Se il 2 dicembre fosse la festa dei budriesi. La storia di Giuseppe Donati, il padre dell’ocarina

2 dicembre, 2015

Il 2 dicembre 1836 nasceva il budriese Giuseppe Donati: inventore dell’ocarina. La storia dello strumento si è legata a quella di Budrio ed insieme, come si può vedere anche attualmente, hanno colpito e affascinato molte nazioni sparse in tutto il mondo.
Oggi, in particolare per i budriesi, è una giornata speciale, che dovrebbe essere celebrata come festa paesana. Ricordare la nascita dell’ocarina, i suoi vari sviluppi e le vicende umane delle persone che hanno permesso di tutelarne la memoria e di diffonderne il melodioso suono sarebbero occasioni di aggregazione, all’insegna della cultura e della gratitudine.

LA NASCITA DELL’OCARINA
Tra il 1853 e il 1854 il diciassettenne budriese Giuseppe Donati, impegnato nel mestiere di fornaciaio, tenta in ogni modo di dedicarsi alla sua grande passione: la musica. Il pianoforte, il clarino e l’organo occupano tutte le ore libere del giovane, che un giorno cerca di sorprendere gli amici con una divertente invenzione. Giuseppe si procura un fischietto a forma di ochetta, venduto comunemente nelle fiere, e decide di aggiungere alcuni fori, rendendo possibile l’esecuzione di un’ottava. Questo tentativo stimola la creatività di Donati, che si prefigge di dare forma ad uno strumento più completo.
Il budriese comincia a modellare un oggetto simile ad una cornetta: ne mette a punto i dettagli e poi lo colloca in forno. Dopo l’estrazione dalla bocca rovente, la terracotta cade. L’imboccatura e l’articolata parte curvilinea si frantumano. A sopravvivere è soltanto la tozza porzione centrale, che appare priva di qualsiasi possibile utilizzo: per Giuseppe diventa una irripetibile fonte di ispirazione. L’ocarina avrà proprio quelle sembianze. Donati costruisce una terracotta simile a quella incidentata, la cuoce e ne verifica l’intonazione: il suono è sorprendente. I budriesi si incuriosiscono, la notizia si diffonde per le vie del paese, in cui le persone si interrogano sulle reali capacità dello strano oggetto.

IL CONCERTO
Giuseppe costruisce una serie di cinque ocarine, capaci – attraverso le differenti dimensioni – di equiparare, tra bassi ed acuti, l’estensione di note pari del pianoforte. Il perfezionamento di cinque strumenti è il risultato di anni di intenso lavoro: Donati esegue una infinità di esperimenti, trascorrendo periodi densi di perplessità. Alla fine però le ocarine sono pronte per essere suonate.
Il desiderio dell’inventore è proprio quello di sentire le sue creature esibirsi. Per questo motivo chiede a quattro amici musicisti – Ercole ed Alberto Mezzetti, Ulisse Avoni e Federico Vignoli – di affiancarlo per formare il primo quintetto. I cinque ragazzi cercano il migliore affiatamento attraverso prove frequenti. La sintonia tra gli ocarinisti raggiunge un livello insperato, tanto da creare un vero concerto: il Concerto delle Ocarine, come amano definirsi gli stessi protagonisti.
Il repertorio dei suonatori si arricchisce con costanza, arrivando a contemplare composizioni molto complesse. Gli ocarinisti iniziano ad essere conosciuti anche al di fuori di Budrio e nel 1865 ottengono il primo successo, che coincide con il debutto lontano dalle mura amiche. Il Concerto, composto per l’occasione da sei elementi, si esibisce a Molinella (1865), riscuotendo un grande successo: gli applausi si protraggono per parecchi minuti. L’entusiasmo dei sei budriesi è incontenibile, tanto da fargli dimenticare le restrittive norme sul disturbo della quiete pubblica. La gioia del momento viene funestata da una denuncia, seguita da un processo e da una condanna pecuniaria per gli schiamazzi notturni, in realtà i melodiosi canti delle ocarine: felici per il consenso appena ricevuto.
Nel 1869 il Concerto (composto da cinque elementi) si afferma ulteriormente: gli ocarinisti si esibiscono al Teatro Brunetti (poi Duse) di Bologna per due sere consecutive, in cui sono costretti dal pubblico adorante a replicare l’intero programma in entrambe le circostanze. Il gruppo, ampliato a sette elementi, raggiunge una notevole notorietà e continua ad esibirsi in varie città italiane: Ferrara, Padova, Trieste e al Teatro Argentina di Roma: dove probabilmente gli ocarinisti adottano per la prima volta il costume laziale, che sarà utilizzato per parecchio tempo. La strada appare in discesa ed invece i suonatori budriesi sono costretti a rifiutare delle occasioni pubbliche a causa dei compensi davvero improponibili. Attorno al 1870 Giuseppe Donati, molto impegnato come fabbricante di ocarine, si ritira dal Concerto, che si scioglie per circa un anno. Dopo dodici mesi gli ocarinisti si riuniscono nuovamente sotto la direzione di Giuseppe Grossi: le ocarine cominceranno ad affermarsi oltre i confini nazionali, consolidando l’avventura ancora oggi in splendida evoluzione.

LA STORIA DI GIUSEPPE
Il 2 dicembre 1836, nella località Martella di Budrio, nasce Giuseppe Donati. Il padre Giovanni Battista e la madre Giuseppina Carlotta Cavazza battezzano il neonato nella Chiesa di San Lorenzo. La famiglia Donati è molto numerosa e Giuseppe deve convivere con ben dodici tra fratelli e sorelle. La situazione economica non è certo agiata, però l’ultimo arrivato può frequentare prima le Scuole d’Abbaco e poi quelle di Umanità (o del Latino). La sopravvivenza non lascia spazio ai sogni e Giuseppe è costretto ad intraprendere il mestiere di fornaciaio. Ogni istante libero è occupato dalla passione per la musica, che porta Donati ad affinare le proprie abilità come suonatore di pianoforte, di organo e di clarino. Tra il 1853 e il 1854 la creatività del budriese porta alla nascita dell’ocarina. La formazione del primo Concerto, nel 1863, e i successi conseguiti convincono Giuseppe a produrre esemplari del nuovo strumento da vendere nelle fiere e nei mercati.
Nel 1866 l’inventore si sposa ed intraprende la gestione di un caffè: il futuro Caffè Gasperini e poi Bar Centrale in via Bissolati. Nel 1867 Donati avvia la vera e propria produzione di ocarine in un suo personale laboratorio. L’impegno creativo è enorme e, nel 1870, l’ocarinista deve abbandonare il Concerto e l’attività al Caffè per dedicarsi completamente alla produzione di ocarine. Nello stesso anno nasce il primo figlio Aristide, che sarà seguito nel 1873 dal secondogenito Pellegrino.

DONATI A BOLOGNA E A MILANO
Nel 1878 Giuseppe si trasferisce a Bologna per offrire nuovi sviluppi alla sua piccola fabbrica. I risultati sono buoni e per quasi trent’anni il budriese ottiene numerose soddisfazioni, anche economiche. Nel 1904 a Milano sorge una filiale e tre anni più tardi Donati, seguito dalla famiglia, si traferisce stabilmente nella città lombarda. Dopo poco tempo Giuseppe subisce uno sfratto (a causa della non preventivata demolizione della casa) inaspettato, che lo porta a dover ricercare una nuova sistemazione, provvista anche di un forno in cui poter cuocere le ocarine. A Milano l’inventore budriese viene intervistato (per la prima ed unica volta) dal giornalista Otello Cavara, che pubblicherà poi l’articolo fondamentale per la salvaguardia della storia di Donati e dell’ocarina.
La simpatia e la vivacità caratterizzano ancora l’ocarinista, provato da una serie di disgrazie familiari, che lo hanno portato sulla soglia dell’assoluta povertà. L’amore per la musica lo mantiene vivo. Gli strumenti nascono dalla sue sapienti mani, sempre pronte a variare i materiali (terracotta e alluminio) e le forme. Giuseppe crea pezzi musicali, si impegna in riduzioni di opere liriche, dando vita ad un ampio repertorio, accompagnato da un metodo pratico per suonare le ocarine, scritto proprio da lui. La morte della moglie accresce lo sconforto del budriese, che continua a creare il suo strumento fino al giorno della morte, avvenuta il 14 febbraio 1925. Dopo dieci anni dalla sepoltura, il corpo di Donati finirà in una tomba comune del cimitero di Milano. Il suo laboratorio verrà presto distrutto e i figli continueranno ad occuparsi di attività diverse da quella paterna.

Leonardo Arrighi

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