All’alba del 3 dicembre 2016, a causa di una grave infezione polmonare, è morto Giampaolo Berardi (foto), Jean Paul per tutti i budriesi. Appena si è diffusa la notizia: amici, conoscenti e concittadini hanno espresso i loro pensieri, ricordando gli infiniti aneddoti che li hanno legati a Jean Paul, che per oltre mezzo secolo ha percorso e fotografato le strade di Budrio, oggi più tristi.
UN PREMIO PER JEAN PAUL
Al nome di Jean Paul sono associate tante vicende, che albergano nei ricordi di molti budriesi. Nel corso del tempo Giampaolo Berardi è diventato il Fotografo di Budrio, presente ogni giorno per le strade con la sua inseparabile macchina, sempre al collo. Dal giorno in cui – dopo aver visto un film interpretato da Jean Paul Belmondo – è entrato in un bar dicendo di essere Jean Paul, Giampaolo è rinato, allontanando in parte la sofferenza patita sin da bambino. L’amore per la fotografia è stato per lui l’amore per la vita, alla ricerca di una umanissima forma di riscatto, che gli permettesse di «diventare famoso». La necessità, ribadita con costanza, di immaginare – anche dopo la morte – il riconoscimento delle proprie capacità, ha rappresentato un’ancora di salvezza per un uomo ben consapevole di non aver ricevuto dalla vita nessuna forma di clemenza.
L’attrazione per gli astri lo ha accompagnato sin da quando, in Slovenia, aveva assistito ad un’impressionante eclissi solare. La luna, contemplata e fotografata dal tetto di casa, i pianeti e le stelle sempre al centro dei pensieri. I viaggi a Cannes e ad Innsbruck su una Vespa rossa, l’incontro con Pupi Avati, le divertenti serate trascorse con gli amici di Budrio, le fotografie scattate ai matrimoni, le emozioni provate conoscendo James Brown, gli Europe, Lucio Dalla e Ivan Graziani. Questi frammenti dell’esistenza di Jean Paul raccontano una storia sorprendente.
La breve esposizione, realizzata nel 2016 alle Torri dell’Acqua, delle sue fotografie lo ha riempito di gioia, testimoniata da alcuni scatti in cui Giampaolo è impegnato nel racconto dei soggetti ritratti. Durante il funerale – svoltosi il 7 dicembre nella chiesa di San Lorenzo – frate Benito ha ricordato Jean Paul in modo toccante, lasciando poi la parola ai numerosi saluti dei presenti, che hanno ribadito la volontà – accolta immediatamente dall’amministrazione comunale – di tutelare l’archivio fotografico, realizzando presto un’esposizione, un libro e probabilmente un premio intitolato a Giampaolo.
LA VITA A BUDRIO
Giampaolo Berardi ha accompagnato Budrio e i budriesi per oltre mezzo secolo. Siamo nei primissimi anni ’60, quando – neanche ventenne – arriva al San Gaetano. Il ragazzo, abbandonato dalla madre all’età d 3 anni, porta con sé una serie di tragiche esperienze, vissute all’interno dell’Istituto Cottolengo di Torino, dell’Istituto Borromeo di Cesano Boscone e di Villa Neros a Bologna.
A Budrio, Giampaolo trova il dottor Benedetto Orsoni (responsabile e poi direttore del San Gaetano), che lo accoglie con sensibilità e comprensione. I dialoghi con Orsoni diventano una costante nella vita di Jean Paul, che per la prima volta ha qualcuno con cui parlare e a cui trasmettere il proprio affetto. Passano pochi mesi e iniziano le prime passeggiate per le strade budriesi, dove Giampaolo scopre una realtà che in precedenza aveva potuto scorgere soltanto dalle finestre degli istituti. All’interno dei bar e delle botteghe nascono dei rapporti di amicizia, che aiutano Jean Paul – nato il 29 gennaio 1942 – ad esternare i propri sentimenti, lasciando emergere una triste consapevolezza della sofferenza patita nella sua infanzia. La mancanza di affetto subita sin dai primi anni di vita viene in parte compensata dai nuovi amici e dalla passione per la musica, in particolare per James Brown, che conoscerà personalmente nel corso degli anni ’80, quando un amico lo porterà ad un concerto del leggendario cantante americano.
Attorno al 1980 Giampaolo riceve un alloggio comunale, lasciando così il San Gaetano. Inizialmente vive nel “casello” ferroviario posto vicino all’asilo Menarini e poi si trasferisce a Palazzo Boriani Dalla Noce. Jean Paul – sempre seguito degli assistenti sociali – sperimenta la libertà: insieme agli amici intraprende viaggi e frequenta discoteche. Nello stesso periodo si impegna anche in alcune esperienze lavorative e soprattutto scopre la fotografia. Al termine di un lungo apprendistato, nasce Jean Paul il fotografo: persone, animali, piante, edifici, strade – e tutto ciò che si muove attorno a lui – non sfuggono, e non sfuggiranno, all’instancabile obiettivo.
Leonardo Arrighi
LA MORESCA , jean paul o giampaolo era un amico di famiglia da sempre. Tutti gli anni andava per Natale a mangiare da mia sorella . Ho una sua NIKON F1 degli anni settanta che acquistata da lui conservo con affetto . Ciao ……la moresca come lo chiamavo io