Gli Amici del Veterinario al Teatro di Budrio con ‘Una Muier par Berto’. Intervista a Ermes Manferrari

23 marzo, 2016

Venerdì 1 aprile, sabato 2 (ore 21) e domenica 3 (ore 16) andrà in scena al Teatro Consorziale di Budrio Una muier par Berto, l’ultimo spettacolo degli Amici del Veterinario. L’appuntamento in teatro con la compagnia dialettale della Pieve è una tradizione da più di vent’anni e come sempre l’intero incasso sarà devoluto in beneficenza.
Quest’anno seguiremo la vicenda di Adalberto Saltafossi, uno sfaticato scapolone che si troverà alle prese con un’eredità imprevista. Della trama, della compagnia e dell’attività di beneficenza ci ha parlato Ermes Manferrari, storico membro della compagnia, nonché autore e regista dello spettacolo.

Ci parli di Una Muier par Berto…
Il protagonista è un ragazzo che si chiama Berto, è povero in canna e deve soldi a tutti. Viene aiutato e mantenuto dagli amici del bar e scrocca un po’ in giro, accumula una serie di debiti incredibile, ma non riesce a trovare lavoro. Vive così finché un giorno non arrivano due avvocati dall’America, Amin Sbat e Ben Dabon, che gli dicono che sta per ereditare ben 10 miliardi da uno zio, ma solo se è sposato con figli. Gli amici quando scoprono di questa eredità fanno di tutto per trovargli una moglie, anche per poter riscuotere i loro crediti. È una commedia che ho scritto diversi anni fa, ma è ancora molto attuale.

Ogni anno inserite riferimenti a fatti e problemi del nostro paese, ci anticipa qualcosa?
Sì, in queste commedie inserisco sempre quello che fa ridere la gente, così ci sarà un po’ di satira politica. Da qualche anno c’è la raccolta porta a porta organizzata dal Comune di Budrio ed è qualcosa che si presta molto all’ilarità dei cittadini. Voglio precisare che non ci sarà niente di volgare o crudo, sarà una critica bonaria, ci teniamo a non offendere nessuno e mantenere un certo stile.

Il gruppo storico si è formato nel 1990, come si è evoluta la compagnia e chi vedremo in scena quest’anno?
Sì, abbiamo cominciato nel ’90 su insistenza di Don Agostino Vignoli, allora parroco della Pieve di Budrio, che ci ha spinto a salire sul palco per la festa di Santa Lucia. Fino a quel momento si facevano solo cose improvvisate e molto dilettantistiche, mentre c’era una tradizione antica, quella della Filodrammatica di Pieve, che risaliva al Dopoguerra e si era sciolta qualche anno prima. Noi abbiamo quindi raccolto l’eredità di questa compagnia e iniziato a fare spettacoli, inizialmente per gioco, senza tanta convinzione. Negli anni abbiamo visto che le cose andavano bene e abbiamo insistito. Ad aiutarci ad arrivare in teatro sono stati soprattutto Dario Zappi, che era presidente dell’associazione Amici del Teatro, e Carlo Rizzoli, che era assessore alla cultura in quel periodo. Grazie a Rizzoli siamo riusciti a trovare un accordo col Comune affinché l’incasso andasse in beneficenza, come del resto facevamo anche prima e abbiamo fatto dopo.
Siamo in tre ad essere rimasti dall’inizio, altri ci sono da più di vent’anni. Ogni anno qualcuno si aggiunge e qualcuno si prende magari un periodo di pausa. Nella nostra compagnia in tutto avranno recitato più di cinquanta attori. Tra qualche anno ci sarà il nostro trentennale e abbiamo già grandi idee per festeggiarlo. Il comune denominatore è che siamo amici, c’è un bel clima e siamo stimolati a continuare anche perché c’è un collante di imbecillità molto forte, che ci spinge a recitare insieme e fare gli asini sul palco.

Ogni anno l’incasso degli spettacoli è destinato ad opere di beneficenza, a quali enti lo devolverete questa volta?
Quest’anno un terzo dell’incasso andrà all’associazione ChiaraMilla di Santa Maria Codifiume. L’associazione è gestita da ragazze veramente brave e fa diverse cose importanti come la pet therapy, portando cani ad oncologia pediatrica e in altri reparti ospedalieri, e addestrare cani per disabili.
Un terzo andrà a un progetto che sta prendendo piede ora a Budrio: la creazione di un Alzheimer Cafè, un locale in cui due mattine alla settimana si possano incontrare le persone malate di Alzheimer e i loro famigliari. Quest’iniziativa serve molto ai malati che, nonostante la particolarità della loro malattia, dimostrano di avere un interesse a ritrovarsi ed avere un’interazione. Allo stesso tempo scarica i famigliari che così hanno qualche ora libera.
L’ultimo terzo andrà naturalmente al Teatro di Budrio che ci ha sempre ospitato. Giordano Cola ci darà una lista e come gli anni scorsi acquisteremo quello che serve in base all’incasso che faremo.

Ludovica Piazzi

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