Quando si parla della Iª Guerra Mondiale accade frequentemente che le storie dei reduci fatichino a trovare spazio nelle cerimonie commemorative. Da questa sensazione nasce l’idea di raccontare la vita di Filippo Pasquali, un budriese che nel giugno del 1915 fu chiamato a combattere una guerra per lui incomprensibile.
L’INFANZIA A BAGNAROLA
Filippo Pasquali nasce il 28 ottobre 1895 a Bagnarola. Il padre Giuseppe e la madre Giuseppina Mengoli trasmettono al figlio alcuni valori molto importanti: l’umiltà ed il rispetto per il prossimo diventano presto i veri punti di riferimento per il giovane Pasquali. Dopo aver frequentato le scuole elementari, Filippo inizia a lavorare nei campi accanto al padre. Le giornate sono molto faticose, ma il ragazzino di Bagnarola ama la vita all’aria aperta e anche il costante impegno fisico non lo scoraggia. Alla sera Filippo è esausto, ma pieno di orgoglio per il sostegno che riesce ad offrire alla sua famiglia. Gli anni trascorrono velocemente. Per Filippo gli amici non mancano ed in particolare con una ragazza instaura un’intesa speciale. Angiolina Mazzanti ricambia le attenzioni del giovane di Bagnarola. I ragazzi continuano a frequentarsi e nel 1914 decidono di fidanzarsi. Dopo alcuni mesi scoppia la Iª Guerra Mondiale che, almeno inizialmente, sembra non coinvolgere l’Italia. La quotidianità di Filippo prosegue senza sconvolgimenti: il conflitto appare distante e perfino difficile da immaginare.
L’ARRUOLAMENTO
Purtroppo il 24 maggio del 1915 anche l’Italia fa il suo ingresso sullo scenario bellico. Pochi giorni dopo a casa della famiglia Pasquali viene recapitata una lettera. Il diciannovenne budriese apre la busta. Legge il contenuto della missiva e si ferma a riflettere: entro una settimana dovrà arruolarsi obbligatoriamente. Filippo non è nemmeno al corrente dei motivi per cui la Iª Guerra Mondiale sia in corso ma, nonostante ciò, è chiamato a prendervi parte. Il ragazzo non ha mai lasciato il suo luogo di nascita e non conosce il territorio a cui lo hanno assegnato. Pasquali lascia passare qualche giorno, che impiega nei vari saluti agli amici, ai famigliari e soprattutto ad Angiolina. Filippo non sa per quanto tempo resterà lontano dalla sua casa, però sente che l’esperienza bellica cambierà per sempre la sua vita.
LA VITA AL FRONTE
Nel corso dei primi giorni di giugno il budriese parte per il Friuli Venezia Giulia, più precisamente per il Monte Sei Busi. Filippo comincia la sua esperienza al fronte. La vita in trincea è tremenda. I continui rischi a cui sono sottoposti i soldati scavano dei solchi profondi nella psiche. Il ragazzo di Bagnarola si mostra, suo malgrado, coraggioso. L’amicizia con i compagni rappresenta l’unico appiglio, accanto ai ricordi degli affetti: il pensiero rivolto ad Angiolina rincuora Filippo: determinato nel voler sopravvivere. Il 18 luglio comincia la IIª Battaglia dell’Isonzo. Le truppe italiane attaccano all’alba con l’intenzione di raggiungere la linea Monte San Michele – Monte Cosich e il tratto San Michele – San Martino del Carso. I tentativi di avanzata coinvolgono anche il Monte Sei Busi e la rispettiva fanteria, che annovera tra le sue file anche Filippo Pasquali. Il 19 luglio la compagine italiana sembra prevalere sugli austro-ungarici. Il 20 luglio riprende l’offensiva: il X° Corpo impiegato fra San Martino e il Monte Sei Busi rilancia la propria azione, ottenendo alcune piccole conquiste territoriali. Dal 24 al 26 luglio la Battaglia vive il suo momento culminante: i risultati ottenuti dagli italiani vengono completamente annullati dalle controffensive nemiche. Il 25 luglio del 1915 l’esistenza di Pasquali cambia radicalmente. Nel corso dei combattimenti Filippo è colpito da due pallottole: la prima lo colpisce al costato, mentre la seconda gli perfora la bocca, compromettendogli il palato e i denti. Il soldato budriese, coperto di sangue, è trasportato in infermeria. Per molti giorni Pasquali non riesce nemmeno a parlare ed è costretto a soffrire per le dolorosissime ferite.
Dopo interminabili giorni passati nell’infermeria, Filippo è trasferito in un ospedale friulano e poi a Bologna, dove riceve le prime visite dei famigliari e di Angiolina. Il diciannovenne budriese non può fare a meno di lamentarsi per il dolore, le lesioni riportate sono gravi e lasceranno dei danni permanenti nel fisico e nella mente del ragazzo. I pensieri tornano costantemente alle sofferenze patite al fronte. Pasquali non riesce a dare un senso ad una guerra combattuta senza dei motivi comprensibili. Le numerosissime morti dei commilitoni sono squarci nell’anima, non rimarginabili.
IL RITORNO A CASA
Dopo alcuni mesi trascorsi all’ospedale, Filippo ritrova la propria casa: l’affetto dei famigliari lenisce la desolazione che il reduce continua a provare. La condivisione delle sensazioni vissute al fronte sembra un’utopia, invece per Pasquali diventa realtà attraverso l’amore per Angiolina, che si rivela una donna davvero straordinaria. Le giornate passate ad ascoltare le riflessioni di Filippo rinsaldano ulteriormente il rapporto nato prima dell’esperienza bellica. Il budriese vive anni molto complicati: i tentativi di adattarsi alle menomazioni sembrano vani, ma Pasquali non si arrende e ritrova l’entusiasmo necessario per continuare la propria esistenza. La masticazione e la deglutizione sono delle vere imprese. Filippo fatica anche ad articolare le parole e nei primi anni la possibilità di esprimersi risulta in parte compromessa.
Grazie al rapporto con Angiolina, il ragazzo di Bagnarola ritrova la fiducia in se stesso. Il 17 giugno del 1921 Filippo e Angiolina si sposano. Dalla loro unione nascono due figlie: Ilde (25 luglio 1922) e Imelde (2 dicembre 1923).
Pasquali continua ad esercitarsi con costanza e nel giro di qualche anno recupera la capacità di articolare i vocaboli, riuscendo di nuovo a parlare in maniera più che comprensibile. Il budriese ottiene un impiego all’Ufficio Postale di Bagnarola dove diventa una vera istituzione. Filippo trae grande serenità dalla vita famigliare: le figlie lo riempiono di soddisfazioni e la moglie continua ad essere sempre molto premurosa. Le limitazioni nella masticazione e nella deglutizione, la difficoltà nella pronuncia delle parole e i dolori provenienti dal costato non abbandonano mai Pasquali, capace di sopportare le numerose sofferenze accanto alla propria famiglia. All’inizio del 1940 Filippo muore improvvisamente, lasciando molta tristezza negli affetti più cari. La moglie e le figlie non smettono di ricordare il marito e il padre.
La storia di questo budriese partito, suo malgrado, per il fronte e tornato con gravi lacerazioni nel corpo e nell’anima raccoglie dentro di sé altre vicende, che riguardano i reduci della Iª Guerra Mondiale. Il ritorno alla normalità è stato per molti una chimera. Chi, come Pasquali, è riuscito in questa avventura la ha fatto grazie al sostegno di persone speciali: in particolare la moglie Angiolina. Tanti uomini non sono riusciti a vincere i demoni, alimentati dai mesi passati in trincea. Alcuni, con enormi sforzi, hanno riconquistato la loro esistenza e tra questi Filippo Pasquali rappresenta un esempio da scoprire.
Ringrazio Elisabetta Massarenti e Guglielmo Codicè.
Leonardo Arrighi