Nel corso della notte del 3 novembre 1261 lo straripamento del fiume Idice, all’altezza della Riccardina, provoca la morte di 7 persone, tra cui Bettisia Gozzadini: la prima professoressa universitaria della storia. La Riccardina in quel periodo era la sede della villa del giurista Accursio, che creò un vero cenacolo culturale. Tra le assidue frequentatrici c’era proprio la docente di diritto Bettisia Gozzadini, punto di riferimento della codificazione legislativa che porterà alla nascita degli stati moderni europei. La tragedia del 1261, apparentemente così lontana, è ancora ben presente nel nome di una strada: via Malgrada, chiamata così proprio a causa dell’immane sciagura del 3 novembre.
LA TRAGEDIA
La mattina del 20 novembre 1261, Bettisia Gozzadini – insieme a quattro studenti e a due accompagnatrici – lascia Bologna e, dopo un viaggio non certo agevole, raggiunge i possedimenti degli Accursi, collocati alla Riccardina. I grandi giuristi Accursio e Francesco (il figlio) attendono la professoressa dell’Ateneo di Bologna nella loro villa turrita presso il fiume Idice.
La prima donna al mondo ad ottenere una docenza universitaria è abituata, da molti anni, a frequentare la residenza del grande Accursio, suo maestro e punto di riferimento. Bettisia raggiunge la Riccardina per un breve soggiorno all’insegna delle lunghe conversazioni, incentrate sugli sviluppi del diritto, che da circa una decina d’anni ha visto la pubblicazione della Glossa (raccolta di 96260 commenti ed interpretazioni al Corpus Iuris Justinianei) da parte dello stesso legista.
La giornata trascorre scandita dai confronti tra gli Accursi, Bettisia e gli allievi delle professoressa. Al termine della cena, gli ospiti vengono accompagnati nell’abitazione di Francesco, posta all’incrocio delle attuali via Riccardina e via San Zenone. La residenza del figlio di Accursio è ampia e può accogliere con facilità Bettisia, gli studenti e le due accompagnatrici. Da alcuni giorni la Riccardina è bagnata da una pioggia incessante, che coinvolge – in maniera ancora più consistente – tutto il corso del fiume Idice. La pioggia non si placa nemmeno nel corso della sera e, quando è passata da poco la mezzanotte, un’ondata di piena rompe l’argine del fiume all’altezza della frazione budriese. L’acqua raggiunge le terre circostanti, compresa la villa di Francesco. Bettisia, insieme agli allievi e alle accompagnatrici, è costretta ad abbandonare l’abitazione e decide di dirigersi verso Mezzolara, trovando rifugio in una casa posta nell’attuale via Malgrada. La sistemazione, leggermente sopraelevata, sembra più sicura. Il livello dell’acqua continua a salire, la breccia nell’argine diventa sempre più larga. Nel cuore della notte del 3 novembre il rifugio della Gozzadini viene sommerso: per i 7 malcapitati non c’è nessuna via di scampo. La mattina seguente riaffiorano i cadaveri. La notizia della morte di Bettisia sconvolge l’Università di Bologna, che nel giorno del funerale – celebrato nella chiesa di Santa Maria dei Servi – decide di sospendere ogni attività.
A Budrio resta in eredità il nome della via in cui Bettisia si è rifugiata nel corso della drammatica notte del 3 novembre 1261. Via Malgrada deve la propria denominazione alla località, vicino all’Idice, chiamata Malgrado, che significa (dall’origine latina) “mal passo”. L’appellativo fa riferimento all’estrema pericolosità del luogo – soggetto agli straripamenti del fiume – documentata dalla tragedia, che ha coinvolto la Gozzadini.
BETTISIA, LA PRIMA PROFESSORESSA
Bettisia nasce nel 1209 da Amadore e Adelasia Pegolotti. La giovane, appartenente alla nobiltà bolognese, dimostra una grande passione per lo studio. I genitori decidono di assecondare la predisposizione della figlia, che suscita l’ammirazione di Giacomo Baldavino e Tancredi Arcidiacono, due importanti professori dell’Università di Bologna. All’inizio Bettisia studia privatamente poi, attraverso l’aiuto dei due docenti, riesce ad iscriversi all’Ateneo bolognese. La ragazza, probabilmente costretta ad indossare abiti maschili, frequenta con costanza le lezioni di giurisprudenza, entrando in contatto con numerosi maestri, tra cui Accursio, che incontrerà numerose volte nella sua residenza della Riccardina.
Il 3 giugno 1236 la Gozzadini è impegnata, davanti alle più alte cariche della città, nel proprio esame di laurea, che si conclude con l’assegnazione del titolo accademico, conseguito con il massimo dei voti. Il vescovo di Bologna Enrico della Fratta resta colpito dall’intelligenza della donna e decide di perorarne la causa, convincendo i più alti rappresentanti dell’Università delle rarissime capacità di Bettisia. Inizialmente la neolaureata insegna nella propria abitazione, poi nelle scuole locali. Giunge un’offerta dall’Ateneo bolognese, che le vorrebbe assegnare la cattedra di diritto: la Gozzadini è titubante, a causa dell’incostante considerazione dei colleghi. Dopo alcune riflessioni, Bettisia diventa la prima donna a ricoprire l’incarico di docente universitaria. Le sua lezioni sono le più frequentate in assoluto, al punto tale che in molte occasione è costretta a svolgerle nelle piazze pubbliche.
Nel 1242 riceve un incarico molto prestigioso: in occasione della morte del vescovo Enrico della Fratta, suo grande estimatore, tiene (per espressa volontà del defunto) l’orazione funebre, suscitando la commozione unanime in tutti i cittadini presenti. Due anni dopo, in occasione della visita di papa Innocenzo IV alla città di Bologna, la Gozzadini è impegnata in una orazione in lode del pontefice. L’attività della giurista è instancabile e si traduce anche nella stesura di varie opere, tra cui De justitia et iure e De negotiis gestis. Bettisia raccoglie il testimone dei grandi giuristi Irnerio, Martino, Bulgaro e collabora a stretto contatto con Accursio, diventando parte integrante delle fondazione del diritto che porterà alla nascita degli stati moderni europei.
QUANDO NON ERA LA RICCARDINA
Nel corso del ‘200 la frazione di Budrio, oggi nota con il nome di Riccardina, non ha ancora un appellativo che la identifichi. Attorno al 1220 il giurista Accursio (1184 – 1263) edifica la propria villa di campagna nelle terre vicine al fiume Idice, su cui fa costruire un ponte di legno, che verrà ripristinato (in pietra) dai figli. Il grande esperto di diritto, nato ad Impruneta, è uno dei docenti più noti dell’Ateneo bolognese, ma sente la necessità di dover abbandonare l’attività per qualche tempo. Accursio da anni lavora alla sua opera più importante, quella che diverrà la Glossa Magna: un insieme di 96260 commenti ed interpretazioni delle leggi contenute nel Corpus Iuris Justinanei, raccolta delle leggi romane voluta dall’imperatore Giustiniano (535 d.C.). Il professore decide di simulare una falsa malattia e di ritirarsi nella villa di campagna, dove conclude la sua monumentale opera. La residenza, caratterizzata da una torre, viene chiamata dallo stesso autore: Riccardina, nome che dalla fine del ‘400 identificherà l’intera località. Nei lunghi soggiorni di Accursio e del primogenito Francesco, giurista di fama internazionale, le loro dimore diventano il cuore pulsante della codificazione legislativa, che porterà alla nascita degli stati moderni europei, basati sulla scienza del diritto e sull’amministrazione razionale. La diffusione della Glossa di Accursio avverrà immediatamente, anche se il riconoscimento ufficiale arriverà nel 1495, quando vedrà la luce il Tribunale Camerale dell’Impero, che sceglierà proprio la Glossa accursiana come punto di riferimento in ambito legale.
Tra le frequentatrici della casa di Accursio c’è Bettisia Gozzadini, sua allieva nell’Ateneo bolognese. I soggiorni della giurista si sono ripetuti a più riprese e purtroppo in uno di questi, lo straripamento del fiume Idice le è costato la vita, privando prematuramente l’umanità della prima professoressa universitaria.
Leonardo Arrighi