L’omicidio e i segreti di Palazzo Medosi Fracassati a Budrio

16 novembre, 2016

omocidiosegreti2Conosciuto oggi come luogo espositivo, sede dell’INPS e di alcune associazioni budriesi, Palazzo Medosi Fracassati nasconde una storia lunghissima, che si intreccia costantemente con quella di Budrio. Al Palazzo di via Marconi fanno riferimento le vicende di due famiglie, divise da un drammatico duplice omicidio e unite da un matrimonio riparatore. L’edificio ha assunto varie sembianze nel corso del tempo, diventando la sede della Casa del Fascio, della Casa del Popolo, della prima scuola media, dell’avviamento e degli uffici comunali.

I MILLE VOLTI DEL PALAZZO
Nel cuore di Budrio c’è un edificio che porta con sé, scolpita nelle proprie pietre, la storia budriese. Palazzo Medosi Fracassati, in via Marconi, si fonde con le vicende – a tratti controverse – di due famiglie, passa attraverso ricostruzioni e ampliamenti, diventando sede della Casa del Popolo ad inizio ‘900, poi della Casa del Fascio (durante il ventennio) e della prima scuola media. Al termine della IIª Guerra Mondiale, il Palazzo torna ad ospitare la Casa del Popolo, la Cooperativa di Consumo, la Scuola di Avviamento Agrario di Budrio “Alfonso Torreggiani” e il biennio della Scuola Agraria. Nel 2001, durante i lavori di restauro del palazzo comunale, vi si trasferiscono temporaneamente gli uffici amministrativi e oggi l’edificio di via Marconi è la sede dell’INPS, di varie associazioni e della Sala Rosa: luogo espositivo al centro della vita culturale budriese.
Gli spunti di riflessione non mancano e parlano di un luogo, che può essere scelto come metaforica bussola in un viaggio attraverso i secoli. Al di là degli incalzanti mutamenti avvenuti nel ‘900, in cui il Palazzo è stato adibito a vari utilizzi, si impone la storia legata alle due famiglie che hanno dato il nome all’edificio. Un terribile omicidio, causa dell’esodo di molti esponenti di importanti casate budriesi, un matrimonio riparatore ed un caso giudiziario rappresentano i punti culminanti di una lunga serie di vicissitudini.

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Palazzo Medosi Fracassati. Ph: Sergio Cardin

I MEDOSI, I FRACASSATI E L’OMICIDIO DEL 1626
I Medosi e i Fracassati appartengono al novero delle famiglie più antiche di Budrio. Nei documenti, del 1530, che definiscono dal punto di vista amministrativo la divisione della comunità budriese in Budrio Dentro e Budrio Fuori, i cognomi compaiono nell’elenco dei firmatari. All’interno del consiglio di Budrio Dentro sono numerosi gli esponenti delle due casate e nel 1531 i maschi delle due famiglie sono tra i più attivi promotori della fondazione del Monte di Pietà.
Il reciproco rispetto inizia a vacillare alla fine del ‘500 quando i contrasti bolognesi tra i guelfi Pepoli e i ghibellini Malvezzi (nomi privati dei loro significati originali) si estendono anche allo scenario budriese, che vede la nascita di forti contrapposizioni: i Medosi e i Benni, schierati con la compagine guelfa, e i Fracassati, i Carnevali e i Zaniboni, appartenenti alla fazione ghibellina. Lo scontro, tramandato a livello ereditario, si inasprisce in particolare tra i Medosi e i Fracassati, che nel corso dei decenni diventano i massimi esponenti della rivalità.
Durante il giorno di Pasqua del 1626 due fratelli della famiglia Fracassati tendono un agguato a due fratelli della casata Medosi: tra gli angusti vicoli budriesi alcuni fendenti colpiscono i malcapitati, che restano a terra agonizzanti. Dopo alcuni giorni di calvario, i due ragazzi muoiono a causa delle coltellate. Il duplice omicidio segna un punto di non ritorno nella storia di Budrio. Molte famiglie decidono di lasciare il paese, preoccupate per la propria incolumità. Nel breve volgere di alcuni anni si verifica un vero esodo. Dopo mezzo secolo Don Giambattista Fracassati (ultimo erede) sente l’esigenza di ricomporre, almeno in parte, la lacerazione dovuta al tragico episodio. Giambattista convince la sorella Gentile a sposare un Medosi. Da questa unione nasce il futuro tenente Lodovico, a cui lo zio sceglie di lasciare tutti i suoi beni, a patto che il nipote assuma e trasmetta il doppio cognome Medosi Fracassati. Alla morte di Giambattista, avvenuta nel 1690, nasce così la nuova casata.

L’EVOLUZIONE DI UN PALAZZO E IL TRACOLLO DI UNA CASATA
Tra la fine del ‘300 e l’inizio del ‘400 vede la luce il borgo in cui sorge Palazzo Medosi Fracassati. Una parte delle fondamenta risale a quel periodo, ma l’edificio viene ampliato notevolmente nel corso del ‘600, quando risulta di proprietà dei Fracassati, che costruiscono anche un Teatro da Commedie. Nel corso del ‘700 il Palazzo acquisisce alcune caratteristiche neoclassiche e all’inizio dell’800 muta le proprie dimensioni attraverso la fusione architettonica con la struttura che da secoli ospitava la dogana budriese, abolita grazie ad una legge napoleonica.
Nella seconda metà del ‘700, a pochi decenni dall’unione delle due famiglie, il destino dei Medosi Fracassati viene irrimediabilmente segnato. I tre fratelli Giuseppe, Battista e Oreglio (eredi della casata) vivono nel Palazzo di Budrio e sono quotidianamente impegnati in bravate e scherzi, che mettono in imbarazzo l’intera comunità. Lo zio Don Ludovico, tutore dei giovani dopo la morte dei genitori, non riesce a farsi rispettare dai nipoti, che si rendono protagonisti di azioni “memorabili”. Il console e il consiglio della comunità Budrio Dentro decidono di espropriare ai Medosi Fracassati un terreno posto tra via Zaniboni e le antiche mura. L’esproprio giunge dopo anni di mancati pagamenti delle imposte e di totale abbandono dell’appezzamento. I rappresentanti delle istituzioni decidono di assegnare la terra al signor Rimondini, che dopo pochi giorni viene sorpreso e picchiato dai tre fratelli, che non contenti decidono di danneggiare anche il terreno. Rimondini, intimorito dalla posizione sociale dei Medosi Fracassati, sceglie di non sporgere denuncia, ma a quel punto prende in mano la situazione il console Pietro Lini, che alcune sere più tardi è aggredito sotto al voltone da tre uomini incappucciati. Tutti i sospetti ricadono sui giovani Medosi Fracassati che, attraverso le loro conoscenze e l’acquisito prestigio famigliare, riescono a trovare la collaborazione delle autorità bolognesi, pronte ad ignorare l’accaduto. Il giurista Angelo Badini prende a cuore la situazione, riuscendo a condurre a processo i tre fratelli, che ammettono gran parte della loro colpevolezza. I dottori della magistratura di Bologna tentano nuovamente di insabbiare la questione, ma Badini – con grande tenacia – porta la propria istanza a Roma. Ad intervenire in questo caso è il papa Pio VI che, con un chirografo del 5 dicembre 1787, impone la tutela forzata a tutti i componenti della famiglia. Per circa un secolo a Budrio saranno presenti membri della antica casata, ma il tracollo definitivo è già avvenuto e sarà irrevocabile.

Leonardo Arrighi

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