Il Monumento ai Caduti del Parco della Rimembranza, lo stemma di Budrio posto all’inizio della scala del Palazzo Comunale, due busti all’interno della Chiesa di San Lorenzo, la porta principale, due angeli e il restauro della Chiesa di Santa Maria del Borgo parlano del loro autore: l’artista budriese Arturo Orsoni. Le opere dello scultore sono presenti a Roma, Bologna ed in altre località della provincia, anche se Orsoni non ha mai smesso di abitare a Budrio, dove amava vivere.
Questa vicenda coincide con il 100esimo articolo storico, pubblicato su Budrio Next, e testimonia ancora una volta la vastità del patrimonio culturale che contraddistingue Budrio.
IL MONUMENTO AI CADUTI
La carriera di Arturo Orsoni è ricca di numerose commissioni, che hanno portato lo scultore a lavorare in molte città italiane. Il nome dell’artista è legato anche ad importanti opere budriesi, tra cui il Monumento ai Caduti presente all’interno del Parco della Rimembranza. Tra la fine del 1924 e l’inizio del 1925 Orsoni riceve l’incarico di realizzare i tre bassorilievi in bronzo e nel corso di un paio di mesi l’esperto scultore porta a termine le opere, assegnando così all’intera struttura una connotazione moderatamente liberty. Nella lastra sinistra è raffigurata una madre disperata, che dimostra tutto il suo indicibile dolore attraverso la propria posizione: inginocchiata e con il capo coperto da un velo luttuoso. La scena appare sospesa, quasi immobile, come a voler fissare la dimensione paralizzante ed afona determinata dalla sofferenza, prodotta dalla perdita di una persona cara. La madre, vedova di uno dei giovani caduti della Iª Guerra Mondiale, abbraccia il suo bambino – figlio del soldato deceduto – e lo accompagna nella preghiera, unendogli le mani. Il bassorilievo di destra raffigura un uomo inginocchiato – probabilmente un padre o un fratello – e assorto a propria volta nella preghiera, pronunciata ad occhi chiusi. Le due lastre presentano degli sfondi contraddistinti da alberi (con i rami intrecciati) di alloro e di quercia, che simboleggiano la gloria e l’eternità. La delicatezza e la sobrietà di Orsoni sono confermate dai bassorilievi realizzati per il Monumento ai Caduti, inaugurato dal Re d’Italia Vittorio Emanuele III il 13 giugno 1925. Le linee morbide e i panneggi raffinati sono perfettamente in accordo con le sculture create da Arturo per numerosi monumenti funebri della Certosa di Bologna. Le scene hanno molti elementi realistici, diretta conseguenza del verismo ottocentesco, come ad esempio le foglie degli alberi e l’abbigliamento degli esseri umani ritratti. Negli stessi anni il budriese è impegnato nell’esecuzione delle sculture presenti nei Monumenti ai Caduti di San Giorgio di Piano (1922), Baricella (1923) e Bentivoglio (1925). La sensibilità di Orsoni si dimostra sempre adeguata alla sacralità delle scene rappresentate. Le analogie più evidenti si instaurano tra le opere di Budrio e di Baricella: la madre (vedova) ricorre in entrambi i casi e, nonostante alcune differenze compositive, il ruolo determinante è – in entrambe le circostanze – assegnato ai bambini, che rivolgono lo sguardo verso il monumento, dimostrandosi in grado di comprenderne il valore, che negli anni successivi saranno chiamati a difendere.
BUDRIO PARLA DI ORSONI
Alcuni luoghi budriesi sono animati dalle opere di Arturo. All’inizio dell’imponente scala del Palazzo Comunale si può notare lo stemma di Budrio, sormontato e retto da un leone. Questa scultura, poggiata sul capitello di una esile colonna ottagonale, è stata realizzata da Orsoni nel 1906. Sotto al Voltone del Comune è presente la porta di ingresso alla Chiesa di Santa Maria del Borgo, costruita tra il 1517 e l’inizio del secolo successivo. Anche in questo caso si tratta di una creazione di Arturo, che nel 1910 ha realizzato la decorazione in cotto del portale. Gli interventi nella storica Chiesa non si sono limitati alla porta, ma hanno riguardato l’interno del luogo sacro, che è stato completamente restaurato dallo scultore, dotato di una notevole sensibilità storica, affinata nel corso dell’intera esistenza. La pacatezza ed eleganza delle opere di Orsoni sono ribadite dai due angeli, scolpiti dal budriese sempre nel 1910, posti sull’arco della cappella maggiore della Chiesa del Borgo.
Per ricucire il legame con l’artista si può entrare anche nella Chiesa di San Lorenzo, dove sono collocati i busti di Casimiro Ubaldo Cinti (1863-1917), arciprete di Budrio per venticinque anni, e di monsignor Pellegrino Stagni (1859-1918), arcivescovo budriese di Aquila e delegato apostolico in Canada. Le sculture dei due importanti ecclesiastici sono di Arturo che, tra il 1917 e il 1918, rende omaggio agli illustri conterranei, dimostrando ancora una volta la sua sensibilità e l’amore per il paese natale, in cui ha mantenuto sempre la residenza.
UNA PASSIONE PRECOCE
Orsoni nasce a Budrio il 6 febbraio 1867. La predisposizione per l’arte è chiara sin dai primi anni di vita e ne condiziona la formazione, che culmina con il Diploma all’Accademia di Belle Arti di Bologna. La scultura è al centro dell’attività del budriese, che sente l’esigenza di creare opere in maniera costante e continuativa. Conclusi gli studi, Arturo comprende che le occasioni professionali non giungo automaticamente e decide di mettersi in gioco, partecipando – nel 1893 – ad un concorso per la decorazione scultorea della scalinata della Montagnola (Bologna). Il progetto presentato dal giovane artista viene premiato all’unanimità e Orsoni può così avviare la propria carriera, scolpendo il grande rilievo di marmo dal titolo La distruzione del Castello di Galliera. Il budriese viene apprezzato per la capacità di interpretare il gusto verista, rivisitato però attraverso una sensibilità moderna, che lo porterà ad accostarsi al gusto liberty, praticato sempre in maniera moderata. Seguono altre importanti commissioni, tra cui la creazione di un bassorilievo in marmo bianco, posto all’interno della Cattedrale di San Pietro (Bologna), raffigurante la Madonna del Popolo – affiancata da quattro santi protettori – che sormonta e protegge la città di Bologna. Il capoluogo emiliano ricorre spesso all’opera di Arturo, che realizza un fonte battesimale per il Battistero della Chiesa della Santa Trinità, lavorando poi anche per la Chiesa del Sacro Cuore, di Santa Maria della Carità, di San Giovanni dei Celestini e di San Giovanni in Monte.
Al termine di un intenso periodo di attività tra Budrio e Bologna, Orsoni è chiamato a Roma, dove riceve il prestigioso di incarico di scolpire ben diciannove statue per la Chiesa del Suffragio. La soddisfazione per questo importante traguardo raggiunto non muta l’intensità del rapporto tra Orsoni e l’arte, esclusivamente all’insegna della passione.
Il budriese esegue venti monumenti funebri per la Certosa di Bologna, dando libero sfogo a tutte le sue tensioni artistiche. Lo scultore alterna una immersione nel verismo ottocentesco, per esempio nella composizione della Tomba Melloni (Chiostro X) ad una sensibilità sobriamente liberty, come si può riscontrare nella Stele Poggi del 1896. Le opere nel cimitero bolognese si susseguono nel corso dei decenni e permettono di confrontarsi con l’evoluzione di Arturo, che nel 1909 scolpisce una Pietà per la Cella Benni, rispettando in maniera precisa i canoni classici, mentre nel 1910 se ne discosta attraverso l’altorilievo per Alma Castaldini. Sei anni più tardi esegue l’Angelo posto sul sarcofago della famiglia Nannetti, dando corpo ad una delle sue opere più importanti, che nel 1922 si accosterà al Monumento della famiglia Bormida: vetta artistica del budriese.
Nel corso degli anni ’10 inizia il rapporto tra Orsoni e la ditta di marmisti Davide Venturi & Figlio. Questa collaborazione permette allo scultore di reperire facilmente il marmo per le proprie opere. Nel corso del tempo l’artista diventa parte integrante dell’azienda, compiendo anche un lungo viaggio di lavoro in Sud America. Nel corso degli anni ’20 Arturo – morto il 28 dicembre 1929 – alterna l’impegno per i Monumenti ai Caduti alla realizzazione di sculture, che verranno collocate nei cimiteri di Padova, Pesaro e Bologna, dimostrando costantemente il proprio rispetto nei confronti dell’arte: vissuta con amore e dedizione.
Ringrazio Maurizio Montanari e Sergio Cardin.
Leonardo Arrighi
Congratulazioni alla redazione di Budrionext e complimenti a Leonardo Arrighi che con passione costanza e competenza si è dedicato a questo percorso culturale