Il matrimonio della budriese Simona Vinci diventa caso nazionale. La Curia: “E’ nullo”

5 ottobre, 2015

La Curia contro una cittadina mezzolarese. E’ la scrittrice Simona Vinci [foto], conosciuta per la pubblicazione di molti libri di successo, la destinataria del duro attacco che il giudice del tribunale ecclesiastico Paola Cipolla le ha riservato, nei giorni scorsi, dalle colonne del settimanale Bologna Sette. Il motivo delle ostilità sono le confessioni che la mezzolarese ha riservato a Facebook dopo esserci sposata in Comune a Budrio, nelle quali ha definito il matrimonio “una pagliacciata”. Il caso ha avuto risonanza su moltissimi quotidiani nazionali.

IL MATRIMONIO PER TUTELARE IL FIGLIO
Martedì scorso Simona Vinci ha pronunciato il fatidico “sì” insieme al compagno e convivente Pietro Bassi, con il quale ha avuto un figlio che ora ha tre anni. Un matrimonio – come ha confessato nel suo profilo Facebook – “per tutelare nostro figlio e perchè le leggi dello Stato Italiano non garantiscono l’assistenza e la facoltà decisionale della compagna e del compagno di vita in caso di gravi malattie che purtroppo possono capitare a tutti”. Non c’erano invitati all’evento e come testimoni solo un amico e una impiegata del Comune conosciuta quel giorno. Le spese sono state ridotte a 16 Euro per la marca da bollo: nessun fotografo in sala, solo una scatto dal telefonino (poi pubblicato) e un bouquet di rose offerto dal Sindaco. “Trovo una pagliacciata – ha scritto ancora su Facebook – tutto ciò che ruota attorno ad un contratto. Dirò di più: penso che una volta per sempre bisognerebbe svincolare questo contratto dall’aspetto ‘sessuale’. Una famiglia non deve per forza essere composta da madre, padre e figli, ma può benissimo essere un patto tra persone (amici, amiche) che condividono oneri, diritti e doveri per scelta e per affetto”.

L’ATTACCO DELLA CURIA: “IL MATRIMONIO E’ NULLO”
Ma alla Curia bolognese non devono essere piaciute molto quelle parole. Tanto che, sabato scorso, il settimanale diocesano Bologna Sette riportava il duro attacco del giudice del tribunale ecclesiastico Paola Cipolla. “Non si può – è scritto nell’articolo – decidere di sposarsi solo perché così si ottengono diritti e benefici che diversamente, non si avrebbero secondo la legislazione vigente. Così tutto perde il suo senso, diventa un pro-forma, una farsa, una simulazione: per l’ordinamento italiano quel matrimonio è nullo, così come è nullo il matrimonio celebrato al solo fine di acquistare la cittadinanza. Il matrimonio è di più, molto di più. Il senso di celebrare il matrimonio non può stare nella ricerca di una tutela istituzionale”.

IL CASO NELLA CRONACA NAZIONALE. PIERINI: “IL MATRIMONIO E’ REGOLARE”
Dopo le parole del giudice Cipolla, il caso del matrimonio della Vinci è rimbalzato sulle principali testate giornalistiche nazionali, dall’Huffington Post a Repubblica, dal Corriere della Sera a Il Fatto Quotidiano. E naturalmente Avvenire. Anche il sindaco Giulio Pierini ha voluto dire la sua su questa vicenda. “Non esiste alcun elemento – ha riferito il Primo Cittadino – per mettere in discussione la regolarità del matrimonio. Allo stesso modo non possono essere messi in discussione i sentimenti e l’affetto che li legano. “Chi siamo noi” per giudicare i progetti di vita di quella che era già una famiglia molto prima di martedì scorso?”. Pierini ha poi allargato il ragionamento anche alle leggi nazionali. “Piuttosto – ha continuato – le questioni giustamente poste da Simona riguardano l’inadeguatezza della legislazione italiana che, ancora oggi, nega diritti e opportunità in materia di unioni civili tra persone di sesso diverso e tra persone dello stesso sesso”. Concetto fatto proprio anche dalla Scrittrice, sempre su Facebook. “Se la mia provocazione può servire a sbloccare la discussione del DDL Cirinnà sulle Unioni Civili (e l’approvazione dello stesso) che il Premier Matteo Renzi ha promesso dall’inizio della sua legislatura ne sarò lieta. Lo chiede anche l’Unione Europea”.

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7 Commenti


  1. Non capisco una cosa. Se il matrimonio è stato celebrato civilmente a quale titolo interviene la Curia? La Curia avrebbe fatto figura migliore a tacere. Così ha invece mostrato di volere continuare a interferire sulle vicende personali anche di chi, evidentemente, non ha intenzione di essere condizionato dalla Chiesa nelle proprie scelte civili (cattolici adulti) o di chi, legittimamente, della Chiesa non sa che farsene essendo non credente.
    Simona Vinci ha semplicemente esplicitato una verità diffusa: spesso ci si sposa solo per ottenere diritti che la legislazione italiana, con il solito ritardo causato dall’eccessivo ossequio dei nostri politici alle direttive vaticane, non ha ancora assicurato alle coppie di fatto, come avviene nella maggior parte delle nazioni progredite.

  2. Andrea Bonfiglioli

    Guarda Sandro, secondo me ci sono da dire due cose:
    1) la costituzione prevede libertà di espressione a chiunque, quindi anche la curia (una giornalista di una testata legata alla curia in verità) può, nei limiti della decenza e della legge, esprimere un qualsivoglia parere su qualsivoglia argomento;
    2) nel caso di specie, secondo me il clamore mediatico volutamente sollevato ad arte da sposa e sindaco (il bouchet è stato pagato dal sindaco, non mi si dica che usa ogni volta così) ha determinato un’altra risposta che mediaticamente ha avuto clamore.

    Se davvero il matrimonio riguarda un fatto personale, secondo me tale avrebbe dovuto rimanere, qui invece si è voluto approfittare di un fatto “personale” per fare politica in senso lato.
    Peraltro Sandro, a pensarci bene, se acquisire più diritti è l’unica motivazione per registrare un matrimonio, mi spieghi perchè dovrebbe essere valido legalmente mentre se il matrimonio avviene per perseguire altri interessi (ottenimento di cittadinanza) non lo è? Che ci sono interessi di seria A e B? Ma il matrimonio (religioso o civile, ma pur sempre matrimonio) non dovrebbe essere conseguenza solo di atto d’amore?

  3. Per il diritto canonico il matrimonio è un sacramento, per il codice civile invece è una semplice manifestazione di volontà….ergo,i diritti civili gli ottieni solo con la trascrizione nei registri dello stato civile(matrimonio religioso+trascrizione…concordato….diritti);
    giurare amore eterno davanti al sacerdote(e “basta”)non ti da alcun diritto.

  4. Da quello che ho letto, sono già una famiglia, vivono assieme, hanno un figlio, quindi i presupposti del matrimonio ci sono tutti, la cosa è ben diversa rispetto al matrimonio tra due persone al solo scopo di dare vantaggi ad una, vedi l’esempio citato della cittadinanza. Si sono sposati per vedersi riconoscere diritti finora riservati alle coppie sposate, in assenza di una legge che regolamenti le coppie di fatto. E Simona non ha detto solo quello ma che avrebbe voluto sposarsi solo quando avranno la possibilità di farlo anche le coppie gay. Dal primo momento che il presupposto di base è comunque stare assieme e crescere un figlio, non vedo cosa ci sia di non valido in questo matrimonio. E la giornalista è stata perentoria, non ha espresso un parere ma un diktat e francamente la curia sul matrimonio civile dovrebbe solo tenere la bocca chiusa, sia che parli direttamente che per interposta persona.

  5. …………………”sono le confessioni che la mezzolarese ha riservato a Facebook dopo esserci sposata in Comune a Budrio, nelle quali ha definito il matrimonio “una pagliacciata”.
    Mi pare che ci sia poco da aggiungere: se chi lavora è un lavoratore, chi commette una pagliacciata e un p………..
    Concordo con quanto scrive il Sig. Bonfiglioli ed aggiungo una domanda. Il sindaco ha pagato il bouchet, quindi la fioraia può stare serena. I soldi erano del sindaco o del comune? Sapendolo staremo sereni anche noi contribuenti.

  6. Ribadisco che, a mio avviso, bene ha fatto Simona Vinci a sposarsi civilmente spiegando anche il valore “politico” (non “partitico”) del suo gesto.
    In questo periodo i partiti, soprattutto quello che ci governa, non perdono occasione a proposito di diritti delle coppie di fatto, di omofobia, e di altre questioni che riguardano l’umana convivenza per informarci che sono sì questioni importanti ma che intanto bisogna occuparsi d’altro.
    Nel frattempo, quando ci sono ingiustizie perché qualcuno ha dei diritti e qualcun altro no, risolvono il problema togliendo i diritti anche a chi ce li ha già.
    Legittimo comunque che qualcuno la veda come me e qualcun altro no.
    Quello che stona è l’ intervento della Curia che pretende di dire la sua anche quando ( matrimonio civile contratto da due cittadini evidentemente non credenti) dovrebbe tacere.
    Preciso che personalmente frequento la Chiesa ma ritengo che chi non lo fa meriti atteggiamenti di rispetto.

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