Budrio, i ragazzi di Mare Nostrum. Intervista alla coordinatrice Silvia Festi

29 settembre, 2015

Come vivono e come vengono gestiti i 12 ragazzi di Mare Nostrum accolti nel nostro Comune, grazie al lavoro della cooperativa Lai-momo. Nelle parole della loro responsabile d’area Silvia Festi, il riassunto di un anno trascorso nel nostro paese, tra impegni quotidiani, formazione, ricerca di un lavoro e la speranza di un futuro migliore.

Come si adopera la cooperativa Lai-momo per gestire i ragazzi di Mare Nostrum?
A Budrio abbiamo preso in affitto da un privato un appartamento da 12 posti, tanti quanti sono i ragazzi, dai 21 ai 35 anni, ospitati dalla cooperativa. I nostri operatori si adoperano per la prima accoglienza dei profughi: forniscono loro gli aiuti adeguati per imparare la lingua, gli insegnano a gestire la cura personale e la pulizia dell’alloggio, oltre a fargli comprendere come ci si deve comportare in un contesto che ha profonde differenze culturali con quello dal quale provengono. Viene loro spiegato come svolgere le operazioni quotidiane della vita: come prendere un mezzo di trasporto o fare acquisti nei negozi. Dapprima li accompagnavamo presso gli esercizi commerciali convenzionati, poi hanno imparato a muoversi autonomamente in paese. Vanno insieme a fare la spesa, anche questo è un modo per imparare a gestire il denaro che hanno a disposizione, facendo acquisti di gruppo per ottimizzare i soldi che hanno a disposizione. Poi li supportiamo nella ricerca di un lavoro…

Pensavo che, per legge, non potessero prestare alcun tipo di servizio lavorativo retribuito…
Solo per i primi 6 mesi. Nei quali, peraltro, è giusto concentrarsi sulla conoscenza della lingua italiana e sul dispiego delle prime questioni normative. Poi possono prestare attività lavorativa. Alcuni nostri operatori sono incaricati di spiegargli come si compila un curriculum e li aiutano a individuare i centri di somministrazione lavoro per candidarsi per un impiego. Generalmente trovano lavori di bassa manovalanza, come aiuto in cucina nel settore della ristorazione o nel campo agricolo. Dei 12 ragazzi di Budrio per ora sono 6 quelli che si sono attivati per la ricerca: alcuni di loro stanno svolgendo tirocini, altri svolgono per ora solo volontariato…

…come quello che in questi mesi li ha visti adoperarsi per la nostra comunità…
Sì, a Budrio hanno preso servizio volontario presso gli stand gastronomici di varie feste di paese, si sono adoperati per imbiancare la sede dell’associazione musicale Diapason, hanno aiutato gli assessori nel pulire aree verdi e hanno gestito il traffico durante alcuni lavori stradali. E’ notizia di pochi giorni fa il protocollo che la Regione ha siglato con la prefettura, per favorire la partecipazione volontaria di questi ragazzi come percorso educativo alle relazioni con i territori e i cittadini che li ospitano. E inoltre, fare attività, li aiuta a non chiudersi nei loro alloggi: per alcuni, uscire e prender parte a iniziative è indispensabile per non avere cadute sul piano psicologico, visti i trascorsi di vita che hanno le spalle.

Qual è la loro storia?
Ognuno di loro ne ha una diversa, ma tutte accomunate da un percorso doloroso. Hanno vissuto la guerra, con gli spari per strada e i suoi risvolti più tragici. Molti di loro vivono il disagio legato al viaggio per arrivare in Italia, nel quale hanno perso fratelli, genitori e amici cari. E ciascuno esprime diversamente questo dolore: c’è chi piange, chi non riesce a dormire, chi mangia poco. Il nostro compito è quello di aiutarli.

Crede che, a livello organizzativo, il nostro Paese sia preparato a ospitarli?
Credo che ci troviamo davanti a una prova generale di un fenomeno che avrà una ascesa nei prossimi 15 anni. Se fossimo un po’ più illuminati, ci renderemmo conto che l’Italia è una nazione “vecchia” che rischia di non avere forza lavoro per mantenere la popolazione più anziana, se non si arricchisce di nuove generazioni. Quello che sta succedendo in questi anni è solo una goccia e forse, ora più che mai, dovremmo veramente cogliere l’occasione per capire come adoperarci per il futuro.

Che opinione si sono fatti dei budriesi?
Nell’evento pubblico di poche settimane fa (alle Torri dell’Acqua, ndr) hanno espresso il loro senso di gratitudine nei confronti del territorio e dell’accoglienza che hanno ricevuto. E’ chiaro che per la maggioranza di loro, il futuro non sarà restare a Budrio, ma una volta ottenuto il permesso di soggiorno, cercheranno di raggiungere i loro connazionali in altre zone della provincia o del Paese.

A che punto siamo con la richiesta di asilo?
Tutti i ragazzi hanno sostenuto una audizione e sono in attesa del responso della commissione territoriale. Se la risposta sarà positiva allora potranno muoversi liberamente sul territorio, altrimenti dovranno lasciare l’Italia.

A Budrio sono attesi altri migranti?
Per ora no. Ma in futuro non lo sappiamo: dipenderà da come la prefettura li distribuirà.

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6 Commenti


  1. Perché vengono definiti profughi e non più giustamente immigrati abusivi?

  2. Per l’ennesimo volta ci tocca leggere la litania dell’Italia nazione vecchia e del pagamento delle pensioni, sicuramente imparata a memoria nella sede del partito. Recitata da chi non ha mai mosso un mignolo per una seria politica della casa e del lavoro per le coppie giovani. E soprattutto menzognera, visto che i nostri anziani (o almeno la maggior parte) si sono ampiamente pagati in anticipo fior di contributi previdenziali che in molti casi non riusciranno neanche a riscuotere. Provate a consultare il sito INPS e sommate tutti i contributi di una vita. Vi accorgerete che spesso quello che Vi erogano mensilmente non basta a riscuoterli, altrochè balle.

  3. Bisognerebbe censurare certi affermazioni…e mi riferisco a lei Signora Festi!

  4. Gent.mi mi piacerebbe leggere Budrio Next per essere informata. Questo articolo invece sembra proprio una pubblicità (neanche tanto occulta). Un giornalista – secondo me- dovrebbe fare delle domande utili a chiarire un tema, cosa che in questo caso non è avvenuta. Quindi…
    -Se si parla di un appartamento per 12 persone chieda i metri quadrati e il numero dei servizi (non i posti!).
    -La coopertiva Lai-momo da chi è pagata e quanto pensa di ricavare da questo investimento?
    Perché ha chiamato “ragazzi” delle persone dai 21 ai 35 anni ? (Quando diventeranno adulti?).
    -Presso quali feste di paese hanno lavorato (“varie” vuol dire tutto e nulla).
    -Fare gestire “il traffico durante alcuni lavori stradali” a chi non sa badare a sé e deve essere seguito (che dice la Festi nell’intervista) è corretto?
    – La Festi sa quanti “ragazzi” (dai 21 ai 35 anni) di Budrio sono alla ricerca di un lavoro e sperano di un futuro migliore?
    Da quale conflitto provengono questi “ragazzi”? Da quale Nazione in guerra? (Anche le guerre e le Nazioni hanno un nome!).
    Il resto si commenta da solo …. “Se fossimo un po’ più illuminati, ci renderemmo conto che l’Italia è una nazione “vecchia” che rischia di non avere forza lavoro per mantenere la popolazione più anziana, se non si arricchisce di nuove generazioni. Quello che sta succedendo in questi anni è solo una goccia e forse, ora più che mai, dovremmo veramente cogliere l’occasione per capire come adoperarci per il futuro.” .
    Suggerisco alla Festi, con molta tenerezza, di chiedere in Comune quanto costano le rette del nido…
    E abbraccio una cara amica che ha interrotto una gravidanza perché non avrebbe saputo come sostenere il secondo figlio.

  5. Io di domande ne avevo fatte 8, ma essendo probabilmente troppo scomode, l’intervento è stato censurato.
    Ringrazio Budrio next.

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