Articolo del 16 febbraio 2016
Due anni dopo la riorganizzazione dell’ospedale di Budrio si può fare un primo bilancio di cosa è cambiato e soprattutto di come si è trasformato il nostro nosocomio. Da piccolo e prezioso ospedale del territorio a imponente macchina succursale del Sant’Orsola, così potremmo sintetizzare la metamorfosi che ha coinvolto la struttura locale.
UN OSPEDALE PROFONDAMENTE CAMBIATO
Lo scorso sabato abbiamo preso parte alla visita organizzata dall’AUSL all’ospedale di Budrio. E quella che abbiamo trovato è una struttura profondamente cambiata. Essendo sabato abbiamo trovato i reparti chiusi, gli ambulatori vuoti e i corridoi deserti: infatti durante il weekend l’attività si ferma visto che le sale chirurgiche lavorano dal lunedì al venerdì e tutti i pazienti devono essere dimessi entro il fine settimana. Se sorgono complicazioni post operatorie o semplicemente i medici non dispongono che il degente possa lasciare la struttura, allora diventa inevitabile il suo trasferimento in un altro comune. Dal 2014, infatti, il nostro ospedale ha mutato radicalmente la sua attività: mentre prima si svolgevano una moltitudine di operazioni chirurgiche diverse, anche di alta entità, ora le nuovissime e tecnologiche sale chirurgiche sono adibite a una serie infinita di operazioni di bassa e media portata, come l’ernia (pari al 34%), che distanzia di poco la proctologia (31%), la colecisti (18%) e il laparocele a quota (8%). Il nostro ospedale è stato quindi destinato ad occuparsi di una tipologia ristretta di casi chirugici, diretti dall’ospedale Sant’Orsola e dalla sua equipe medica. In questo modo, si è cercato di specializzare una struttura verso un determinato ramo di interesse e allo stesso tempo di è tentato di alleggerire le copiose lista di attesa che gravavano sull’ospedale di via Massarenti a Bologna. Non è che il nuovo sistema debba essere condannato tout court, ma sicuramente deve essere compreso, in quanto profondamente diverso rispetto all’attività che veniva posta in essere precedentemente. La filosofia che ne sta alla base è quella di razionalizzare la spesa e di ottimizzare le risorse. Lo svantaggio è sicuramente quello che oggi, e ancora di più in futuro, dovremmo allontanarci da casa per farci operare, raggiungendo l’ospedale che in provincia o in regione può prendere a cura il nostro caso. Il vantaggio, dovrebbe essere, e lo scopriremo solo nel tempo, quello di poter contare su una struttura specializzata in grado di fornirci una prestazione di maggior qualità. La dirigenza sanitaria provinciale e regionale ha dunque individuato sul territorio quali strutture debbano evolvere e come. A fronte di un ospedale di Budrio che perde la sua versatilità e si riduce a diventare più una clinica per operazioni non complesse, ci sono strutture che vengono valorizzate, proprio come l’ospedale di Bentivoglio, che diventerà – anche grazie all’avallo della nostra amministrazione – sempre più punto di riferimento per noi budriesi. Non a caso il sindaco Pierini ha ieri annunciato che a settembre sarà attivato un mezzo di trasporto per collegare i due comuni. Per noi budriesi è sicuramente un peccato rinunciare alla centralità del nostro nosocomio: solo pochi anni fa la struttura ha subito un profondo allargamento – anche grazie al lascito di un emerito cittadino del nostro Comune – e le nuove sale operatorie allestite sono fra le più tecnologiche di tutta la provincia. Ma scelte politiche e amministrative hanno deciso così e a noi resta solo da sperare che il nostro ospedale mantenga almeno il pronto soccorso (che attualmente non è messo in discussione). La casa della salute sta cominciando lentamente a prendere forma, come luogo dedito alla cura di patologie croniche e come spazio di attività specialistica ambulatoriale. Ma non è ancora matura per essere davvero un luogo di relazione tra i medici di base, i professionisti e l’ospedale, e soprattutto certo non è quello spazio – così come ci era stato raccontato due anni dai dirigenti dell’AUSL – dove il cittadino può rivolgersi in accesso diretto per le questioni di urgenza di lieve entità. Così come la promessa di evitare la migrazione di cittadini in altri ospedali è stata disattesa dagli stessi dati che sono stati presentati lo scorso sabato dall’AUSL, che dimostrano come siano raddoppiati gli spostamenti verso l’ospedale di Bentivoglio (dal 17% al 35% in due anni).
I NUMERI DELL’AUSL
L’azienda ospedaliera ha pubblicato i dati relativi al nostro ospedale, di cui a seguito andiamo a elencare.Il nuovo assetto organizzativo ha consentito di fare dell’Ospedale di Budrio una piattaforma chirurgica a disposizione delle Aziende sanitarie dell’area metropolitana di Bologna. Inizialmente le équipe del Policlinico hanno garantito interventi come colecistectomia, ernioplastica e chirurgia proctologica. Durante il 2014 sono stati trasferiti a Budrio interventi di plastica di laparoceli anche molto voluminosi, che ben si prestano alla chirurgia a 5 giorni. Da novembre 2014 si è trasferita a Budrio anche l’attività di Day Surgery di chirurgia plastica ed andrologia (neoplasie cutanee, varicocele e fimosi). Dal mese di maggio 2015, infine, si è aggiunta anche la chirurgia vascolare, per le varici.
Nei due anni di attività, dal 10 febbraio 2014 al 31 gennaio 2016, il Policlinico ha eseguito all’Ospedale di Budrio 2.311 interventi di chirurgia generale e 643 di chirurgia specialistica (in totale 2.954 interventi). L’équipe chirurgica proviene dal Policlinico secondo rotazioni prestabilite, così come il coordinatore Vincenzo Maria Greco, che si occupa anche della programmazione e della gestione post-operatoria. L’operazione più diffusa è stata quella per ernia (796 interventi, pari al 34%), che distanzia di poco la proctologia, che con 715 interventi si ferma al 31%. Seguono la colecisti con 415 (18%) e il laparocele a quota 190 (8%). Solo 21 pazienti sono stati rinviati, una quota pari allo 0,98% del totale.
I ricoveri sono stati complessivamente 2.138, di cui il 46% in regime ordinario. Soltanto 51 i pazienti che sono stati trasferiti al Policlinico di Sant’Orsola, 35 per la chiusura del reparto dell’Ospedale di Budrio nel fine settimana. L’Ambulatorio chirurgico ha svolto, in tutto, 3.507 prestazioni durante i primi due anni di attività. Si è trattato nel 47,8% dei casi di medicazioni (1.679) e nel 45% di visite chirurgiche (1.579), cui si aggiungono 215 interventi ambulatoriali.
A Budrio si svolge anche una intensa attività di formazione sugli specializzandi in chirurgia generale. Dal febbraio 2014 ad oggi a Budrio hanno ruotato 16 specializzandi. L’Ospedale è, inoltre, centro dedicato a corsi di perfezionamento in chirurgia della parete addominale, che lo scorso anno ha visto la presenza nelle sale operatorie di 60 chirurghi provenienti da tutta Italia, per un totale di 11 corsi di aggiornamento.
Accanto alla attività garantita dalle équipe del S. Orsola, a Budrio operano anche la Chirurgia della Pianura, di Otorinolaringoiatria, Oculistica e Ginecologia dell’Azienda Usl di Bologna, e la Chirurgia Ortopedica dell’Istituto Ortopedico Rizzoli. Dal 10 febbraio 2014 al 31 gennaio 2016 gli interventi eseguiti presso l’Ospedale di Budrio dalle équipe chirurgiche dell’Azienda Usl di Bologna sono stati 3.989 (1.959 nel 2015).
La questione é di metodo, oltre che di sostanza, come al solito.
E’ ovvio che non si possa fare un ospedale universitario, con tutti i reparti possibili e immaginabili, in tutti comuni.
Ma affrontare il problema con i cittadini e chiedere loro cosa ne pensino, anziché calare dall’alto le decisioni, raccontando favole, non sarebbe stato “il” metodo democratico e rispettoso dei cittadini da seguire anche a Budrio??? Anche con un referendum!
Magari i cittadini di Budrio avrebbero potuto optare per un sacrificio, ma avrebbero apprezzato la sincerità e la correttezza della pubblica amministrazione. Ma così non é stato.
Scorriamo insieme qualche dato. Posti letto prima della riorganizzazione : 111. Posti letto ad oggi : 75 o giu’ di li’. Interventi chirurgici : 2.628 nel 2010, 2.190 nel 2012 (e parliamo di interventi anche di alta complessita’). Nel 2015 sono stati 1.959, e parliamo solo di chirurgia “breve”. Ricoveri : nel 2010 furono 5,325, nel 2015 sono stati 2.138. Continuita’ assistenziale : la riorganizzazione ha portato alla chiusura della Guardia Medica di Budrio, fatta confluire su quella di Castenaso. Si e’ andati perseguendo, in tutto e per tutto, un modello di “ospedale di prossimità”, rendendolo funzionale ai disegni dell’AUSL bolognese ma impoverendolo e depotenziandolo per quanto riguarda la capacita’ di dare AI BUDRIESI quelle risposte che prima avevano a portata di mano. Chi sostiene che questa riorganizzazione e’ stata una scelta obbligata causata dai tagli alla sanita’ mente sapendo (o non sapendo) di mentire : il costo pro-capite sostenuto dall’Usl di Bologna, negli ultimi 10 anni, ha avuto un incremento annuo medio del 2,95%. I tagli nei trasferimenti statali rilevati nel periodo 2012-2013, infatti, arrivarono dopo anni di crescita costante e rilevante della spesa, e tra l’altro da due anni ha gia’ ripreso a salire. Concludendo : l’amministrazione locale ha sacrificato, senza scrupoli di sorta, l’immensa utilita’ del nostro ospedale sull’altare di una riorganizzazione voluta dai loro maggiorenti di partito in Regione. A qualcuno potra’ anche piacere, ma personalmente devo dire che questo modello di assistenza sanitaria ordinato per “intensità di cura” non mi convince, e mi ricorda un racconto di Dino Buzzati, “Settimo Piano”, di cui consiglio la lettura e dal quale fu anche tratto un film con Ugo Tognazzi, “Il fischio al naso”.
Uno dice che gli interventi sono stati 3500 (il sindaco) altri dicono che sono stati 1959…E’ ovvio che uno dei due dati è farlocco.Detto questo interessano pure poco i numeri.Anche avere SOLO interventi di chirurgia breve ha una sua utilità.Io mi preoccuperei piuttosto dei tempi di attesa che sono biblici sia che si parli di Budrio…Bentivoglio o Bologna
I dati comunicati dall’AUS Le possono andare bene ? Poi giudichi pure Lei quale dei dati sia farlocco. http://www.ausl.bologna.it/news/current/auslnews.2016-02-12.8457291742
Guardi che per “altri” mi riferivo proprio ai comunicati dell’Ausl che sono riportati in calce nell’articolo esattamente(copia e incolla) come dal sito ufficiale di cui lei ha messo il link…Quindi a quelli mi riferivo per le “discrepanze”.
Mi associo volentieri ai commenti sulla “trasformazione” dell’ospedale di Budrio, da parte di chi ha scritto sull’argomento in questa pagina. Sono stato per nove anni, dal 1992 al 2001, il responsabile della sanità pubblica di Budrio (prima come Coordinatore Sanitario poi come Direttore di Distretto), e ho partecipato attivamente alle trasformazioni previste a livello ospedaliero dall’allora piano sanitario regionale. Queste linee guida prevedevano la chiusura di due dei tre ospedali della zona (Molinella e Medicina), e l’incremento, previa completa ristrutturazione, di quello che sarebbe rimasto come unico punto di riferimento per i cittadini residenti nella zona stessa, cioè l’ospedale di Budrio. Tant’è vero che, con una spesa complessiva di oltre 40 miliardi delle vecchie lire, si procedette alla costruzione di un nuovo blocco operatorio; all’allestimento del nuovo pronto soccorso; alla creazione di un nuovo reparto di otorinolaringoiatria; alla nuova dialisi; ad un nuovo laboratorio analisi; alla creazione di un centro di medicina generale, da affiancare alla rinata struttura ospedaliera. Tutto ciò, dopo 15 anni di politica, che non definirei miope, ma sicuramente orientata altrove (leggasi ospedale di Bentivoglio), si è volatilizzato, o è in fase di esserlo: ne sono la prova i commenti a questo proposito di chi mi ha preceduto. Queste considerazioni, di cui non temo la smentita perchè basta andare a consultare gli atti deliberativi di questo percorso, le ho volute raccontare nel mio ultimo libro “Corsie ad ostacoli”, che suggerisco a chi interessino sia i perchè di certe operazioni, che le storie vere raccontate senza secondi fini da chi c’era. Il sig. Giulio Madaro conclude, argutamente, il suo intervento, con un accenno a un film famoso “Il fischio al naso”; io invece preferisco citarne un altro, altrettanto famoso “Il deserto dei Tartari”. Perchè qui non si tratta di sanità, ma di guerra, con un nemico che non si palesa mai: la politica.
Vorrei ringraziare il Sig. Gnudi, che dal mio modestissimo punto di vista ha fatto quel tipo di intervento che nel 99% dei casi resta nella mente ( o nelle dita, trattandosi di messaggio scritto) di chi ha l’autorevolezza per rendere pubbliche determinate circostanze. Serve pero’ una certa dose di coraggio : quella che il Sig. Gnudi ha teste’ palesato e che invece molti coniglietti mannari non hanno. Non manchero’ di acquistare e leggere “Corsie ad ostacoli” : questo intervento mi ha, lo ammetto, ingolosito.
Tombola.
Grazie dott. Ario.
Prezioso intervento quello del Sig. Guidi che sgombra il campo alla nebbia opportunamente creata ad arte dai politicanti locali per confondere le idee ai cittadini.
Grazie dott. Gnudi per le preziose informazioni.
Ho appena finito di leggere il libro, che ho trovato estremamente gradevole. Ne ho tratto conforto, sotto piu’ aspetti. Quello di constatare c una volta di piu’ che, per quanto io possa parlare e pensare male del pd e di certe sigle sindacali, non sara’ mai abbastanza. Quello di essere nel giusto quando sostengo che una schiera di politicanti gioca a fare ” i manager” sulla pelle dei cittadini. Quello di non sbagliare quando affermo che a Budrio una certa politica vorrebbe ridurre a circolo di partito ogni meandro del paese. Quello di avere sempre saputo che Monica (che non vedo da lustri ma che conosco da circa vent’anni) e’ una bellissima persona. Grazie per la buona lettura, Ario, e tanti auguri a Lei e signora per un futuro sereno e ricco di piacevoli sorprese.
Che bello aver speso 40 miliari di lire nel 2000, 22 milioni di euro pochi anni fa, per ritrovarsi poi che cosa? In meno di 15 anni si spendono l’equivalente di circa 40 milioni di euro per ridurre i posti letto del 40%.
Immaginate che l’ospedale sia un’azienda: cosa pensereste di un imprenditore che raddoppia il volume della fabbrica spendendo un patrimonio per produrre il 40% in meno di prodotti e di minor qualità per giunta? direste che è un modo di fare folle.
Se davvero si era deciso tutto ciò, bastava lasciare le cose com’erano, coi volumi esistenti, senza smeretriciare un mare di denaro pubblico e lasciando il bel parco antistante l’ospedale.
Dal Palazzo nulla si sente? Io mi sarei già dimesso
Pensare che un cittadino budriese durante le opere di risanamento e allargamento dell’ospedale di budrio, morendo, ha dinato qualche milione di euro per la miglior cura dei budriesi…se ora vedesse che per la miglior cura sono costretti a fare 25 km andata ed altrettanti di ritorno per andare a bentivoglio….
Mi scusi,ma dicendo “miglior cura” parrebbe che a parità di prestazioni a Budrio è peggio di Bentivoglio.Il che ovviamente non è così.A Bentivoglio si fanno interventi che a Budrio non si fanno (principalmente quelli più complessi).Per il resto il cittadino può scegliere dove farsi operare e spesso la scelta di farsi 25 km avanti e indietro è puramente soggettiva (e alle volte pure incomprensibile).
Appunto rettifico quello che ho scritto riguardo miglior cura, intendo completezza e complessita delle operazioni, io sono stato tra gli ultimi ad avere un’operazione complessa grazie all’organizzazione che aveva creato il dott. Del Prete e delle possibilita che gli erano state create e ne sono felice per la professionalita, la riuscita, la degenza, ei il monitoraggio del dopo intervento, pensare che ad oggi la mia famiglia, mia moglie, i miei bimbi, i miei genitori, gli amici piu cari, anche per solo venire a salutarmi e dirmi ti pensiamo siamo con te, devono spararsi 25 km tra camion e teaffico mi darebbe fastidio, ripeto, ringrazio la fortuna che ho avuto la possibilita di essere operato a budrio e i miei cari sono potuti comodamente venire a darmi conforto e salutarmi in pochi metri!
La follia è che al S. Orsola non si effettuano più interventi di ernia inguinale. Chi abita nell’appennino è lontanissimo e costretto ad un viaggio andata-ritorno con orari e dolori improponibili vista la velocità di dimissione.