Dal 2014 Stefano Zarri, titolare del Centro Profumi, fa parte della nazionale italiana di kali, un’arte marziale di origine filippina. Nel corso delle ultime tre stagioni il budriese ha partecipato a due campionati mondiali e ad un europeo, ottenendo numerose medaglie individuali ed il titolo di Campione d’Europa a squadre.
L’attività lavorativa quotidiana e la pratica sportiva impongono notevoli sacrifici a Stefano, che spera in un accordo tra le varie federazioni, gettando così le basi dell’ingresso del kali tra gli sport olimpici: Tokyo 2020 non è poi così lontana.
TRE ANNI IN NAZIONALE
L’avventura di Stefano nelle rassegne internazionali non è iniziata in maniera trionfale: nel 2014, ai mondiali organizzati in Ungheria, l’atleta – unico peso massimo della nazionale italiana – disputa il primo incontro, raggiungendo subito la vittoria, accompagnata però dalla lussazione della spalla destra. Questo infortunio impone il ritiro a Zarri, che per alcuni mesi dovrà dedicarsi alla riabilitazione. Il battesimo nell’ambito delle competizioni di arti marziali è avvenuto: il ricordo dell’emozione provata ascoltando l’inno nazionale e l’orgoglio di essere parte della squadra italiana animano il periodo di recupero dall’infortunio.
Nel 2015 è il momento degli europei in Romania. Stefano prende parte a ben cinque diverse discipline, conquistando due medaglie d’argento (nel kali con due bastoni e nel combattimento con il coltello), una medaglia di bronzo (nel kali con un bastone) e il titolo continentale a squadre. Il risultato è davvero sorprendente: nonostante spesso gli avversari del budriese (nato il 21 luglio 1965) siano più giovani, più robusti e pratichino da più tempo quest’arte marziale, Zarri riesce ad imporsi grazie all’abilità tecnica e all’agilità affinata sui campi da calcio e percorrendo migliaia di chilometri in bicicletta.
Dal 20 al 24 luglio 2016 si sono disputati i 14esimi campionati mondiali WEKAF (World Eskrima Kali Arnis Federation) a Cebu, un’isola dell’arcipelago filippino. Stefano ha preparato l’appuntamento in modo meticoloso, alternando duri allenamenti in palestra, corse massacranti e tantissime ore di combattimento. Il percorso di avvicinamento alla rassegna iridata è funestato dalla rottura, nel mese di giugno, del menisco del ginocchio destro. La voglia di riscatto, dopo l’infortunio precedente, guida però l’atleta budriese che – pur dovendo fare i conti con una mobilità in parte compromessa – decide di partire per le Filippine, scegliendo di non ridimensionare il programma di incontri previsto. Zarri prende parte ai combattimenti con due bastoni, con il coltello, con il bastone imbottito e con un bastone, ottenendo – in quest’ultima specialità – la medaglia di bronzo. La gioia, ben descritta dalle fotografie del momento, provata al termine della manifestazione è direttamente proporzionale alla sofferenza fisica patita e ai sacrifici compiuti. A distanza di poche settimane, Stefano subisce l’operazione al menisco ed ora è pronto per nuove avventure, che si tradurranno nella partecipazione alla prima tappa del campionato italiano (ad inizio dicembre) e nella meticolosa preparazione della rassegna continentale del prossimo anno.
L’AVVICINAMENTO ALLE ARTI MARZIALI
Lo sport è da sempre un punto fermo nella vita di Zarri, che ha assimilato l’amore per l’agonismo dal padre Franco, ottimo nuotatore tra gli anni ’40 e ’50 e promotore dell’attività sportiva di Molinella.
Stefano inizia a giocare a calcio all’età di sette anni e crescendo comincia ad amare la bicicletta, con cui scalerà persino lo Zoncolan, la subacquea, che lo vedrà ricevere numerosi brevetti, il paracadutismo (in tandem) e la corsa, che lo porterà a prendere parte alla maratona di New York del 2011.
Il rapporto con le arti marziali è il risultato di alcune coincidenze imprevedibili. Nove anni fa Zarri regala un viaggio, in occasione del suo 18esimo compleanno, alla figlia Camilla, chiedendole però di seguire – al ritorno – un corso di autodifesa, per essere in grado di far fronte ad eventuali situazioni di pericolo. Padre e figlia iniziano a seguire un corso organizzato (a Bologna) da Moreno Martelli: maestro di ben dieci diverse arti marziali. Dopo un anno Camilla si iscrive all’Università di Ferrara ed è costretta, avendo però già raggiunto gli obiettivi prefissati, ad abbandonare le lezioni di Martelli. A quel punto Stefano, pungolato anche dall’istruttore, decide di proseguire, iniziando un corso di difesa e combattimento da coltello. Moreno propone a Zarri di praticare il kali filippino e per oltre cinque anni il budriese affina la propria tecnica, affiancando anche il maestro in alcune dimostrazioni all’interno degli istituti scolastici. Nei primi mesi del 2014 Martelli rivela a Stefano di essere l’allenatore della nazionale italiana di kali e contemporaneamente lo convoca per i mondiali dello stesso anno. Fino a qual momento Zarri non ha mai disputato nessun incontro, ma la passione che ha sviluppato gli infonde la fiducia necessaria per intraprendere il percorso agonistico.
IL KALI
Il kali è un’arte marziale filippina ricca di una lunghissima storia. La prima testimonianza è riportata nel diario dell’esploratore, storico, scrittore italiano Antonio Pigafetta, che descrive in maniera minuziosa la Battaglia di Mactan (arcipelago delle Filippine), avvenuta il 27 aprile 1521. In quella occasione Pigafetta – testimone oculare dell’avvenimento – documenta la morte del famoso esploratore Ferdinando Magellano (primo uomo ad aver circumnavigato il globo) e la sconfitta degli spagnoli, annichiliti dalle tecniche di combattimento dei filippini, guidati dal Rajah Lapu Lapu. L’attuale metodo adottato dal kali è però il risultato delle influenze spagnole susseguitesi nel corso dei secoli.
Nel 1764 il Governatore Don Simon de Anda y Salazar proibisce l’utilizzo delle armi da taglio, costringendo così i filippini – molto legati alle loro tradizioni – a praticare le arti marziali utilizzando dei bastoni. Con il passare del tempo, il repertorio tecnico del kali (nome adottato nella parte occidentale della nazione) – chiamato anche arnis, nel nord dell’arcipelago, o eskrima nella zona centrale – si amplia, acquisendo una serie di caratteristiche tipiche di diverse armi. Le ribellioni dai vari oppressori sono sempre propiziate dall’utilizzo delle arti marziali, di cui faranno le spese – all’inizio del ‘900 – gli statunitensi, che nel corso della IIª Guerra Mondiale si alleeranno proprio con i filippini per contrastare i giapponesi, che dovranno fare i conti con l’esercito americano, caratterizzato da un primo reggimento di fanteria composto da soldati filippini armati di bolo (machete).
Attualmente il kali comprende quattro diverse specialità: con un bastone, con due bastoni, con il coltello (di gomma) e con il bastone imbottito. Le prime due prevedono combattimenti a contatto totale, mentre le altre due assomigliano alla regolamentazione tipica della scherma. Ogni incontro si svolge nell’ambito di tre round da un minuto ciascuno. Le discipline presentano delle differenze notevoli e gli atleti che, come Stefano Zarri, riescono a praticarle tutte devono possedere una rara duttilità, capace di spaziare da attitudini simili a quelle di un pugile fino ad arrivare a quelle dello schermidore.
Leonardo Arrighi