Il budriese Stefano Zarri, campione d’Europa di kali

28 ottobre, 2016

stefanozarri2Dal 2014 Stefano Zarri, titolare del Centro Profumi, fa parte della nazionale italiana di kali, un’arte marziale di origine filippina. Nel corso delle ultime tre stagioni il budriese ha partecipato a due campionati mondiali e ad un europeo, ottenendo numerose medaglie individuali ed il titolo di Campione d’Europa a squadre.
L’attività lavorativa quotidiana e la pratica sportiva impongono notevoli sacrifici a Stefano, che spera in un accordo tra le varie federazioni, gettando così le basi dell’ingresso del kali tra gli sport olimpici: Tokyo 2020 non è poi così lontana.

TRE ANNI IN NAZIONALE
L’avventura di Stefano nelle rassegne internazionali non è iniziata in maniera trionfale: nel 2014, ai mondiali organizzati in Ungheria, l’atleta – unico peso massimo della nazionale italiana – disputa il primo incontro, raggiungendo subito la vittoria, accompagnata però dalla lussazione della spalla destra. Questo infortunio impone il ritiro a Zarri, che per alcuni mesi dovrà dedicarsi alla riabilitazione. Il battesimo nell’ambito delle competizioni di arti marziali è avvenuto: il ricordo dell’emozione provata ascoltando l’inno nazionale e l’orgoglio di essere parte della squadra italiana animano il periodo di recupero dall’infortunio.
Nel 2015 è il momento degli europei in Romania. Stefano prende parte a ben cinque diverse discipline, conquistando due medaglie d’argento (nel kali con due bastoni e nel combattimento con il coltello), una medaglia di bronzo (nel kali con un bastone) e il titolo continentale a squadre. Il risultato è davvero sorprendente: nonostante spesso gli avversari del budriese (nato il 21 luglio 1965) siano più giovani, più robusti e pratichino da più tempo quest’arte marziale, Zarri riesce ad imporsi grazie all’abilità tecnica e all’agilità affinata sui campi da calcio e percorrendo migliaia di chilometri in bicicletta.
Dal 20 al 24 luglio 2016 si sono disputati i 14esimi campionati mondiali WEKAF (World Eskrima Kali Arnis Federation) a Cebu, un’isola dell’arcipelago filippino. Stefano ha preparato l’appuntamento in modo meticoloso, alternando duri allenamenti in palestra, corse massacranti e tantissime ore di combattimento. Il percorso di avvicinamento alla rassegna iridata è funestato dalla rottura, nel mese di giugno, del menisco del ginocchio destro. La voglia di riscatto, dopo l’infortunio precedente, guida però l’atleta budriese che – pur dovendo fare i conti con una mobilità in parte compromessa – decide di partire per le Filippine, scegliendo di non ridimensionare il programma di incontri previsto. Zarri prende parte ai combattimenti con due bastoni, con il coltello, con il bastone imbottito e con un bastone, ottenendo – in quest’ultima specialità – la medaglia di bronzo. La gioia, ben descritta dalle fotografie del momento, provata al termine della manifestazione è direttamente proporzionale alla sofferenza fisica patita e ai sacrifici compiuti. A distanza di poche settimane, Stefano subisce l’operazione al menisco ed ora è pronto per nuove avventure, che si tradurranno nella partecipazione alla prima tappa del campionato italiano (ad inizio dicembre) e nella meticolosa preparazione della rassegna continentale del prossimo anno.

L’AVVICINAMENTO ALLE ARTI MARZIALI
Lo sport è da sempre un punto fermo nella vita di Zarri, che ha assimilato l’amore per l’agonismo dal padre Franco, ottimo nuotatore tra gli anni ’40 e ’50 e promotore dell’attività sportiva di Molinella.
Stefano inizia a giocare a calcio all’età di sette anni e crescendo comincia ad amare la bicicletta, con cui scalerà persino lo Zoncolan, la subacquea, che lo vedrà ricevere numerosi brevetti, il paracadutismo (in tandem) e la corsa, che lo porterà a prendere parte alla maratona di New York del 2011.
Il rapporto con le arti marziali è il risultato di alcune coincidenze imprevedibili. Nove anni fa Zarri regala un viaggio, in occasione del suo 18esimo compleanno, alla figlia Camilla, chiedendole però di seguire – al ritorno – un corso di autodifesa, per essere in grado di far fronte ad eventuali situazioni di pericolo. Padre e figlia iniziano a seguire un corso organizzato (a Bologna) da Moreno Martelli: maestro di ben dieci diverse arti marziali. Dopo un anno Camilla si iscrive all’Università di Ferrara ed è costretta, avendo però già raggiunto gli obiettivi prefissati, ad abbandonare le lezioni di Martelli. A quel punto Stefano, pungolato anche dall’istruttore, decide di proseguire, iniziando un corso di difesa e combattimento da coltello. Moreno propone a Zarri di praticare il kali filippino e per oltre cinque anni il budriese affina la propria tecnica, affiancando anche il maestro in alcune dimostrazioni all’interno degli istituti scolastici. Nei primi mesi del 2014 Martelli rivela a Stefano di essere l’allenatore della nazionale italiana di kali e contemporaneamente lo convoca per i mondiali dello stesso anno. Fino a qual momento Zarri non ha mai disputato nessun incontro, ma la passione che ha sviluppato gli infonde la fiducia necessaria per intraprendere il percorso agonistico.

IL KALI
Il kali è un’arte marziale filippina ricca di una lunghissima storia. La prima testimonianza è riportata nel diario dell’esploratore, storico, scrittore italiano Antonio Pigafetta, che descrive in maniera minuziosa la Battaglia di Mactan (arcipelago delle Filippine), avvenuta il 27 aprile 1521. In quella occasione Pigafetta – testimone oculare dell’avvenimento – documenta la morte del famoso esploratore Ferdinando Magellano (primo uomo ad aver circumnavigato il globo) e la sconfitta degli spagnoli, annichiliti dalle tecniche di combattimento dei filippini, guidati dal Rajah Lapu Lapu. L’attuale metodo adottato dal kali è però il risultato delle influenze spagnole susseguitesi nel corso dei secoli.
Nel 1764 il Governatore Don Simon de Anda y Salazar proibisce l’utilizzo delle armi da taglio, costringendo così i filippini – molto legati alle loro tradizioni – a praticare le arti marziali utilizzando dei bastoni. Con il passare del tempo, il repertorio tecnico del kali (nome adottato nella parte occidentale della nazione) – chiamato anche arnis, nel nord dell’arcipelago, o eskrima nella zona centrale – si amplia, acquisendo una serie di caratteristiche tipiche di diverse armi. Le ribellioni dai vari oppressori sono sempre propiziate dall’utilizzo delle arti marziali, di cui faranno le spese – all’inizio del ‘900 – gli statunitensi, che nel corso della IIª Guerra Mondiale si alleeranno proprio con i filippini per contrastare i giapponesi, che dovranno fare i conti con l’esercito americano, caratterizzato da un primo reggimento di fanteria composto da soldati filippini armati di bolo (machete).
Attualmente il kali comprende quattro diverse specialità: con un bastone, con due bastoni, con il coltello (di gomma) e con il bastone imbottito. Le prime due prevedono combattimenti a contatto totale, mentre le altre due assomigliano alla regolamentazione tipica della scherma. Ogni incontro si svolge nell’ambito di tre round da un minuto ciascuno. Le discipline presentano delle differenze notevoli e gli atleti che, come Stefano Zarri, riescono a praticarle tutte devono possedere una rara duttilità, capace di spaziare da attitudini simili a quelle di un pugile fino ad arrivare a quelle dello schermidore.

Leonardo Arrighi

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