riceve la notizia dell’imminente arrivo del Sovrano. L’amministrazione comunale tenta di diffondere la notizia, che comunque raggiunge gran parte della cittadinanza. L’organizzazione della visita regale è complicata dall’incostanza del tempo, che fortunatamente si stabilizza. All’arrivo del Re d’Italia le vie e la piazza principale di Budrio sono affollatissime. Perfino gli operai si riversano per le strade, decidendo di abbandonare spontaneamente il lavoro. Vittorio Emanuele III giunge all’ingresso del Palazzo Comunale dove si intrattiene con i rappresentanti dei Garibaldini di Budrio e Molinella e con un folto gruppo di Ufficiali del Presidio. Il Sovrano entra nella Sala del Consiglio e poi, acclamato dalla folla, si affaccia al balcone. Il 25 settembre del 1918 la Iª Guerra Mondiale è ancora in corso e i budriesi sentono l’esigenza di ascoltare le parole del Re, tentando di comprendere in maniera più chiara gli avvenimenti bellici. Vittorio Emanuele III pronuncia un discorso breve e privo di riferimenti precisi alla Iª Guerra Mondiale, ma venato di gratitudine per i sacrifici sopportati con grande dignità dai budriesi. Il Sovrano osserva ammirato le varie sale del Municipio, condividendo alcune riflessioni con i rappresentanti delle organizzazione operaie. Il corteo Reale si dirige verso l’Asilo Infantile “Argentina Menarini”. Appena il Re entra nell’edificio posto alla fine del via Benni (ancora oggi sede dell’Asilo Infantile), i bambini lo accolgono intonando l’Inno Amor d’Italia, composto da Quirico Filopanti. Le parole e la musica, create dall’indimenticabile budriese, suscitano una incontenibile commozione. Anche Vittorio Emanuele III è costretto ad asciugarsi gli occhi mentre riceve una pergamena, contenente l’Inno di Filopanti, dalle mani del Sindaco di Budrio. Dopo aver dispensato delle carezze ai bambini dell’Asilo, il Re d’Italia riparte alla volta di Minerbio, salutato da moltissime persone assiepate lungo le strade ed animate dalla speranza di poter presto assistere alla conclusione della Iª Guerra Mondiale.

Leonardo Arrighi

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5 Commenti


  1. Andrea Bonfiglioli

    Come sempre molto bello ed interessante.
    Sarebbe bello che fosse fatto un articolo sulle motivazoni che hanno portato alla soppressione con regio decreto della partecipanza di Budrio nel 1931.

  2. fermo restando che tre anni prima, nel 1922, il piccolo re Savoia aveva deciso di NON spazzare via quei facinorosi dei fascisti che marciavano su Roma. Se lo avesse fatto, e poteva tranquillamente farlo con dieci cannonate, visto che i fascisti erano una accozzaglia di fanatici male armati, magari ci avrebbe risparmiato 20 anni di fascismo e un sacco di altri lutti. Quindi, evviva il Re che venne a Budrio!!! ma non dimentichiamo i suoi orribili errori storici… anche questa è RIMEMBRANZA

  3. Senza parole! Rinvangare ancora certi avvenimenti dopo 70 di repubblica. Una repubblica che ancora non ha deciso sul bicameralismo, la legge elettorale,…..

  4. rivangare?Si chiama storia…e poi ci lamentiamo se c’è troppa ignoranza in giro e si vede…e si sente…e ahimè si legge

  5. (la storie va sempre ricordata e raccontata per non ripetere in futuro gli stessi errori) Sembra elementare ma purtroppo non è così.

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