La sua piazza e quel busto: chi era Antonio da Budrio?

7 giugno, 2016

Passeggiando per il centro di Budrio ci si può imbattere in due luoghi che parlano di Antonio da Budrio: la piazza omonima e il portico della Chiesa di San Lorenzo, che ospita un busto ed una epigrafe dedicati al budriese.
Antonio è stato: un giurista molto noto nel ‘300 e all’inizio del ‘400, professore in molte università e consulente di tantissime autorità internazionali. I viaggi in Inghilterra, in Germania, in Francia e l’indimenticabile missione per conto del Papa Gregorio XII hanno accresciuto il prestigio del legista di Budrio, ricordato per le sue opere e soprattutto per una visione della Giustizia incentrata sulle capacità interpretative dell’uomo.

L’INDIMENTICABILE GENEROSITÀ
Per comprendere a pieno la personalità del giurista Antonio da Budrio è doveroso iniziare dalla fine della sua esistenza. Prossimo ai settant’anni, il dottore in legge decide – l’8 febbraio 1407 – di scrivere il proprio testamento. La cospicua eredità lasciatagli dal padre Bartolomeo Bartolini (o Bertolini), notaio budriese, si è fusa con i notevoli guadagni accumulati da Antonio nel corso della carriera. Il giurista assegna alle figlie e alla moglie parte dei beni, ma sente l’esigenza di condividere la sua fortuna economica, che alla morte dovrà essere distribuita a monasteri e chiese bolognesi. Antonio non dimentica Budrio, assegnando enormi somme all’Ospitale di Sant’Apollonia – l’Ospedale presente all’interno delle mura e collocato accanto alla Chiesa di San Lorenzo, dove oggi è presente via VIII Agosto – e all’Oratorio di Santa Giuliana presso la Pieve.
Il 4 ottobre 1408 si verifica il decesso del professore dell’Ateneo bolognese: la città rende omaggio al defunto con una cerimonia funebre solenne e resa ancor più commovente dall’orazione pronunciata dal budriese Bartolomeo Garganelli, collega ed amico strettissimo di Antonio. Il corpo del giurista è posto nell’Abbazia di San Michele in Bosco, seguendo la volontà dei padri olivetani, che quasi trent’anni dopo (nel 1436) commissioneranno, al grande artista senese Jacopo della Quercia (1347-1438), la realizzazione di un bassorilievo da porre sopra alla pietra tombale. Nemmeno Budrio dimentica il proprio abitante, anche se dovranno passare alcuni secoli: nel 1673 Domenico Baldassarri, parroco di San Lorenzo e grande appassionato di storia locale, porta a termine una ricerca su Antonio, riscoprendo anche la generosità del budriese, a cui deciderà di dedicare un busto di marmo ed una epigrafe, ancora oggi presenti sotto al portico della Chiesa di San Lorenzo. Nel 1875 – tenendo conto dell’Archivio degli Stati delle Anime – l’Amministrazione Comunale intitola al professore una piazza, offrendo così a tutte le persone la possibilità di riscoprire – ispirate dalla toponomastica – la storia di quel lontano, solo in apparenza, concittadino.

LO STUDIO PAZIENTE
Antonio nasce a Budrio attorno al 1338. Sin da bambino si appassiona allo studio, leggendo i libri presenti nella biblioteca di famiglia. Il padre è un notaio e riesce ad assicurare al figlio un’istruzione, affidandolo a dei maestri bolognesi. Antonio si impegna a fondo, dimostrando grande consapevolezza della propria fortuna. Avere la possibilità di acculturarsi nel corso del ‘300 rappresenta un privilegio, riservato soltanto a pochi individui.
Il ragazzo completa il suo percorso e decide di affiancare il padre nel lavoro notarile. Gli anni passano e Antonio si sposa con Margherita di Lambertino Balduini e diventa padre per due volte, dovendo però fare i conti con l’immane tragedia di un terzo figlio morto in tenerissima età.
La passione per lo studio torna a manifestarsi in modo prepotente nella vita del budriese, che inizia a frequentare l’Università di Bologna. Dopo quasi un decennio, il 5 ottobre 1384 Antonio consegue la Laurea in Diritto Civile. Il budriese non passa certo inosservato, trovando molti estimatori in un gruppo di professori universitari, definito dei riformatores, che lo spinge a proseguire. Il 12 luglio 1387 giunge anche il Dottorato in Diritto Canonico. Trascorrono pochi mesi e il giurista entra a far parte del Consiglio della Città. Nello stesso periodo si consolida il rapporto con il maestro Pietro d’Ancarano, che Antonio chiama spesso pater meus e dominus meus nell’ambito delle sue opere. Il legista riflette sulla formulazione di nuove norme, ma in particolare concentra l’attenzione sulla centralità dell’interpretazione del Diritto da parte di chi lo amministra. La formazione dei giuristi diventa l’obiettivo a cui tendere: le leggi sono utili e funzionali soltanto quando vengono applicate in maniera corretta ed adeguata, ma per giungere a questo risultato è fondamentale che gli uomini preposti al giudizio siano in grado di comprendere la natura delle varie situazioni.

UN’ATTIVITÀ SENZA TREGUA
Nel 1390 ritroviamo Antonio a Perugia, dove insegna e svolge l’incarico di vicario vescovile nell’amministrazione della diocesi. Nel 1391 rientra a Bologna e acquisisce – il 17 giugno – il titolo di Professore del prestigioso Ateneo. Dal 1393 al 1399 il budriese è nominato Professore Ordinario di Decretali nell’Università di Firenze. La splendida città toscana lo accoglie con enorme rispetto e Antonio ricambia, mettendo al servizio della comunità tutta la sua esperienza. Molte autorità cittadine ne richiedono l’intervento, affidandosi con estrema fiducia all’opinione di quel professore così gentile e ricco di buonsenso.
Il 29 novembre 1399 il giurista diventa Membro Ordinario del Collegio dei Dottori dell’Università di Bologna, dove gli viene affidata la cattedra di Diritto Canonico. Al budriese giungono continue richieste e, tra il 1402 e il 1403, accetta di trascorrere un periodo – insieme a Pietro d’Ancarano e al discepolo Giovanni da Imola – nello Studio di Ferrara, instaurando un rapporto molto stretto con Niccolò III d’Este.
Alla fine del 1403 Antonio ritorna all’Alma Mater Studiorum, ristabilendosi nell’amata abitazione di via Castiglione (dove oggi sorge l’Aula Magna di Santa Lucia).

IN MISSIONE PER CONTO DEL PAPA
Il legista prosegue l’impegno universitario senza pause, concedendosi soltanto alcuni brevi soggiorni a Budrio. Nel 1407 giunge l’incarico da parte del Papa Gregorio XII, che affida ad Antonio una delicata missione diplomatica presso l’Antipapa Benedetto XIII. Il budriese parte – insieme ad Antonio Correr, a Guglielmo della Vigna (Vescovo di Todi) e allo spagnolo Pedro de Luna – alla volta di Marsiglia per incontrare l’antipapa e cercare di risolvere definitivamente lo scisma attraverso la rinuncia, da parte di Gregorio e di Benedetto, al pontificato. Il 21 aprile viene redatto l’accordo, che prevede l’incontro dei due pontefici a Savona. Il legista appare soddisfatto e – dopo aver dialogato con Carlo VI di Francia – rientra a Bologna. La missione sembra aver dato i frutti sperati, ma purtroppo Gregorio XII muta il proprio atteggiamento, irrigidendo la posizione iniziale. Antonio riceve i complimenti per l’onestà con cui ha condotto il dialogo, compromesso da altri cattivi consiglieri del pontefice di Roma.
Il giurista prosegue l’attività, viaggiando spesso per l’Europa – soprattutto in Inghilterra, in Germania e in Francia – per soddisfare le varie richieste di un suo intervento. Il budriese continua a scrivere con costanza, dando alle stampe alcune pubblicazioni che influenzeranno le future generazioni di giuristi: la formulazione di nuove leggi, l’analisi di quelle già codificate e una lunga serie di indicazioni su come formare nel modo migliore l’uomo chiamato a giudicare continuano ad essere i campi di maggiore interesse per Antonio, convinto sostenitore della curiosità e dell’importanza di possedere una cultura ampia ed eterogenea.

Leonardo Arrighi

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