Budrio e i suoi 460 anni di scuola pubblica

12 gennaio, 2016

Nel 2016 ricorre il 460esimo anniversario dalla nascita della prima scuola pubblica a Budrio. Quasi mezzo millennio fa i budriesi hanno posto l’istruzione a fondamento dell’esistenza, facendo capire chiaramente quanto fosse importante acquisire delle conoscenze capaci di rendere liberi ed autonomi. Il desiderio di costruire l’edificio scolastico posto in viale Muratori si lega ad un’altra vicenda, iniziata alla fine del 1800. La ferma volontà di dare alla popolazione di Budrio una sede adeguata per la scuola elementare coincide con un momento in cui l’istruzione e la cultura tornarono ad essere prioritarie.
Ripercorrere la storia che ci ha preceduto aiuta anche a trarre quei buoni esempi a cui ispirarsi, tentando di acquisire la fiducia necessaria per cambiare ciò che ci circonda.

460 ANNI DI SCUOLA PUBBLICA
La storia della scuola pubblica budriese affonda le proprie radici in un passato lontano, che offre la testimonianza del valore attribuito da Budrio all’istruzione, unico mezzo per essere davvero liberi e indipendenti. Nel 1531 il governo budriese si divide in due Comunità: quella di Budrio Dentro (comprendente l’interno del paese) e quella di Budrio Fuori, composta dai quartieri Martella, Pianella, Albareda e Riccardina. La scuola pubblica non nasce – come solitamente si può riscontrare nel territorio bolognese – dall’iniziativa della Chiesa, incarnata dalla Parrocchia locale ma, in maniera abbastanza inusuale, scaturisce dalla ferma convinzione delle due Comunità.
Nel 1556 i rappresentanti maschili delle due compagini cittadine insieme al Massaro propongono di retribuire un maestro, che possa insegnare a giovani budriesi. L’istanza viene approvata all’unanimità da entrambe le Comunità. In questo modo Budrio può fregiarsi della sua prima scuola pubblica, comunale e semigratuita, infatti gli scolari sono tenuti a pagare una piccola quota, chiamata “tariffa”. Altra caratteristica fondamentale della scuola cinquecentesca è l’ammissione gratuita di quattro ragazzi ogni anno, tra cui non si può dimenticare (nel secondo decennio del 1800) il giovanissimo Giuseppe Barilli, il futuro Quirico Filopanti. Inizialmente i docenti provengono dall’ambiente ecclesiastico, in particolare dall’Ordine dei Servi di Maria e poi dai Domenicani. Gli insegnanti laici subentreranno soltanto in seguito. Ai giovani studenti viene data la possibilità di imparare a leggere, a scrivere, a destreggiarsi con i numeri ea famigliarizzare con il latino. La scuola è definita “Scuola di Latinità” o di “Umanità” ed è riservata esclusivamente ai maschi.
Durante il periodo napoleonico tutte le scuole sono municipalizzate e quella budriese di fatto non cambia minimamente, essendo comunale sin dalla sua nascita, anche se diventa gratuita per tutti. Dopo la Restaurazione, avvenuta tra il 1814 e il 1815, lo Stato Pontificio assegna ai vescovi la gestione degli istituti scolastici, che in pratica sono sottoposti all’autorità di un delegato ecclesiastico, che per Budrio coincide con l’arciprete della Pieve. Dopo L’unità d’Italia la scuola viene caratterizzata anche da una sezione femminile, dando così a tutti i bambini di Budrio la possibilità di avere accesso all’istruzione, cambiando per sempre le loro esistenze.

BUDRIO ALLA RICERCA DELLA PROPRIA SCUOLA
La scuola che oggi viene definita elementare nasce sostanzialmente all’inizio del diciottesimo secolo, quando si verificano alcune differenziazioni nell’ambito del percorso scolastico avviato nel 1500. Un aspetto, non certo secondario, legato alla storia dell’istruzione è quello che fa riferimento ai luoghi in cui gli insegnamenti vengono impartiti. Nel corso del tempo, la scuola ha avuto molte ubicazioni: le canoniche o altri locali improvvisati hanno contraddistinto i primi secoli. L’inadeguatezza e l’insalubrità, accompagnate anche a norme igieniche poco restrittive, sono state le scomode compagne degli scolari per secoli interi. Nel corso del 1800 si tenta di migliorare la salubrità dei locali scolastici, mutandone le ubicazioni: nel 1826 le condizioni igieniche appaiono drammatiche e si procede così ad uno spostamento in un luogo più consono. Nel 1833 si assiste ad un’altra peregrinazione e pochi anni più tardi la scuola trova ospitalità all’interno del Palazzo Boriani Dalla Noce, dove resterà fino al 1904, quando sarà inaugurato l’edificio tutt’ora utilizzato.
La costruzione del palazzo delle scuole posto in viale Muratori rappresenta una conquista fondamentale per la comunità budriese. La nascita di una delle più importanti opere pubbliche del territorio bolognese, per quanto riguarda la diffusione del sapere, è il risultato di un percorso denso di difficoltà. Alla fine del 1800 gli abitanti di Budrio sono poco più di 17000. La maggior parte dei budriesi trae il proprio sostentamento dell’agricoltura: il territorio è in gran parte coltivato a risaia. I numerosissimi braccianti vivono spesso in condizioni economiche quasi insostenibili. Gli ultimi due decenni dell’800 fanno registrare la nascita di strutture associative a carattere popolare, che iniziano a dare voce alle necessità del lavoratori: determinati nel far valere i propri diritti. A Budrio si verificano frequenti lotte agrarie, l’associazionismo popolare di ispirazione socio-politica, economica e culturale si diffonde, lasciando emergere le nuove idee socialiste. Uno dei problemi più diffusi riguarda il diffuso analfabetismo, che dialoga purtroppo a stretto contatto con l’arretratezza della scuola. Nel 1889 si verifica la riforma delle amministrazioni locali, che porta con sé un nuovo metodo di elezione del sindaco per i comuni con oltre 10000 abitanti: il primo cittadino non viene più nominato dal Re, ma è designato dai membri del Consiglio Comunale. L’anno successivo, anche grazie alla riforma, il socialista Silvio Monari (veterinario) diventa il primo sindaco elettivo di Budrio. Questa amministrazione si pone come obiettivo la realizzazione di un nuovo fabbricato per ospitare le scuole budriesi. Già nel 1891 si tenta di studiarne la corretta collocazione ma a causa di assurdi iter burocratici, a cui si somma la difficoltà nel reperimento delle risorse economiche necessarie alla realizzazione del progetto, l’idea viene momentaneamente accantonata. Nel 1892 Silvio Monari è seguito alla guida del Comune da Augusto Siccardi, medico socialista che resterà in carica fino al 1894. Nello stesso anno il Regno d’Italia adotta delle misure repressive rivolte alle associazioni ed in particolare ai militanti socialisti. La tensione di quel periodo rallenta la spinta innovatrice, ma non riesce certo ad annullarla.

FINALMENTE TUTTI A SCUOLA
Gli ultimissimi anni del 1800 sono contraddistinti dall’alternanza di sei diverse giunte e quattro sindaci (dal 1898 al 1900). L’impossibilità di giungere a delle decisioni risolute e fondamentali per la vita del Comune porta al regio commissariamento. Il 30 ottobre 1900 si giunge finalmente ad una fase di stabilità con la conquista della maggioranza da parte della compagine socialista guidata dal sindaco Demetrio Monari (fratello di Silvio). La nuova amministrazione indirizza parte delle proprie energie verso la concretizzazione del progetto del decennio precedente: costruire un edificio scolastico adatto alla consistente popolazione budriese. Nel mese di ottobre del 1901 viene creato un Comitato Promotore, che decide di organizzare una grande manifestazione pubblica per sensibilizzare la cittadinanza rispetto all’urgenza di realizzare le scuole e l’acquedotto. Il comizio è anticipato da un lungo corteo di cittadini preceduto dal Gonfalone del Comune e accompagnato dalle fanfare dei Pompieri e della Lega di Mezzolara, oltre ai Portabandiera delle varie Associazioni. Il momento culminante è al Teatro Comunale dove, dopo una breve introduzione di Pacifico Marchesini, il sindaco Demetrio Monari ripercorre la storia dei tentativi falliti a proposito della costruzione delle scuole e dell’acquedotto.
L’anno successivo il Comune commissiona la realizzazione degli edifici scolastici di Budrio e di Maddalena di Cazzano. Il progetto è presentato dall’ingegnere Attilio Evangelisti nella seduta straordinaria del 24 giugno 1902. Il 17 novembre è approvato il progetto anche se viene ripristinata la collocazione proposta nel 1891. La Giunta Provinciale Amministrativa della Prefettura di Bologna approva tutti i dettagli tecnici e quindi si procede all’acquisto del terreno e si contrae un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti di Roma al tasso annuo del 5% per venti annate di bilancio. L’edificio progettato dall’ingegner Evangelisti è completato nel 1904, quando la nuova scuola di viale Muratori è inaugurata ufficialmente. Il palazzo viene poi decorato con uno splendido fregio stile liberty: i disegni originali sono caratterizzati da un continuo avvicendamento di melograni e ninfee. L’autore di questi disegni è l’artista bolognese Alfredo Tartarini, spesso accanto ad Alfonso Rubbiani ed indimenticato amministratore del Collegio Artistico Venturoli (Bologna). Tartarini muore nel 1905, quando i fregi non sono ancora realizzati. Casanova e Breviglieri, amici ed estimatori del maestro recentemente scomparso, eseguono fedelmente i disegni, grazie alla collaborazione di Oreste Dal Buono. Nel 1908 sarà terminato anche il fregio e l’edificio scolastico potrà essere considerato completo sia dal punto di vista funzionale sia dal punto di vista artistico.

Leonardo Arrighi

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