La riqualificazione di Piazza della Repubblica (lo spazio adiacente all’area ex coop in via Edera) è stata oggetto dell’ultimo consiglio comunale dello scorso lunedì. Il Movimento 5 Stelle ha promosso una mozione, poi fatta propria e votata da tutti i gruppi, con lo scopo di ridare centralità e migliorare la qualità urbana della stessa. Durante la discussione è però scoppiata la polemica sull’area dove sorgeva l’ex supermercato. Mazzanti: “Castelli doveva obbligare la COOP a riqualificare l’area”. E il consigliere di NOI per Budrio ha parlato di “degrado e luogo morto”. Pierini: “Degrado è altra cosa”.
L’AREA EX COOP DI PIAZZA DELLA REPUBBLICA
Il destino di Piazza della Repubblica, e dell’area di via Edera, non sembra essere diverso da quello che i residenti della zona hanno avuto sotto gli occhi negli ultimi anni. Dopo che COOP Adriatica ha spostato la sua attività alimentare in zona Creti, centinaia di metri quadrati di superficie sono rimasti alloggiati a cantiere. Inoltre, l’area residenziale è rimasta sprovvista della possibilità di vedere una espansione commerciale e alcune opere urbanistiche legate al progetto non sono mai state realizzate, come la ormai conosciuta “rotonda di plastica” all’incrocio con via Europa. Proprio la mozione promossa dal Movimento 5 Stelle è venuta a pretesto per nuove polemiche. “Il sindaco Castelli (che firmò la convenzione con COOP Adriatica per lo spostamento in zona Creti, ndr) doveva obbligare l’azienda a riqualificare l’area – ha detto il capogruppo di Noi per Budrio Maurizio Mazzanti – e invece la stessa azienda ha chiarito che ci fu solo un accordo verbale. Le convenzioni servono a questo, a creare obblighi. Rimane la grande perplessità di avere a che fare con una amministrazione chiusa e ottusa”. Pierini, poco prima, aveva chiarito che la riqualificazione dell’area poteva essere messa in campo solo attivando una nuova convenzione con COOP Adriatica che, a causa del momento di crisi attuale, sarebbe necessariamente caduta al ribasso delle pretese. “Dobbiamo avere meno pretese – ha detto il Sindaco – rispetto a quelle ottenute con l’attuale convenzione. E l’unica soluzione per migliorare la qualità urbana dell’area è quella di trovare un privato che investa. Escludo – ha concluso – l’attivazione di un mutuo da parte del Comune per far fronte alle spese”. Al sindaco non sono andate giù nemmeno le parole usate da Mazzanti che ha definito la zona legata a una “situazione di degrado urbano”, con una “piazza che è un luogo morto”. “Il degrado è quello di via Petroni a Bologna – ha ribattuto Pierini – Mazzanti deve imparare a pesare le parole, cosa a cui non è abituato. Al massimo si può parlare di abbandono”.
LA MOZIONE APPROVATA
Il testo che è stato approvato in aula è volto a migliorare il tessuto urbanistico per contribuire ad innalzare la percezione della sicurezza tra i cittadini e a prevenire anche possibili fenomeni di microcriminalità. A realizzare una serie di interventi tesi a ripristinare l’illuminazione laddove non più funzionante, il verde pubblico laddove non più presente, a ripristinare oggetti di arredo urbano come ad esempio le panchine, a realizzare attività di manutenzione della pavimentazione laddove dissestata. Inoltre, la mozione, prevede il coinvolgimento di insegnanti e alunni delle scuole per una caratterizzazione dei luoghi pubblici con decori, come già fatto con successo anche in altre zone del Comune di Budrio, dedicadoli ai valori fondanti della Repubblica Italiana. “Bisogna trasformare la piazza da non-luogo a luogo – ha detto il capogruppo grillino Antonio Giacon – anche attraverso una caratterizzazione artistica, in attesa che il comparto sia ultimato”. Il testo approvato impegna anche il Sindaco e la giunta a a continuare a verificare concretamente, con un’azione diretta verso la proprietà o i suoi consulenti, la disponibilità a sottoscrivere un nuovo accordo urbanistico che abbia comunque come priorità il recupero e la valorizzazione dell’area.
L’ottima mozione presentata e votata dal Movimento 5 Stelle e condivisa da NOI per Budrio e il PD è stata, come purtroppo succede di frequente, rovinata dall’intervento del Sindaco, nel goffo tentativo di giustificare la sua incapacità di risolvere l’annoso problema di Piazza della Repubblica. Quello che principalmente la mozione chiedeva era un ripristino decoroso della piazza con nuove panchine, illuminazione e alberi, oltre che attivare iniziative che portino al centro l’uso dello spazio oggi praticamente lasciato a sé stesso. Invece di plaudere la proposta discreta e non pretenziosa della mozione il Sindaco ha messo le mani avanti dicendo che solo la proprietà dell’area ex Coop (ossia Coop Adriatica) potrà risistemare la piazza quando deciderà di costruire e che il Comune dovrà abbassare le sue pretese nella convenzione che si dovrà andare a rifare. Il problema che ho sollevato, e che il Sindaco ha dribblato scagliando come fa spesso la palla e tirandola in tribuna, è che il meccanismo delle convenzioni, così come concepito da Castelli prima e da Pierini dopo deve essere rivisto dalle fondamenta. Pensare che quasi ogni opera pubblica debba essere pagata interamente dall’attuatore di un comparto è una doppia follia. La prima è che oggi praticamente nessuno investe per costruire, tant’è che molte convenzioni sono ferme o, peggio, morte, e quindi se aspettiamo le opere pubbliche fatte dagli attuatori aspettiamo un pezzo; la seconda è che naturalmente il costo della realizzazione dell’opera pubblica in convenzione ricadrà poi sul prezzo finale dell’immobile e quindi porta fuori mercato l’immobile stesso. Il Sindaco, non sapendo che pesci prendere con Coop Adriatica, avendo un potere di trattativa pari a zero, si è limitato a dire che bisognerà abbassare le pretese. Io gli ho ricordato che fu il precedente sindaco Castelli quando permise la delocalizzazione del nuovo supermercato a non obbligare la Coop Adriatica a riqualificare l’area. Dico obbligare perché le convenzioni in perequazione servono proprio a questo: a creare degli obblighi giuridici. In quel caso invece Castelli si accontentò di una promessa verbale. Le pacche sulle spalle, magari date da interlocutori potenti, non sono proprio la migliore forma di obbligo. E la risposta di Pierini è stata un bel calcio della palla in tribuna, ossia stigmatizza il fatto che abbia usato la parola degrado invece che abbandono. Peccato che il significato di degrado sia proprio “situazione di abbandono”. Ed è forse una parola che si potrebbe riferire anche ad altri ambiti comunali. La si può pensare come si vuole ma rimane il vecchio detto: “Nomina sunt consequentia rerum.”