Mercoledì 11 gennaio alle 21 andrà in scena al Consorziale di Budrio L’amore migliora la vita, commedia scritta e diretta da Angelo Longoni, interpretata da Eleonora Ivone, Ettore Bassi, Edy Angelillo e Giorgio Borghetti. Di Longoni abbiamo apprezzato diversi spettacoli negli ultimi anni, ricordo il bellissimo Xanax nel 2002, Testimoni nel 2010, Il muro con gli stessi Bassi e Ivone nel 2013 e Ospiti nel 2015.
In questa commedia “divertente e scorretta”, come l’ha definita Eleonora Ivone nell’intervista a seguire, sono protagoniste due coppie di genitori preoccupate per le sorti dei figli adolescenti, beccati in atteggiamenti sconvenienti a scuola. L’incontro che doveva servire per parlare del futuro dei due ragazzi presto degenera in lite, mostrando paure e debolezze di quattro personaggi borghesi del tutto impreparati ad affrontare l’omosessualità dei loro figli.
Di omosessualità si è parlato molto quest’anno e spesso con buonismo e faciloneria, siamo “tutti progressisti quando capita agli altri”, come ci ha detto Angelo Longoni, mentre questo spettacolo ha il pregio di mettere in luce ipocrisie e contraddizioni del nostro modo di pensare e della nostra società, senza risparmiare lo stesso mondo gay. Di questi aspetti, dello spettacolo e dell’accoglienza che ha ricevuto abbiamo parlato con Eleonora Ivone e Angelo Longoni nell’intervista a seguire.
Cosa vedremo in scena mercoledì?
E.I. L’amore migliora la vita è uno spettacolo nato con la volontà di parlare di fatti famigliari. Quattro genitori si devono incontrare per una cena inevitabile perché i figli sono stati ritrovati nei bagni della palestra della scuola in atteggiamenti un po’ troppo intimi e quindi sono stati sospesi. Il problema è che questi figli sono entrambi maschi. Sia le mamme che i papà cadono dal pero e le due famiglie decidono di vedersi per risolvere il problema dell’esame maturità: i ragazzi infatti rischiano con la sospensione di non essere ammessi. Durante la cena queste due coppie danno il peggio di sé, si mostrano terribili e moralmente deprecabili. Perché che l’amore migliori la vita non è un’affermazione così scontata e questi genitori più che dimostrare amore mostrano al pubblico altri sentimenti: rabbia, paura, incapacità di vestire i panni dei due ragazzi, perché preoccupati solo di sé stessi e non si occupano del problema fondamentale: quale sia il bene dei loro figli.
L’amore migliora la vita è una commedia divertente e scorretta sulla necessità di capire sé stessi e anche le persone che ci sono vicine e che più amiamo, in questo caso i figli. Direi che si evince che non sia importante l’estrazione sociale o il livello culturale: tutti si rivelano incapaci di metter mano al proprio modo di vivere i sentimenti e di fare i genitori.
Mi chiedo se la storia avrebbe avuto un altro sviluppo se quelle sorprese fossero state due ragazze e non due ragazzi.
A.L. Sicuramente uno sviluppo diverso: la scuola avrebbe reagito diversamente, ma soprattutto i padri avrebbero reagito diversamente. È evidente che l’omosessualità maschile sia molto più derisa e vituperata dell’omosessualità femminile, che in qualche modo viene considerata faccenda di donne e anche un po’ erotica da un punto di vista maschile eterosessuale. L’omosessualità maschile può avere aspetti esteriori marcati, che sono considerati meno dignitosi di quelli che può avere l’omosessualità femminile. Nello spettacolo c’è una scena in cui i due padri si comportano in maniera terrificante e arrivano alle mani discutendo se uno dei due ragazzi sia passivo, una quesione veramente stupida. La loro violenza è anche molto comica, tale è la loro stupidità e la volgarità con cui considerano le ipotesi.
A questo punto mi stupisce il titolo L’amore migliora la vita, ce lo spiega?
A.L. Il titolo è ingannevole volutamente: ma l’amore migliora la vita? Noi consideriamo sempre l’amore come la panacea di tutti i mali e le disavventure, l’essere in coppia è visto come la salvezza dalla solitudine, dalla depressione, da tante cose. Tuttavia l’amore non migliora certo la vita di questi quattro personaggi. È un titolo ironico, volutamente buonista, quando invece la commedia è cattivissima.
Questo spettacolo nasce in un momento storico italiano importante per i diritti delle coppie gay, immagino non sia un caso…
A.L. Sì, ho pensato questo spettacolo prima dell’approvazione della legge sulle unioni civili, in mezzo a tutte le polemiche che ci sono state. Credo che questo spettacolo segua in qualche modo le vicissitudini della legge approvata qualche mese fa. Con questa legge siamo arrivati ultimi in Europa e l’abbiamo fatto solo perché l’Europa ce lo imponeva. L’iter della legge è stata la cartina di tornasole di questa grande ipocrisia: siamo arrivati ultimi facendo una legge che scontenta tutti, che evidenzia l’ipocrisia di fondo della nostra società.
Mi pare che lo spettacolo metta in luce queste contraddizioni, lontano dal buonismo con cui si tratta questo argomento di solito.
A.L. È vero, nello spettacolo ci sono anche frasi molto dure nei confronti del mondo gay. Quando si parla della discriminazione che subiscono gli omosessuali si parla anche della discriminazione al contrario, cioè delle lobby gay che esistono per esempio nel mondo della politica e in quello della chiesa.
Avete corso molti rischi con questo spettacolo, com’è stato accolto?
A.L. Che io sappia è stato accolto sempre bene, però non è mai venuto nessuno di oltranzista a vederlo. Le famiglie che non hanno mai considerato di avere un figlio gay, perché sono tutti progressisti quando capita agli altri, si sono interrogate su cosa avrebbero fatto loro in una situazione del genere, cosa che mi ha fatto piacere. Il mondo gay mi ha fatto i complimenti per il modo in cui è stato trattato l’argomento, e in molti mi hanno detto di aver avuto problemi analoghi coi propri genitori.
Voi nella vita siete marito e moglie, com’è lavorare insieme?
E.I. Lavorare insieme è stata un po’ una casualità: ci siamo messi in gioco personalmente io e lui. Siamo sposati da 23 anni, ma ho iniziato a fare teatro seriamente con lui solo nel 2009 con Col piede giusto. Quando si è marito e moglie si crede sempre che sia automatico lavorare insieme, invece non è proprio così. Da un punto di vista artistico ho un grande rispetto e una grande intesa con lui e siamo molto complici. Ci scambiamo spesso anche opinioni diverse, ma sempre con rispetto, lui del mio lavoro di attrice e io del suo di regista e autore. È molto bello lavorare con lui perché conosce tutte le mie corde e riesce a spronarmi, e questo è un lusso. Mi piacerebbe lavorare anche con altri autori e registi e spero che si presenterà presto l’occasione.
Mercoledì la rivedremo al Consorziale dopo Il muro nel 2013 e Ospiti nel 2015, ha un ricordo del nostro paese?
E.I. Certo, avete un teatro bellissimo, davvero stupendo e di alta qualità, per cui e mi sento molto onorata di tornare a Budrio! Abbiamo sempre incontrato un’accoglienza meravigliosa e un pubblico molto caloroso che in questi anni ha dimostrato interesse e fiducia nel nostro lavoro.
Ludovica Piazzi