Tra le tradizioni natalizie ce n’è una che negli ultimi anni è diventata soltanto un pallido ricordo. La neve appare da tempo – tranne rare eccezioni come il 2012 – in maniera sporadica e non accompagna quasi mai il periodo di Natale. Nel corso della storia budriese, la neve ha rappresentato una presenza costante e capace di dare vita a veri riti collettivi. Spalare tutti insieme e aiutarsi nella creazione della rotta (per tentare di muoversi tra i cumuli) hanno fatto emergere lo spirito solidale dei budriesi.
Quando – grazie al miglioramento delle strade e all’introduzione di mezzi adeguati – la neve ha smesso di essere fonte di grave disagio, è iniziato un periodo denso di sogni ed emozioni connessi all’affascinante ed armonica caduta dei bianchi fiocchi, pronti a popolare l’immaginazione di tutti gli abitanti.
Vedremo se la neve verrà a farci visita nelle prossime settimane oppure se dovremo continuare, come ben racconta l’ultima foto della galleria (scattata da Sergio Cardin), a guardarla da lontano.
LA NEVE NEL 1890
Parlare della neve a Budrio significa riassaporare un insieme di gesti, pensieri e comportamenti che fanno parte delle tradizioni natalizie e invernali. Il ricordo – vista la rarità con cui si verificano le nevicate negli ultimi anni – della caduta dei candidi fiocchi apre dei veri e propri scrigni pieni di memorie.
Un breve narrazione di episodi (documentati) legati alla neve potrebbe iniziare dagli ultimi mesi del 1890: i budriesi sono in una situazione drammatica a causa di raccolti agricoli scarsissimi. I primi giorni di dicembre sono contraddistinti da una nevicata copiosa, che rende praticamente impossibili gli spostamenti, accrescendo così le difficoltà della popolazione. La carestia, la miseria e la fame segnano la quotidianità di numerose famiglie, spesso prive di ogni risorsa. La sopravvivenza diventa una conquista, resa sempre più ardua dal protrarsi della caduta della neve e dal successivo abbassamento della temperatura: ben al di sotto dello zero. La situazione peggiora ulteriormente ed il 22 gennaio 1891 il Sindaco di Budrio Silvio Monari invia una circolare agli enti e alle associazioni, rendendo noto che la Giunta Comunale ha deciso di avviare una pubblica sottoscrizione: «Il freddo e la fame incalzano e centinaia di operai con le loro famiglie si trovano privi del bisognevole. A lenire tanta miseria raccapricciante, ha creduto la Giunta Municipale di prendere l’iniziativa di una pubblica sottoscrizione e chiedere a tutti indistintamente i cittadini e rappresentanti di sodalizi e di enti morali l’obolo della Carità […]». Le parole di Silvio Monari ribadiscono la solidarietà dei budriesi, uniti al cospetto delle difficoltà.
EPISODI SOTTO LA NEVE
Nel corso dei decenni, far fronte alla consistente caduta della neve ha creato la condizione per essere parte di un rito collettivo: uscire di casa per spalare la neve e aiutarsi nella creazione della rotta. In particolare nelle zone di campagna molto distanti dai centri abitati il rischio di rimanere isolati ha sempre rappresentato uno spettro da scacciare con tutte le forze. Per questo motivo la collaborazione tra contadini si è rivelata una risorsa fondamentale: l’uscita dalle case alle prime ore del mattino, gli inziali e vigorosi colpi di pala, la richiesta di aiuto ai buoi per cominciare ad aprire un varco nella sconfinata distesa bianca. La realizzazione della rotta, il tracciato percorribile attraverso la neve, è stato in diverse epoche l’obiettivo principale per evitare l’isolamento. La nevicata del 1929 probabilmente è la più abbondante tra quelle documentate fotograficamente. I cumuli – come si può riscontrare dagli scatti – appaiono davvero imponenti.
L’inverno 1944-1945 fa registrare temperature rigide e nevicate frequenti. I budriesi, già provati dal protrarsi della IIª Guerra Mondiale, non possono trovare conforto nella clemenza metereologica. Gli abitanti di Vedrana vivono in quel momento una esperienza drammatica. Siamo nell’autunno del 1944 quando i soldati tedeschi, presenti da mesi nel territorio budriese, decidono di allagare Vedrana, aprendo le saracinesche poste sulla sponda destra del fiume Idice, per infliggere una ennesima umiliazione agli abitanti. L’acqua si estende fino a Selva Malvezzi e ad ovest oltre la via Zenzalino e il fondo Albarazzo, raggiungendo l’altezza di due metri. Le persone delle zone più vicine al fiume sono costrette a vivere ai piani superiori delle loro case e ad impiegare delle imbarcazioni per muoversi. I bombardamenti del 30 ottobre colpiscono l’argine sinistro dell’Idice, che cede inondando Mezzolara, San Martino e in parte Molinella. L’inverno si presenta molto rigido e in breve tempo la superficie dell’acqua si trasforma in una immensa lastra di ghiaccio. Soltanto La Motta, completamente innevata, si salva dall’acqua, rimanendo sempre asciutta.
Nel 1952 e nel 1956 si verificano delle nevicate copiose e frequenti, che spesso si susseguono da gennaio a marzo. Nel 1973 si ricorda la caduta di fiocchi il 25 aprile e pochi anni dopo addirittura il 1° maggio, caratterizzato in quella occasione dalla rottura di rami, già provvisti di foglie, carichi di neve all’inverosimile. Nel 1977 i fiocchi giocano d’anticipo: nei primissimi giorni di novembre scende una enorme quantità di neve, che causa la caduta di numerosi pali della corrente elettrica vicino a Riccardina, rimasta al buio per oltre due settimane. Nella prima metà degli anni ’80 si susseguono inverni rigidissimi – con temperature vicine ai trenta gradi sotto lo zero – sempre accompagnati da duraturi strati di neve.
Alcune importanti nevicate si verificano negli anni ’90 e nel nuovo millennio fino al 2012, in cui è riaffiorato il ricordo delle sconfinate distese bianche, per tanti secoli fedeli compagne degli inverni budriesi.
Ringrazio per le loro fotografie: Sergio Cardin, Giorgio Grassi, Maurizio Montanari, Fernando Pazzaglia, Ezio Venturoli.
Leonardo Arrighi
….. Ho sempre ritenuto che le vecchie immagini in BN e in special modo quelle datate , quelle non ben dettagliate e con qualche pecca , abbiano quel fascino del tutto particolare capace di catturarci che quelle scattate oggi con superdigitali e quant’altro non hanno . Ho ammirato le foto dei nevoni a Budrio e ringrazio la Vs.direzione di aver pensato a questa pagina , quello che però è doveroso puntualizzare sono alcune didascalie di provenienza . Per essere precisi , le immagini 2-3 e 4 , non sono provenienti dagli archivi indicati.
La ringraziamo per la segnalazione e le comunichiamo che abbiamo già provveduto a correggere la proprietà delle 3 fotografie.
Posso esprimere un dubbio sulla datazione della 7? Anni 50 mi sembra troppo indietro: tante antenne (troppe?) e presenza di quelle per il secondo canale RAI che iniziò le trasmissioni nel ’61. Per non dire poi che il secondo palo partendo dal lato dx sembra avere un’antenna per la ricezione delle private (fine anni 70 giusto?).
E la 9 direi essere posteriore al ’72, anno di inizio vendita della FIAT 126 … https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/5/52/Fiat_126_BIS.JPG qui quasi con lo stesso angolo di ripresa.