Ieri al Teatro Consorziale di Budrio è andato in scena il racconto della vita di Charlie Duke, il decimo uomo ad aver camminato sulla luna. Lo stesso astronauta ha narrato per oltre due ore le varie avventure della sua esistenza davanti ad un teatro pieno di studenti dell’Istituto Superiore “Giordano Bruno”. La possibilità di familiarizzare con il percorso che ha portato Charlie sulla luna, attraverso le parole del protagonista, ha reso la mattinata appassionante e ricca di aneddoti da ricordare. Comprendere quanti sacrifici abbia dovuto fare Duke per realizzare il suo sogno rimane un insegnamento senza tempo. La sincerità con cui l’astronauta ha parlato delle proprie debolezze, delle gravi difficoltà affrontate dopo l’impresa spaziale e del fondamentale incontro con Dio è stato un elemento sorprendete, ma denso di significati. L’evento – organizzato dall’Associazione Agape Italia in collaborazione con YfC e Impatto Budrio – fa parte del tour europeo dell’astronauta, che per una mattina ha ridotto la distanza tra Budrio e la luna.
LE SFIDE PER MIGLIORARE SE STESSO
Charlie nasce a Charlotte (Carolina del Nord) il 3 ottobre del 1935. Quando Duke è un vivace bambino americano, nessuno parla della luna come meta da raggiungere: la sfida allo spazio sarà lanciata alcuni decenni dopo. Charlie frequenta la Lancaster High School e poi si iscrive all’Accademia militare, ottenendo il diploma come Valledictorian alla Admiral Farragut Academy di St. Petersburg (Florida) nel 1953. Quattro anni più tardi il futuro astronauta riceve il titolo universitario in scienze navali dall’Accademia Navale degli Stati Uniti. A questo punto della propria vita, Duke scopre di essere profondamente affascinato dal volo: dopo il diploma dell’Accademia Navale (conseguito nel 1957), Charlie viene reclutato dalla US Air Force ed assegnato alla base di Spense (Georgia). Il ventiduenne americano non si risparmia, scegliendo sempre le sfide più difficili e rifiutando categoricamente qualsiasi tipo di compiacimento.
L’addestramento avanzato sui velivoli di tipo F-86 Sabre nella base Moody (Georgia) è una tappa di un percorso costellato di difficoltà, ma ricco di stimoli. Duke serve per tre anni gli Stati Uniti come Pilota di Intercettatori alla base aerea di Ramstein in Germania. Ritornato in patria, Charlie decide di affinare la propria preparazione al Massachusetts Institute of Technology (MIT), ottenendo la Laurea in Aeronautica nel 1964. L’anno successivo arriva anche il Diploma alla Scuola per Piloti Aerospaziali: Duke diventa poi Pilota Istruttore, capace di volare con gli: F-101 Voodoo, F-104 Starfighter e T-33 Shooting Star. Le conoscenze acquisite dal trentenne della Carolina del Nord sono sconfinate e riguardano numerose discipline scientifiche. Nel mese di aprile del 1966 Charlie viene selezionato tra i diciannove membri del quinto gruppo di astronauti della NASA. Le esercitazioni sono molto intense: la mente e il corpo devono essere spinti al limite, sempre alla ricerca di nuove possibilità di miglioramento. Fisica, chimica e geologia sono approfondite senza sosta.
Foto: Anna Magli (ultime cinque della galleria)
L’ARRIVO SULLA LUNA E IL RITORNO SULLA TERRA
Nel 1969 Duke fa parte della squadra di supporto per la missione Apollo 10 e poi ricopre il ruolo di Capcom (Capsule Communicator) nella missione Apollo 11, che porta i primi uomini sulla luna. Dopo essere stato pilota di riserva della missione Apollo 13, finalmente arriva la grande occasione: Charlie è il pilota del modulo lunare nella missione Apollo 16 del 1972. Duke e John W. Young scendono sull’altopiano Descartes ed effettuano ben tre attività extra-veicolari nel corso delle 71 ore e 15 minuti trascorsi sulla luna. Gli astronauti svolgono molti esperimenti e raccolgono frammenti lunari. La gioia di Charlie, che lascia la foto della sua famiglia accanto alle proprie orme, è incontenibile.
Tornato sulla terra, Duke partecipa – nel dicembre 1972 – alla missione Apollo 17 come pilota di riserva. All’inizio del 1976 il decimo uomo ad aver calcato il suolo lunare sceglie di ritirarsi dalla NASA. Charlie vorrebbe dedicarsi alla moglie e ai due figli, ma una spirale depressiva ne condiziona l’esistenza. I pensieri espressi da Duke nel corso della mattinata al Teatro Consorziale si sono soffermati in particolare su questo momento decisivo. Soltanto la creazione di un autentico rapporto con Dio ha permesso all’astronauta americano di salvare se stesso e la sua famiglia, riuscendo così a scoprire il vero significato della vita: ricca di sfide interessanti da raccogliere sulla via che porta al proprio miglioramento individuale.
Leonardo Arrighi
Veramente un evento straordinario il racconto umano dell’astronauta Charles DUKE che è passato dalla fase “Lunare” a quella “Terrestre” superando innumerevoli insidie e difficoltà che lo rendono più vicino a tutti noi