Quel bottone che gli salvo’ la vita: Quirico Filopanti e la storia dei garibaldini budriesi

19 gennaio, 2016

150 anni fa un gruppo di garibaldini budriesi lasciava il paese natale per prendere parte alla IIIª Guerra d’Indipendenza. I volontari in camicia rossa, tra cui Quirico Filopanti, seguirono Giuseppe Garibaldi e lo affiancarono in numerose imprese contro l’Impero austriaco.
Tutto il Risorgimento Italiano è contrassegnato dalla presenza dei budriesi: sempre pronti a seguire il proprio istinto patriottico e fieri di poter essere parte, a rischio della vita, di un sogno, che coincideva con quello di una nazione davvero unita, forte e leale prima di tutto con se stessa.

LA IIIª GUERRA D’INDIPENDENZA
La IIIª Guerra d’Indipendenza italiana è sostanzialmente un episodio della più ampia e strutturata guerra austro-prussiana. Il Regno d’Italia, proclamato nel 1861, presenta ancora delle lacune territoriali da colmare. Città e territori, considerati dai patrioti parte integrante dello Stato Italiano, sono ancora estranei ai confini nazionali. Venezia e il Veneto non appartengono ancora ai possedimenti italiani e ciò apre un dibattito, che pone la questione dell’annessione di questi territori come una delle priorità del giovane Stato.
Nel 1866, in maniera inaspettata, si verificano le condizioni per la tanto sospirata acquisizione territoriale: la Prussia, alleata dell’Italia, guidata da Bismarck vuole emanciparsi dalla opprimente influenza austriaca. I prussiani maturano l’idea di un attacco contemporaneo all’Impero Austriaco, che sarebbe così stato impegnato su un fronte settentrionale ed uno meridionale. Su quest’ultimo scenario avrebbe dovuto operare l’Italia, indotta quindi a scendere in campo contro l’Austria. Nel mese di aprile del 1866 il governo italiano, guidato dal Generale Alfonso La Marmora – che in maniera molto diplomatica decide di consultare prima l’Imperatore di Francia Napoleone III, ben disposto verso l’intervento italiano –, accetta la richiesta prussiana. L’Italia però è priva di una guida unanimemente riconosciuta: La Marmora, Capo di Stato Maggiore, è osteggiato dal Generale Enrico Cialdini, fermamente convinto di avere piene libertà d’azione, mentre il Re Vittorio Emanuele II pretende di affermare la propria autorità di Capo delle Forze Armate e l’Ammiraglio Carlo Persano detiene il comando della flotta da guerra. La confusione è imperante in Italia ma, nonostante ciò, gli eventi impongono una decisione immediata. La Prussia rompe gli indugi il 15 giugno, attaccando l’Austria sul fronte settentrionale. Cinque giorni dopo – rifiutando l’offerta austriaca, che consiste nella cessione (senza combattere) del Veneto – l’Italia entra in guerra: la decisione di rispettare l’alleanza con la Prussia prende il sopravvento. La IIIª Guerra d’Indipendenza ha ufficialmente inizio il 20 giugno 1866.

L’ITALIA E I BUDRIESI
Le forze armate italiane, composte dalla parziale fusione degli eserciti dell’ex Regno di Sardegna e di quello delle Due Sicilie, si mettono alla prova per terra e per mare. I risultati sono sconfortanti: l’assenza di un centro di potere riconosciuto e le numerose difficoltà del processo di unificazione presentano il conto. L’Italia non è ancora una vera Nazione dal punto di vista politico e militare. L’esercito, sotto la guida del Generale La Marmora, rimedia una sconfitta a Custoza; mentre la flotta, al largo di Lissa (Mare Adriatico), viene surclassata dalla flotta austriaca. I modesti esiti delle contese non si configurano come delle disfatte determinanti dal punto di vista militare, ma si riverberano pesantemente sull’opinione pubblica: conscia della effimera unità nazionale.
L’unico capace di ottenere alcune vittorie è Giuseppe Garibaldi, che alla guida dei Cacciatori delle Alpi – volontari che combattono accanto all’esercito regolare – riesce a conseguire risultati insperati. L’Eroe dei due mondi può contare sul coraggio, sull’ardore e sui sentimenti patriottici di uomini provenienti da tutta Italia e fedeli soltanto alle idee del condottiero, che li ha già guidati negli anni precedenti. Anche a Budrio la compagine garibaldina si sente chiamata in causa. Il bolognese Raffaele Belluzzi – maestro della Scuola Tecnica di Budrio, nata nel 1862 – è uno dei grandi interpreti della scena sociale e culturale budriese. Proprio all’interno della Società Budriese, fondata anche dallo stesso Belluzzi, vengono difese le tensioni patriottiche lo spirito intraprendente dei garibaldini trova un ambito in cui nutrirsi e conservarsi intatto. Il maestro Raffaele si destreggia tra il lavoro alla Scuola Tecnica e gli impegni nella Società Operaia Bolognese e nella Società Budriese. Belluzzi non si risparmia e profonde tutte le sue energie in iniziative di vario genere: l’organizzazione di un’accademia di musica e poesia trova posto accanto all’attivismo politico e sociale.
Alla vigilia della IIIª Guerra d’Indipendenza Italiana, Raffaele propone di creare un Comitato di Fiducia, a cui sarebbero assegnati diversi compiti, in particolare quello di arruolare volontari. Il Comitato viene eletto e si stabilisce nella sede della Società Budriese (posta tra le attuali via Bissolati e via Saffi) che è affiancata dalla Sezione di Arruolamento. Il regio sindaco e socio Albino Bonora approva l’affissione di un manifesto, che invita la cittadinanza ad offrire denaro ed ogni altro oggetto possa fornire un sostegno alle famiglie dei volontari. Parte degli studenti del maestro Belluzzi e molti della Società Budriese scelgono di arruolarsi per seguire Garibaldi nelle sue imprese.

I GARIBALDINI BUDRIESI
Il 27 maggio 1866 i garibaldini budriesi – quasi un mese prima dell’inizio della IIIª Guerra d’Indipendenza – partono e a Bologna trovano il loro grande ispiratore Quirico Filopanti. La tappa successiva è il Trentino, in cui trovano Giuseppe Garibaldi: pronto per offrire ulteriori motivazioni alle tante camicie rosse che lo circondano. Accanto alle truppe dell’esercito regolare, i garibaldini conducono le loro azioni militari contro l’Austria, riportando alcuni importanti successi. I budriesi si distinguono per il loro coraggio, partecipando alla memorabile vittoria nella battaglia di Bezzecca. Durante i combattimenti Quirico Filopanti, presente nel VI reggimento, rischia la vita: un proiettile indirizzato proprio al centro del petto viene deviato da un grosso bottone della sua divisa. Come racconterà lo stesso Filopanti: soltanto quel provvidenziale bottone riesce a salvarlo da una ferita certamente mortale.
Nella battaglia di Sadowa, le forze armate prussiane sconfiggono quelle austriache, decise nel chiedere la pace conclusiva. La Prussia, anche grazie ai numerosi conflitti sorti all’interno dell’Impero austriaco, riesce a stipulare un trattato molto vantaggioso che le consentirà di porsi alla guida del processo di unificazione tedesco. Grazie all’intercessione di Napoleone III, l’Italia ottiene il Veneto dall’Austria (12 agosto 1866), restia nel considerarsi sconfitta.
Tutti i volontari garibaldini budriesi fanno ritorno a casa, mentre Lodovico Bonora – soldato nell’esercito regolare – non rivedrà mai più Budrio a causa di un mortale colpo di arma da fuoco riportato nel corso dello scontro militare di Custoza. A soli ventidue anni Bonora perde la vita sul campo di battaglia.

Leonardo Arrighi

Facebooktwittergoogle_plusmail

Commenta via Facebook


Lascia un commento


Il tuo commento sarà pubblicato al più presto una volta sottoposto a moderazione. I campi contrassegnati con * sono obbligatori.