Sabato scorso, in un breve viaggio automobilistico, ho casualmente ascoltato su Radio 24 la rubrica Crowd me up, che trova spazio all’interno della trasmissione ‘Si può fare’. In questa rubrica i conduttori Alessio Maurizi e Carlo Gabardini ospitano ogni volta due progetti e i loro ideatori: creativi, progettisti, giovani e meno giovani, che raccontano le loro idee e i loro obiettivi a chi vorrà sostenerli.
Per il progetto più votato da una giuria messa in piedi dagli stessi conduttori la trasmissione diventerà il punto di partenza per mettere in moto una raccolta di investimenti attraverso lo strumento del raccolta fondi (crowdfunding): grazie a una piattaforma dedicata, gli ascoltatori potranno infatti dare il proprio contributo al progetto e renderlo attuabile.
L’idea, a mio avviso bellissima, mi ha letteralmente acceso una lampadina e dato lo spunto per una riflessione, che ovviamente ognuno potrà valutare secondo il proprio metro di giudizio.
Provo a smontare quest’idea nei diversi elementi di cui si compone:
immaginiamo di avere tra le mani un ambizioso progetto che propone prodotti o servizi innovativi (dalla tecnologia all’ambiente, dal design al food, dall’artigianato alla formazione, dall’arte al marketing territoriale). Questo progetto, normalmente destinato a rimanere sulla carta, improvvisamente “si può fare”!
Gli elementi che rendono possibile la sua realizzazione sono sostanzialmente tre:
• la comunicazione (farlo conoscere ad un ampio pubblico)
• la valutazione (individuare il miglior progetto)
• la condivisione (il pubblico che ci crede può contribuire alla realizzazione del progetto).
Adesso provo a rimontare questa idea nel contesto della realtà sociale e associazionistica che più ci sta a cuore, nella fattispecie quella budriese.
Immaginiamo di avere un bel progetto, anzi di avere tanti bei progetti ideati dalle numerose associazioni presenti sul territorio in base alle loro competenze e vocazioni.
Ogni associazione proporrà un’idea che dovrà già comprendere una propria fattibilità attraverso le risorse umane ed economiche disponibili, ma che prevede un ulteriore sviluppo se sarà giudicata vincente.
I progetti, sfruttando la rete e i media tradizionali, potranno facilmente raggiungere il nostro pubblico: i cittadini.
Saranno loro infatti a giudicare per maggioranza il migliore.
Una volta decretato il progetto vincente, l’associazione che l’ha proposto può partire con la sua realizzazione e farlo crescere anche con l’aiuto dei cittadini che ci credono.
Ma si può andare ben oltre: il progetto vincente potrà infatti avvalersi del contributo anche delle altre associazioni, le quali, in compartecipazione, potranno collaborare tutte insieme, senza divisioni e steccati, alla realizzazione proprio di “quel” progetto, che i cittadini, base stessa dell’associazionismo, hanno scelto!
Manca un dettaglio: il tema del progetto. Se fossi io a proporlo, lo rivolgerei subito ai giovani del territorio, ma credo che a stabilirlo dovrebbe essere l’Amministrazione comunale…! Chi meglio di quest’ultima, in base ad una visione di sviluppo futuro del territorio e di esigenze/emergenze della popolazione, può essere deputata a stabilire le priorità?
E così magari i fondi che ogni anno vengono destinati alle varie associazioni, potrebbero essere finalizzati a un vero, unico, importante e condiviso progetto.
Se per voi che ci leggete non è un’idea astrusa, il primo passo potrebbe essere ricevere le vostre riflessioni a riguardo… info@senzaconfinitaly.com
Grazie per l’attenzione.
Maurizia Martelli
Articolo pubblicato sull’ultimo numero di ‘Budrio Magazine Senza Confini’
Voto contrario.