Parlare del cimitero vecchio di Mezzolara significa ricucire una serie di avvenimenti, solo apparentemente distanti dalla nascita dello storico camposanto. Il luogo sacro, seppur malmesso, è ancora visibile nella frazione budriese: per chi volesse trovarlo, sarà sufficiente costeggiare il condominio (in via Riccardina) sorto in corrispondenza del Teatro Rosa, posto nei pressi della parte retrostante della Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo. Il cimitero si trova in una zona dove fino al 1813, quando hanno avuto inizio i lavori di deviazione, scorreva il fiume Idice, che in quel punto aveva il proprio alveo. Il camposanto fu costruito nel 1821, grazie alle donazioni delle famiglie più abbienti di Mezzolara, e sarà attivo fino agli inizi degli anni ’20 del 1900. La vicenda di questo suggestivo luogo sacro si è così legata al lungo e complesso rapporto intercorso tra Mezzolara e il fiume Idice, che per molti secoli ha letteralmente tenuto in ostaggio la comunità, capace di liberarsi dalla minaccia e di costruire – poco tempo dopo – una delle strutture più importanti per la spiritualità mezzolarese.
IL DIFFICILE RAPPORTO CON L’IDICE
La quotidianità di Mezzolara è contrassegnata, per numerosi secoli, dalle frequenti piene e successivi straripamenti del fiume Idice, che scorre a pochi metri dalla Chiesa Parrocchiale. L’Idice attraversa la pianura bolognese per sfociare nel Po di Primaro che, dopo l’anno 1000, occupa l’attuale alveo del Reno, il ramo principale del Po.
Nel 1152 si verifica una enorme esondazione, che dà vita ad un nuovo corso (verso il mare). All’interno di quest’ultimo, molto più breve del precedente, confluiscono nel tempo cospicue quantità d’acqua, formando così il Po Grande o Po di Venezia. La conseguenza immediata riguarda il Po di Primaro, le cui acque scorrono in modo sempre più lento, depositando consistenti quantità di fanghi, che innalzano il livello del fondo. I risultati non si fanno attendere e spesso si rivelano tragici: i fiumi che attraversano la pianura bolognese – Reno, Savena, Idice, Quaderna e Sillaro – non si immettono più agevolmente nel Po di Primaro, di cui sono gli storici affluenti, ed irrompono nelle terre circostanti ai loro argini, creando (a lungo andare) valli e paludi.
L’Idice scorre accanto a Mezzolara, che per interi secoli è costretta a fare i conti con le intemperanze del fiume. Alla fine del 1700 il Reno viene posto nell’alveo corrispondente al vecchio corso del Po di Primaro. Il nuovo letto del fiume è predisposto per ricevere i vecchi affluenti, tra cui l’Idice. Purtroppo la soluzione non risolve il problema: nell’arco di alcuni anni il nuovo corso del Reno si interra e l’Idice inizia nuovamente a rendere complicata la vita degli abitanti di Mezzolara, che si trovano coinvolti in frequenti esondazioni. La situazione subisce una svolta decisiva nel 1813, quando Napoleone autorizza il progetto relativo alla deviazione dell’Idice e la contemporanea immissione in una Cassa di Colmata, per poter finalmente interrompere le ricorrenti inondazioni.
LA COSTRUZIONE DEL CIMITERO
I lavori di deviazione dell’Idice vengono ultimati nel 1816 e da quel momento Mezzolara può usufruire di una serie di terreni, prima occupati dal fiume. Nel 1816 prende corpo l’idea di costruire un nuovo cimitero, fino a quel momento posto davanti alla Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo. Lo spazio dell’antico camposanto non è più sufficiente e la necessità di un nuovo luogo sacro è una reale priorità. Le famiglie più agiate di Mezzolara scelgono di donare ingenti somme di denaro per il nuovo cimitero, che nel 1821 diventa realtà. Il camposanto è edificato nell’alveo del fiume Idice (prima della deviazione), rappresentando così una importante conquista dell’uomo, che grazie all’ingegno è riuscito a liberarsi da un pericolo.
Fino ai primi anni ’20 del 1900, quello che oggi è il cimitero vecchio di Mezzolara continua a svolgere la propria funzione. Una volta sostituito dal nuovo camposanto – costruito in via Pianella, ad una certa distanza dal paese (a causa della scarsa disponibilità della famiglia Rusconi) –, la precedente struttura assume connotati diversi. Gli archi delle cappelle vengono murati e predisposti per ospitare alcune attività artigianali, tra cui una segheria, una falegnameria e la bottega di un fabbro. Per trent’anni, fino alla costruzione del Teatro Rosa, il vecchio cimitero è animato – in maniera abbastanza inconsueta – da questi artigiani, fondamentali per la comunità mezzolarese, sempre legata ad un luogo ancora oggi (seppur fatiscente) ricco di fascino e soprattutto pieno di storia.
Ringrazio Sergio Cardin, Franco Gatti e Maurizio Montanari.
Leonardo Arrighi
E’ una cosa veramente straordinaria apprendere che un luogo sacro come il vecchio camposanto di un piccolo paese di campagna, Mezzolara, sia fonte di tanta storia riguardante l’ Uomo e la natura che lo circonda….una bellissima esposizione!!!