La Giesse di Budrio ceduta a una multinazionale britannica. Lambertini: “Nessuna conseguenza sul piano occupazionale”

9 marzo, 2016

La storica azienda budriese Giesse è stata ceduta a Schlegel International, fornitore di sistemi di sigillatura e divisione di Tyman, quotata alla Borsa di Londra. La notizia è stata ufficializzata ieri da Marco Lambertini, ex presidente e figlio di Lorenzo uno dei fondatori della società, dopo un lungo percorso di trattativa. Giesse, nata nel 1965 come una piccola realtà artigianale e vanto della nostra Cittadina, oggi è azienda leader nel mondo nel settore dei meccanismi e accessori in alluminio per serramenti.

LAMBERTINI: “LA CESSIONE NON COMPORTERA’ MODIFICHE SUL PIANO OCCUPAZIONALE”
Secondo Marco Lambertini il passaggio alla multinazionale britannica “non comporterà alcuna modifica sul piano occupazionale e sociale. Tyman – ha riferito – ha un piano di sviluppo per Giesse e noi manterremo Go Technology e la sua linea di prodotti vincente”.
La preoccupazione – infatti – come in ogni cessione, verte sul futuro dei lavoratori dell’azienda: Giesse ha 550 dipendenti in tutto il mondo, di cui 270 solo a Budrio, con un fatturato consolidato di oltre 80 milioni di euro e un margine operativo lordo di 11 milioni.

FIOM: “UN’ALTRA IMPORTANTE AZIENDA NELLA MANI DI UNA MULTINAZIONALE STRANIERA”
“Dal punto di vista sindacale, la Giesse ha da sempre rappresentato una realtà molto viva, gli accordi sindacali hanno sempre cercato, fra alti e bassi, di coniugare le risposte necessarie per garantire lo sviluppo dell’impresa alle condizioni di vita e di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Col tempo la Giesse è diventata una multinazionale importante, leader nel proprio settore, sia pur rimanendo ancorata ad una gestione sostanzialmente famigliare. La crisi degli anni scorsi, pur affrontata e governata attraverso accordi, ha visto un peggioramento delle relazioni sindacali”. Lo scrivono in una nota congiunta Bruno Papignani, segretario generale Fiom Emilia Romagna, e Alberto Monti, Segretario Generale Fiom Bologna a proposito della cessione dell’azienda alla multinazionale inglese Schegel.
“Oggi la Giesse conta circa 550 dipendenti – continuano i sindacalisti –. Una dimensione questa che, per le caratteristiche del settore, non consente di limitarsi ad operare in un mercato di nicchia ma che, allo stesso tempo, risulta troppo piccola (occorrerebbero forti investimenti) per un salto di qualità verso la crescita e una dimensione competitiva a livello globale, che l’attuale proprietà evidentemente, non ha voluto o non poteva fare. Forse è anche questo uno dei motivi per cui hanno deciso di cedere l’intera proprietà”.
“La Giesse – si legge ancora – pur operando in un settore difficile, che soffre in particolare modo della concorrenza prevalentemente di aziende polacche con prodotti in Pvc, meno costosi rispetto all’alluminio, è un’azienda che va bene, risulta sana sotto il profilo economico, ha mercato e guadagna, dunque non è in crisi finanziaria e nemmeno di prodotto. Quindi non possono essere questi i motivi che hanno determinato la cessione. Qualcuno, molto probabilmente, anche in questa occasione, esalterà l’attrattività industriale della nostra regione, va di moda farlo. In realtà si tratta di un’altra azienda importante che finisce nelle mani di una multinazionale straniera, con tutte le opportunità, ma anche i rischi che questo comporta. Siamo un paese che vende, che non ha politica industriale, siamo un paese sempre meno autosufficiente nel procurarsi risorse e nel garantire l’occupazione”.

GIESSE, 50 ANNI DI INNOVAZIONE ‘MADE IN BUDRIO’
L’azienda Giesse nasce nel 1965 e da piccola impresa artigianale diventa, nel corso degli anni, un Gruppo internazionale leader nel settore degli accessori per serramenti in alluminio.
Dall’intuizione alla concretizzazione di un’idea che rivoluzionerà il settore dell’alluminio: Giesse apre nuove frontiere e cambia il modo di pensare e di produrre ferramenta.
L’espansione del Gruppo raggiunge livelli straordinari nel corso degli anni ’90, che sono stati contrassegnati da acquisizioni, strategie e da un ampliamento del settore fino alla costituzione, nel 2000, di GSG INTERNATIONAL S.p.A., società che riunisce la produzione di tutti i marchi del Gruppo. Oggi sono oltre 8.000 i prodotti a catalogo e più di 100 i brevetti registrati. Oltre al “plant” italiano, ha uno stabilimento produttivo in Cina, filiali e una rete commerciale in grado di servire ogni paese del mondo.

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2 Commenti


  1. Come diceva quello:” Enrico stai sereno!”

  2. Nessuna conseguenza.
    Beh certamente. (?) Cosa vuoi che dicano.
    Garantisce il capo supremo: J.P.M. (o no? non ho sentito l’augusto parere!)

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