La ricerca dell’ispirazione del budriese Ettore Burzi [GLI ARTISTI DIMENTICATI]

16 settembre, 2015

Soltanto cinque anni dopo Augusto Majani, a Budrio nasce l’artista Ettore Burzi: protagonista di numerose esposizioni nazionali ed estere. La commozione per i riconoscimenti ottenuti – soprattutto quando il Re e la Regina lo applaudirono senza sosta, decidendo di acquistare alcune opere ancora oggi conservate nel Palazzo del Quirinale – descrivono la personalità di Burzi. Poter ripercorrere la storia dell’arte osservando le sue opere è piacevole e stimolante. Il piacere più grande coincide però con la riscoperta di un pittore che, con le sue frequenti peregrinazioni e con una sensibilità manifestata attraverso pochi gesti, può fornire un esempio unico nel panorama artistico non soltanto budriese.

GLI ANNI TRASCORSI A BUDRIO
Ettore Burzi nasce a Budrio il 16 gennaio 1872. Il padre Giovanni (di origine greca) e la madre Carolina Cavalieri, proveniente da Chioggia, sono già genitori di Emma (1870), la sorella maggiore di Ettore. Negli anni successivi vedranno la luce anche Bianca (1874) e Ercole (1880), che andranno a completare la composizione della famiglia Burzi.
Ettore è un bambino vivace. Alto e robusto il futuro artista si aggira per Budrio, soffermandosi spesso ad osservare le mura, i palazzi ed alcuni paesaggi particolari. Nel 1887, dopo aver frequentato le scuole budriesi, i famigliari spingono Burzi ad intraprendere gli studi commerciali ad Imola. Il ragazzo non riesce a reprimere il proprio interesse per il disegno e la pittura.
Trascorrono due anni densi di tristezza ed Ettore decide di abbandonare l’istituto imolese e di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Bologna. I genitori appaiono inizialmente contrariati, ma il ricordo del padre – che da giovane aveva frequentato per circa un anno la Scuola di Ornato presso la Pontificia Accademia di Bologna – e l’inesauribile passione mostrata dal figlio azzerano anche le ultime perplessità.

VENEZIA NEL CUORE
Dal 1889 al 1891 Ettore studia all’Accademia bolognese, confrontandosi con gli stessi insegnanti avuti da Augusto Majani, che sarà il compagno di tante esposizioni. Puccinelli, Salvini, Lodi, Sezanne e Muzzi sono i docenti di riferimento per Burzi, che inizia a dare forma alla propria creatività, traendo ispirazione da ciò che lo circonda. I cambiamenti sono parte integrante della natura di Ettore, desideroso di fare nuove esperienze: nel 1891 il budriese si traferisce a Chioggia, dove dipinge i primi paesaggi lagunari, sperimentando l’acquerello e l’olio. Passano pochi mesi e Burzi va ad abitare stabilmente a Venezia, dove resterà per un decennio. Ettore si iscrive all’Accademia di Belle Arti e porta a termine gli studi intrapresi a Bologna.
Nella splendida città veneta il giovane artista conosce dei colleghi già affermati: Mario De Maria, noto come Marius Pictor, e Italico Brass lo affiancano in modo ricorrente. In particolare il primo – di origine bolognese e di vent’anni più anziano – diventa un autentico punto di riferimento per Burzi, che comincia a dipingere grandi tele chiamate Canzoni Veneziane e quadri di piccolo formato da cui non si separa mai e che lo accompagnano nei numerosi viaggi in Italia, in Germania e in Svizzera. La predisposizione per l’attività incisoria completa, e lascia intravedere, la fisionomia di un artista poliedrico ed incline alla sintonia con varie fonti di ispirazione.

LA VITA IN SVIZZERA
Negli anni tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900 Ettore definisce la propria sensibilità artistica. Venezia è un luogo denso di molteplici influenze, che derivano da tutto il continente e non possono fare a meno di lasciare tracce profonde nell’animo creativo di Burzi.
Nel 1902 il budriese si trasferisce nella Svizzera Italiana, dove sente di poter trovare un ambiente più affine alla sua tensione intellettuale. Ettore vive a Calprino – Lugano, dove da anni lavora (come domestica) la sorella minore Bianca. Il 20 agosto 1905 Burzi sposa Ines Antonietta Giuseppina Pisoni, nobile luganese nata nel 1880. L’artista va ad abitare nella imponente Villa Bianca di proprietà della moglie e successivamente si sposta a Tassino – Montarina, dove i coniugi acquistano Villa Donzelli. Tre anni più tardi, il 5 giugno 1908, nascono i due gemelli Massimiliano Tarzillo Natale ed Ettore Tarzillo Natale.
Burzi trova la serenità tanto sospirata e, anche grazie alla sicurezza economica acquisita, può dedicarsi interamente all’arte. Le sue giornate nell’atelier Beau – Site sono interminabili ed accese dal fuoco dell’ispirazione. Ettore è protagonista di numerose mostre – personali e collettive – in Italia, in Svizzera e in Germania. Il pittore di Budrio viaggia continuamente alla ricerca di nuovi paesaggi da osservare, assimilare e ritrarre. Il 7 giugno 1920 finisce il matrimonio con Ines, ma dopo alcuni mesi inizia una nuova relazione con Clara Antonia Lendi, che diviene la seconda moglie di Burzi.
La nuova consorte condivide maggiormente il percorso professionale del marito, che spesso sceglie di viaggiare insieme a lei. Roma, Grindelwald, Monaco di Baviera, Venezia, Baden, Zurigo e Basilea sono i luoghi in cui Ettore soggiorna con maggiore frequenza.

ETTORE E L’ARTE
Burzi è un pittore ricco di innumerevoli volti. L’impressionismo, il divisionismo, il simbolismo, l’art nouveau e l’espressionismo sono i movimenti artistici con cui Ettore si confronta direttamente. Le influenze si alternano, amalgamandosi però in maniera personale. Le avanguardie – tra le quali il cubismo, l’astrattismo, il futurismo, il dadaismo e il surrealismo – penetrano raramente nelle opere dell’artista budriese, che non riesce ad esimersi dalla loro inevitabile influenza, non rimanendone mai affascinato. Burzi resta legato al paesaggio, alla resa delle atmosfere, risultato di una pittura densa, composta da tocchi minimi. La luminosità delle scene, in particolare quelle notturne, è affidata al colore e allo smalto dell’olio, capaci di dare corpo a cromie dal gusto quasi bizantino. Accanto a Mario De Maria (1852 – 1924), si impongono come fonti di ispirazione anche Pietro Fragiacomo (1856 – 1922) e Guglielmo Ciardi (1842 – 1917): la stesura, con pennellate ampie e direzionali, offre un notevole apporto materico mai esasperato, mentre le linee compositive appaiono vibranti, rapide e contraddistinte da colori intensi. L’impostazione delle opere risente spesso dell’influenza che deriva dalle tele di Camille Corot – con ripetuti riferimenti a quelle eseguite durante il suo primo viaggio in Italia dal 1825 al 1828 – e da ardite soluzioni fotografiche, caratterizzate da punti di vista imprevedibili.
Ettore Burzi è protagonista di 73 esposizioni – tra personali e collettive – in Italia, in Svizzera e in Germania: a Roma, dove il Re e la Regina d’Italia restano colpiti dai quadri del budriese, decidendo di acquistarne alcuni; a Bologna, che lo vede ogni anno (sin dal 1896, in occasione della sua prima mostra) inserito nelle rassegne organizzate dalla Società Francesco Francia; a Firenze, al Palazzo Strozzi e alla Galleria degli Uffizi, che ne acquisisce un acquerello; a Venezia, a Cà Pesaro e in particolare nelle quattro Biennali a cui partecipa; a Milano, a Monaco di Baviera, a Zurigo, a Dresda, a Brauschweig, a San Gallo, a Basilea, a Berna, a Ginevra, a La Choux-de Fonds, a Winterthur e a Lugano.
All’inizio degli anni ’30 iniziano i gravi problemi ai polmoni, che destabilizzano la salute. La scoperta di un tumore non sottrae a Burzi l’energia creativa. Ettore continua a spostarsi da un luogo all’altro (fino alla morte avvenuta nel 1937), quasi sempre in compagnia della moglie, alla ricerca di un po’ di ristoro, sempre spinto dall’insaziabile passione per i paesaggi, soprattutto quelli dipinti dall’anima.

Ringrazio Giordano Cola.

Leonardo Arrighi

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