Il budriese Benito Davalli: sguazamon si nasce, gastronomi si diventa

5 aprile, 2016

Quando, un bel giorno, dalla Ca’ del Buriòn di Cento di Budrio Luigi Ottavio Davalli, detto Sguazamòn, si trasferì con la famiglia a Budrio, nella palazzina della centralissima via Umberto I (l’attuale via Bissolati), aveva già alle spalle un’attività di commercio in pellami e liquori insieme al fratello Sante.
L’impresa di Luigi era stata registrata presso la Camera di Commercio nel 1883, ma alcuni anni dopo la licenza mutò in “traffici diversi”, espressione che oggi suonerebbe molto male, ma allora l’aggettivo si riferiva ai “generi” alimentari e non, e cambiò ancora nel 1894 in attività di commercio in foraggi.

Luigi, quel giorno, aveva già bene in mente cosa fare: i suoi quattro figli maschi ormai erano grandi ed era giunto il momento di avviarli al lavoro con una nuova attività, questa volta di salumi e paste alimentari. A quei tempi, questi generi davano garanzie di successo piuttosto certe: il maiale era l’alimento principe, sia nelle famiglie contadine, che lo macellavano in proprio, sia per chi non viveva in campagna, ma della tradizione rurale aveva assimilato le abitudini alimentari. La pasta all’uovo si “tirava” nelle case contadine, ma quella alimentare prodotta con la semola di grano duro era un altro alimento fondamentale della popolazione budriese e si vendeva sfusa in diversi formati, tra i quali primeggiavano i maccheroni.

NASCE L’IMPRESA DI FAMIGLIA
Il 26 settembre del 1904, nasce così l’impresa familiare “Davalli Luigi e Figli”, che la camera di commercio registrò come “Fabbrica di salumi, droghe e paste alimentari”.
I negozi che a Budrio Luigi occupò furono tre: due in via Bissolati, dei quali uno fu aperto nella palazzina per anni occupata dal forno di Magli, che poi passerà a Benito e dove sopra fu ricavata l’abitazione della famiglia. Qui la vendita di salumi e pasta alimentare al minuto fu affidata ad Adelmo, padre del nostro Benito. Adelmo era il più anziano – per modo di dire visto che aveva 14 anni – e un po’ per questo motivo, ma soprattutto per la sua innata precisione, rafforzata dagli anni di scuola commerciale, assunse anche il ruolo di amministratore, tant’è vero che gli fu affibbiato il soprannome di “Delmén al precisén”.
In un negozio pressoché adiacente s’insediò il fratello Paolo con la vendita di salumi all’ingrosso.
A quel tempo, infatti, e fino alla fine della seconda guerra mondiale, non esistevano i rappresentanti di commercio e Paolo vendeva ai negozianti, non solo di Budrio, ma anche di tutte le frazioni.
Paolo aggiunse anche la vendita di pasta alimentare che, negli anni del fascismo, quando per fare la spesa si usava la tessera annonaria, spesso barattava con la farina fornita dai contadini.
Un terzo negozio, in Piazza Filopanti – nell’edificio oggi occupato dal Credito Romagnolo – fu invece assegnato agli altri due fratelli maschi, Armando e Ferruccio, e dedicato sempre alla vendita di salumi, pasta e generi alimentari misti.

Nel ’28, dopo la morte del nonno Luigi, avviene la successione delle attività ai quattro figli e nel ’33 si ha il primo scioglimento della ditta Luigi Davalli & Figli, dalla quale escono i fratelli Armando e Ferruccio e restano Paolo e Adelmo. Pochi anni dopo, più precisamente nel ’38, anche i due fratelli si separano: la ditta Davalli Luigi e figli resta a Davalli Paolo, mentre Adelmo farà nascere la propria impresa che prenderà il suo nome: “Davalli Adelmo”.
Se il dopoguerra inizialmente sembrò la fine di tutto, fu invece l’inizio di un nuovo periodo di grandi cambiamenti e trasformazioni, urbane e sociali. Con l’arrivo dei rappresentanti di commercio, l’ingrosso di Paolo mutò la licenza nella vendita al dettaglio: da questo momento i fratelli diventeranno concorrenti, per di più nella stessa via, ma sarà Adelmo ad avere la meglio. Pochi anni dopo, infatti, Paolo cede l’attività ad un certo Bolognesi di Castenaso (anni dopo passerà alla coppia Magrini e Cavallini e infine alla Bottega del Maiale), mentre Armando e Ferruccio, ormai anziani, chiudono bottega.
Nel 1933 nasce Benito, quartogenito di sei fratelli, che sarà l’unico dei figli ad affiancare Adelmo. Nel 1947, all’età di 14 anni, entra in negozio: ha appena terminato le scuole medie, ma il gene gastronomico e anche quello dell’imprenditorialità ereditati dal padre si manifestano precocemente. A Milano, nel ’56, da Peck avevano fatto la loro prima apparizione i piatti pronti e la gastronomia da asporto e anche se Budrio non era certo paragonabile a Milano, Benito, seguendo l’intuizione del padre, pensò che i tempi fossero maturi per cominciare a lanciare le prime basi della gastronomia.

TEMPI MODERNI
Nel ’61 Benito si sposa con Alba e nel ’62 partecipa a un corso di gastronomia organizzato da Elnac a Bologna, che lo accredita come professionista gastronomo.

“È stata una grande scuola – ricorda Benito – e soprattutto una preziosa opportunità d’incontro con maestri del calibro di Tamburini (quello in Via Marconi), Mazzoni di Castel Maggiore, Ferrari di Bazzano. Tra tutti noi “allievi” si formò un gruppo affiatato. Partecipammo anche a gare di gastronomia, vincendo tanti premi. Imparai a fare delle cose bellissime per quei tempi, come l’insalata russa, che fu il primo piatto proposto dal nostro negozio”.

Il primo battesimo pubblico della gastronomia di Benito avvenne nell’agosto del ’63-64, con la ripresa della fiera di San Lorenzo, per la festa del Patrono.

“Sotto il portico della Chiesa – spiega Benito – affittammo uno stand, che attrezzammo con un grill e un banco frigo preso a noleggio, per lanciarci nella prima avventura dell’asporto.
Fu un debutto importante, perché finalmente tutte le donne potevano ammirare e assaggiare le mie specialità senza l’imbarazzo di dover entrare in negozio per fare acquisti…
La gastronomia sembrava una cosa molto azzardata per quei tempi. Non c’era né benessere né le abitudini di oggi e le donne che andavano a comprare piatti già pronti avevano paura di passare per “balosse”, cioè che si tenessero in briga a cucinare. Ci volle un po’ di tempo per abituare le donne budriesi, e ricordo che agli inizi se in una giornata riuscivamo a vendere cinque uova di tortellini era già un grande primato. Poi negli anni ’70, l’emancipazione femminile ci diede una mano e, da qual momento, fu tutto un crescendo”.

1967, NASCE LA DITTA DAVALLI BENITO
Alla morte del padre, nel ’67, la ditta Davalli Adelmo diventa Davalli Benito. Da quel momento la moglie Alba lo affiancherà talvolta dietro il banco, ma specialmente in laboratorio a preparare pasta fresca e gastronomia calda e fredda.
“Insieme a mia moglie, andavamo a Bologna da Tamburini a comprare due etti di questa e di quell’altra specialità gastronomica e poi tornavamo in bottega a sperimentare e a cercare di migliorare sempre di più”.

[La storia continua… su Budrio Magazine Senza Confini (a pag. 5). Puoi leggere il finale cliccando qua]

Maurizia Martelli

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