Il fotografo mezzolarese Carlo Alberto Torreggiani è stato autore di oltre 30000 foto di Mezzolara, dei dintorni e degli abitanti dei vari luoghi. Il valore storico degli scatti è un aspetto fondamentale, a cui si affianca però una inequivocabile componente artistica, che rende alcune fotografie davvero sorprendenti.
Torreggiani, in contatto epistolare con i fotografi Villani di Bologna e Alinari di Firenze, ha immortalato Mezzolara dal 1895 al 1930, non smettendo mai di sperimentare nuove tecniche.
Dal 2006 al 2008 la Fiera della Cipolla ha ospitato tre esposizioni – curate da Pietro Biavati – che hanno permesso di riscoprire il talento di Torreggiani. Ora però si corre il rischio di rendere vano lo sforzo di Pietro e di Franco Gatti, strenui difensori del valore storico e artistico del primo fotografo mezzolarese. A distanza di oltre sette anni dall’ultima mostra, il sogno è quello di poter dar vita ad un nuovo progetto, che renda la giustizia dovuta ad un uomo sinceramente affezionato alla sua comunità.
L’AMORE PER LA FOTOGRAFIA
Attorno al 1895 Alberto Torreggiani inizia la sua attività come fotografo. Nelle prime fasi si può parlare quasi esclusivamente di passione, perché la fotografia è ai suoi albori nelle zone distanti dai grandi centri cittadini e non coincide con un vero e proprio mestiere: stabile e ben remunerato. Il giovane mezzolarese da alcuni anni coltiva la curiosità per la nuova tecnica, che potenzialmente potrebbe consentirgli di fissare quegli istanti da tempo osservati e contemplati. Torreggiani stabilisce dei contatti con la Francia, legge numerose pubblicazioni e poi acquista la sua prima macchina fotografica. Nessuno a Mezzolara ha mai assistito alla realizzazione di una foto e i compaesani restano interdetti al cospetto di quella strana diavoleria. Alberto allestisce uno studio, provvisto di camera oscura, nella sua abitazione nota con il nome di Casino Venturoli e ancora oggi posta in via Schiassi n.78. Torreggiani comincia a dare sfogo alla sua fantasia, insaziabile e non appagata soltanto dalla crescente abilità tecnica.
Il mezzolarese vaga per il paese alla ricerca di possibili scenari da eternare con l’obiettivo. Alberto fissa istanti di vita quotidiana, ma spesso si accorda con le persone. Non è possibile realizzare una foto passando inosservati: l’attrezzatura è voluminosa e i tempi non sono certo rapidi. Torreggiani riesce a convincere i compaesani a mettersi in posa, creando delle composizioni strettamente legate alle scene teatrali. Mezzolara sembra aprire il proprio sipario, dando una immagine di sé a volte lontana dalla realtà concreta.
Alberto fotografa molti scorci mezzolaresi, documentandone i cambiamenti e le repentine evoluzioni. Gli scatti di Torreggiani assumo quindi anche un valore storico insostituibile per Mezzolara e per i dintorni: Dugliolo, Casoni e Ronchi. La creatività spinge il fotografo ad impegnarsi in arditi esperimenti: le combinazioni, degne di un illusionista, con i vetrini permettono di giungere a risultati davvero sorprendenti. La produzione delle lastre, rigorosamente di vetro, è un momento decisivo, in cui le innovazioni artigianali prendono corpo. L’aggiunta di dettagli inesistenti – come per esempio i lampioni dell’illuminazione pubblica, per rendere Mezzolara un paese moderno – in alcune istantanee, rende manifesto il profondo legame tra Alberto e la sua comunità.
Dopo la Iª Guerra Mondiale, i mezzolaresi si appassionano alla fotografia e cominciano a dare vita ad un rito collettivo. Alla domenica mattina, gli abitanti si vestono in maniera elegante per la funzione religiosa, per discutere di affari, per una passeggiata nel centro del paese e per condividere con gli amici alcuni momenti liberi dai doveri lavorativi. Nel giorno festivo i mezzolaresi avviano la consuetudine di farsi fotografare all’interno dello studio allestito da Torreggiani, che comincia a creare un attività redditizia anche dal punto di vista economico. Negli stessi anni il fotografo comincia a produrre delle cartoline, che le persone acquistano molto volentieri e spediscono ad amici, andando orgogliosi delle bellezze del loro paese: assolutamente valorizzato dall’obiettivo di Alberto.
IL PRIMO FOTOGRAFO DI MEZZOLARA
Carlo Alberto Torreggiani nasce a Mezzolara il 2 settembre 1871 da Achille e Argia Curti. Il futuro fotografo è il quarto arrivato in famiglia, a cui si aggiungerà anche un altro fratello un paio di anni dopo. La condizione economica che circonda Alberto è sostanzialmente agiata. Il padre e la madre sono commercianti, attività tramandata già da alcune generazioni, e le risorse non mancano. Torreggiani si aggira per Mezzolara sempre pieno di curiosità, andando alla ricerca di scenari capaci di stimolarne la fantasia. Ogni piccolo dettaglio nasconde qualcosa di speciale per il bambino: molto attento ai vari cambiamenti, che nei decenni successivi documenterà con instancabile entusiasmo. Alberto frequenta le scuole elementari a Mezzolara, collocate in quel periodo all’interno del Palazzo Paglia (oggi Palazzo Sforza). Le aule scolastiche faticano a contenere la vitalità del ragazzino, che ama restare il più possibile a contatto con la natura e con le strade del paese, ricche di fermento e di attività. Le persone con i loro volti, le loro andature, le loro storie ed i loro abiti rappresentano i protagonisti dei sogni di Torreggiani, che immagina un giorno di poter fissarne l’immagine. A Mezzolara, seppur raramente, circolano dei giornali in cui si possono vedere alcune fotografie: Alberto resta immediatamente colpito. Al termine delle scuole elementari, con ogni probabilità, il giovane mezzolarese prosegue il percorso di studi a Bologna, dove nel corso degli anni ha la possibilità di sfogliare riviste, giornali ed entrare in contatto con un utilizzo per lui sconosciuto della fotografia.
Ritornato stabilmente a Mezzolara, Torreggiani comincia a coltivare il desiderio di acquistare una macchina fotografica e di allestire un vero studio. Attorno alla metà degli anni ’90 del 1800 il sogno diventa realtà e Alberto realizza le prime fotografie, acquisendo una crescente dimestichezza con i vari processi di sviluppo. Poco dopo il 1895 – anno in cui l’attività è avviata, seppur non ancora in maniera definitiva – il fotografo sposa Anna Torchi, nata a Riccardina (in via Mingarano). La consorte, proveniente da una famiglia agiata, affiancherà il marito nelle sue varie sperimentazioni e sarà sempre accanto a lui. Nel 1898 nasce il primo figlio Giorgio e cinque anni più tardi verrà alla luce il secondogenito Benito.
Fino al 1930 Torreggiani vivrà a Mezzolara e scatterà una infinità di foto, arrivando a realizzare ben 30000 lastre. La passione non lo abbandonerà mai, ed anzi aumenterà nel corso del tempo. Nel ’30, alla soglia dei sessant’anni, Alberto comprende che la sua attività nel paese natale non è più produttiva e decide di traferirsi a Bologna (in via Malaguti: vicino alla stazione ferroviaria Bologna-Portomaggiore e non distante da Porta San Donato) con la famiglia. Nel capoluogo emiliano Torreggiani non scatterà più fotografie e dopo un paio d’anni, il 30 gennaio 1932, morirà di malattia.
LA DIFESA DELLA MEMORIA DI TORREGGIANI
Una decina di anni fa, il mezzolarese Pietro Biavati ha dato vita ad un importante progetto di recupero della memoria di Torreggiani. Pietro, proprietario di quasi 300 fotografie, ha iniziato a rivolgere appelli agli abitanti di Mezzolara anche loro in possesso di materiale fotografico. A questo punto è subentrato Franco Gatti, collezionista di foto e di moltissime cartoline realizzate da Torreggiani. Grazie all’impegno di Biavati: iniziato parecchi decenni prima, quando riuscì ad incontrare Giorgio (il primogenito del fotografo), che gli permise di riprodurre un numero consistente di scatti. Purtroppo il figlio aveva già venduto tutte le lastre – l’unica superstite è di Pietro – a persone interessate al recupero dell’argento e perfino le fotografie originali in suo possesso sono state disperse subito dopo la morte.
Nel 2006 nel loggiato del Casino Venturoli di Mezzolara, proprio dove viveva Alberto, è stata allestita – nell’ambito della Fiera della Cipolla – la prima esposizione dedicata a Torreggiani, in particolare ai paesaggi mezzolaresi. Il successo non si fece attendere e nei due anni successivi furono replicati da mostre incentrate sui ritratti e sugli scatti riservati ai dintorni del paese natale: Dugliolo, Casoni e Ronchi.
La Fiera di Mezzolara venne illuminata da una luce nuova, contraddistinta dai ricordi dei volti, degli edifici, delle strade e delle attività. Ricordi da tenere vicini al cuore e da alimentare con la memoria, capace di sopravvivere solo se tramandata. Le persone in coda per osservare le foto prestate. Per riassaporare l’entusiasmo passato oppure per commuoversi ripensando alle sofferenze della povertà. I lineamenti di una intera popolazione, così sapientemente ritratti da Torreggiani: fotografo pieno di fantasia e legato all’anima dei suoi compaesani.
Tutte le foto presenti in questo articolo sono state realizzate da Carlo Alberto Torreggiani.
Ringrazio Pietro Biavati e Franco Gatti.
Leonardo Arrighi