Dino Arnofoli e i ricordi di un budriese

13 gennaio, 2017

arnofoli2Il 14 gennaio 2017 coinciderà con il 10° anniversario della morte di Dino Arnofoli, un budriese che sfugge a qualsiasi tipo di categoria prestabilita. Arnofoli ha vissuto il fascismo, la guerra, l’occupazione nazista, la Resistenza e l’inizio della ricostruzione istituzionale, sociale ed economica di Budrio sempre in prima linea, acquisendo una serie di esperienze, che ha poi fissato attraverso la parola scritta. La presidenza del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) budriese, le dimissioni dal PCI e l’adesione al PSI, l’incarico di segretario del presidente della Provincia e poi l’attività nella pubblica amministrazione di Budrio definiscono soltanto in parte Dino, un uomo uguale soltanto a se stesso.

LE FASI DELLA VITA
Le matite blu e rossa sempre a portata di mano, per sottolineare – approvando o disapprovando – quotidianamente le parole lette sui giornali o sui libri. Quelle matite parlano di Dino Arnofoli e della necessità di analizzare, approfondire, studiare e non soltanto di leggere. La lettura fugace – per passare il tempo – non è mai stata una prerogativa di Arnofoli, alla perenne ricerca di nuovi spunti di riflessione, da cogliere senza indulgenza ed esclusivamente attraverso una solidità intellettuale, spesso al confine con un’apparente rigidità.
La sua vita potrebbe essere suddivisa almeno in quattro fasi: la prima comprende gli anni precedenti alla IIª Guerra Mondiale e si caratterizza per una continua ricerca di libertà ed autonomia di pensiero; la seconda comprende gli anni vissuti come militare e soprattutto il periodo trascorso come partigiano e presidente del CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) di Budrio; la terza riguarda i decenni successivi al conflitto, in cui il budriese si distingue per il passaggio dal Partito Comunista a quello Socialista, per una militanza costante, dinamica e per l’impegno all’interno delle istituzioni provinciali e comunali; la quarta coincide sostanzialmente con i tre decenni di pensionamento, in cui Dino si è dedicato allo studio e alla scrittura, mantenendo il Novecento budriese come baricentro delle proprie indagini.

UOMO D’AZIONE E DI PENSIERO
Le diverse stagioni della vita di Arnofoli sembrano, ad un primo esame, inconciliabili, ma in realtà a legarle permane l’innata capacità di analizzare le situazioni circostanti. La decisione di impegnarsi come partigiano – dopo i due anni trascorsi come soldato tra la Grecia e l’Albania – è il risultato del bisogno, imposto dagli eventi, di agire e tentare in tutti i modi di porre fine alla IIª Guerra Mondiale. I primi tempi successivi al Conflitto sono quelli della militanza attiva: le critiche al Partito Comunista, da cui si dimetterà il 3 gennaio 1946, non sono mai sussurrate e non possono arrestarsi davanti all’entrata in scena di “personaggi” discutibili e distanti dalle idee fondanti del partito a cui appartiene. Nel 1947 avviene l’adesione al PSI, motivata tra l’altro dal voto contrario espresso dai socialisti, in sede di Assemblea Costituente, sull’articolo 7, che regola i rapporti tra Stato e Chiesa Cattolica. Fino alla fine degli anni ’60, Dino rimane tra i dirigenti locali del Partito Socialista, propiziando anche la nascita della giunta di centrosinistra (dal 1967 all’inizio del 1970). Accanto all’impegno politico ci sono gli incarichi nella pubblica amministrazione: come segretario del presidente della Provincia di Bologna Roberto Vighi e poi come capoufficio polizia e responsabile della cassa dell’economato all’interno del Comune di Budrio. Fino alla fine degli anni ’70 – che coincidono con l’inizio della pensione – Arnofoli collabora con l’Avanti!, Proposte (periodico del PSI budriese) e prima ancora con il settimanale Don Basilio, su cui nella seconda metà degli anni ’40 aveva tenacemente sostenuto le proprie posizione anticlericali.
A partire dagli anni ’80, libero da incarichi ufficiali, si dedica completamente alla famiglia – sempre al centro dei suoi pensieri –, allo studio e alla scrittura. Attraverso uno stile erudito, capace di coniugarsi con una piacevole fruizione, Dino mette nero su bianco una serie di ricerche, legate al Novecento budriese, ai suoi interpreti e alle vicende politiche decisive.

DAI LIBRI ALLA GUERRA
Arnofoli nasce, a Budrio, il 13 maggio 1921 da Aristide e Maria Pezzoli. Sin da bambino matura una radicata avversione nei confronti del regime fascista. Le bastonate e i soprusi subiti dagli zii sono ferite aperte, che non si rimargineranno mai. Il budriese alterna le partite di calcio – passione che conserverà per sempre – allo studio, dovendo però reprimere la necessità di acquisire una cultura completa ed approfondita. La situazione politica italiana impedisce qualsiasi slancio all’ambiente studentesco, che deve fare i conti con un immobilismo insopportabile per chi sente il bisogno di crescere senza dogmi e pregiudizi.
Nel 1940 Dino porta a termine gli studi al liceo classico Minghetti (Bologna) e pochi mesi dopo si iscrive alla Facoltà di Chimica dell’Università bolognese. Aspetti umanistici e scientifici appassionano lo studente, dotato di una rara capacità analitica, supportata da un metodo affinato in maniera personale e solitaria. A metà del 1941 Arnofoli viene chiamato alle armi e il 3 dicembre è assegnato, nel Reparto di Artiglieria, alla Grecia e poi all’Albania, dove resterà fino all’8 settembre 1943, quando – in modo rocambolesco – riuscirà a tornare a casa.
A questo punto «il destino è segnato dagli eventi»: il ventiduenne non sogna un futuro da eroe, anzi non disdegnerebbe il ritorno agli amati studi universitari, però sente di doversi opporre alla neonata Repubblica Sociale Italiana. Passano poche settimane ed aderisce al Partito Comunista (clandestino): il più pronto ad interpretare la volontà di porre fine alla guerra. Nel 1944 entra a far parte del Battaglione Pasquali della 4ª Brigata Venturoli Garibaldi, diventando presto il responsabile del Fronte della Gioventù e poi presidente del CLN di Budrio. Gli avvenimenti di quei mesi sono drammatici e probabilmente difficili da scrivere persino per Dino, dettagliato nel ricordare: le riunioni all’Ospedale Civile sfollato a Bagnarola, il grano nascosto – in accordo con il gestore locale della Società Produttori Sementi, da cui viene assunto lo stesso Arnofoli, per usufruire di una copertura – all’interno dell’Istituto San Gaetano, l’omaggio al Parco della Rimembranza (avvenuto il 4 novembre 1944) nonostante la presenza dei tedeschi, il recupero del siero necessario per combattere l’epidemia di difterite che coinvolge i budriesi, l’organizzazione – pochi giorni prima della liberazione – del pronto soccorso all’interno dell’Ospedale Civile Umberto e Margherita, attivo grazie ai medici Salutanzi, Parenti, Giuseppe e Nerino Zagari, Pulvino, Montebugnoli e Zagni. La mente si sofferma in particolare sulla mattina del 20 aprile 1945 e sull’arrivo, scavalcando le mura di via Verdi, della prima pattuglia di neozelandesi, accolta proprio da Arnofoli, da Ferruccio Brazzi e dalla suora superiora dell’Ospedale: la speranza torna finalmente a Budrio.

Leonardo Arrighi

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