Il 26 gennaio, nella Sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio di Bologna si è aperta ufficialmente la mostra Augusto Majani (Nasìca) segreto, curata Alessandro Molinari Pradelli.
Daniele Donati, Presidente dell’Istituzione Biblioteche di Bologna, il professor Antonio Faeti e il curatore hanno approfondito il percorso artistico di Majani, concentrandosi su 300 documenti esposti. L’aggettivo segreto spiega il carattere inedito del materiale presente nell’Ambulacro del Legisti e nel Quadriportico Superiore dell’Archiginnasio. La mostra bolognese è la prima tappa – in occasione del 150esimo anniversario dalla nascita del budriese – di un percorso di riscoperta, che a giugno proseguirà a Buttrio (Udine), dove l’artista morì nel 1959, e a fine settembre arriverà d Budrio.
IL SEGNO DI MAJANI
All’interno della Sala dello Stabat Mater ha preso vita – grazie alle parole di Antonio Faeti e di Alessandro Molinari Pradelli – la poetica artistica di Augusto Majani. Le varie propensioni, i riferimenti mai ostentati e la solitudine creativa del budriese si sono fusi, tracciando i lineamenti di un uomo costantemente in fuga da qualsiasi forma di riduttiva catalogazione. Semplicità e complessità si sono alternate per ridare slancio a Majani, onirico e spesso alla ricerca di quella fiducia in se stesso, sognata ma mai completamente raggiunta. La volontà di celarsi tra le pieghe degli pseudonimi, il bisogno di fare e rifare la stessa opera. Il dubbio rivolto verso la propria attività si impone come vero tratto distintivo dell’Artista, capace di costruire le opere attraverso un segno potente ed indagatore.
Le anime di Majani sembrano moltiplicarsi ogni volta che se ne parla: l’abilità dell’illustratore, l’arguzia del caricaturista e l’equilibrio del pittore si intersecano, creando una produzione artistica ricca di sfaccettature. Le influenze dei Carracci, di Guido Reni, lo sguardo rivolto verso i disegnatori francesi, l’attenzione per il Rinascimento e alcuni Preraffaelliti, i rapporti con Carducci, Pascoli, Bologna e l’Università definiscono in parte la natura multiforme dell’artista budriese, concentrato sulla purezza del segno e determinato nel voler essere esclusivamente se stesso, percorrendo così l’unico percorso che conduce all’autenticità della creazione.
L’ARCHIGINNASIO: LA PRIMA TAPPA
La mostra all’Archiginnasio è il primo approdo pubblico della ricerca condotta da Alessandro Molinari Pradelli, che negli ultimi tre anni si è dedicato completamente all’indagine su Majani, raccogliendo 1670 opere (gran parte inedite) e coinvolgendo ben 104 collezionisti, tra cui anche il Presidente della Repubblica.
Pradelli si è già occupato, nel corso dei decenni, più volte dell’artista budriese, ma in questo caso ha deciso di «ripartire da zero», dando vita ad una serie di scoperte interessanti, destinate a modificare e riscrivere la storia dell’amato Nasìca. Il 150esimo anniversario dalla nascita sarà caratterizzato da altri appuntamenti espositivi a Buttrio (a giugno) e Budrio, dove a fine settembre verranno inaugurate quattro mostre: in Pinacoteca, in Teatro, in Biblioteca (a lui intitolata) e nella Chiesa di Sant’Agata.
Ritornando al presente: fino al 26 marzo 2017 sarà visitabile l’esposizione Augusto Majani (Nasìca) segreto, caratterizzata esclusivamente da materiali trovati dal curatore all’interno dei fondi della Biblioteca dell’Archiginnasio. Le copertine dei libri delle case editrici Zanichelli, Cappelli, Mondadori, numerose locandine teatrali, lettere, bozzetti, manoscritti, manifesti, i disegni di Giosuè Carducci premio Nobel nel 1906 e Giuseppe Verdi sul letto di morte sono al centro della mostra, che pone in evidenza un artista inedito e di conseguenza segreto.
AUGUSTO
Majani nasce a Budrio il 30 gennaio 1867. I genitori, Antonio e Clementina Sgarzi, sono i proprietari di una bottega che produce pasta fresca. Il giovane budriese mostra presto una innata propensione per il disegno e nel 1879 decide di iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove stringe forti amicizie con i professori Enrico Panzacchi, Augusto Sezanne e Antonio Muzzi.
Nel 1880 inizia la collaborazione con il settimanale Ehi! ch’al scusa dove il tredicenne si firma con lo pseudonimo Nasìca. Nel 1888 Augusto partecipa all’Esposizione Emiliana, realizzando anche il manifesto ufficiale e cominciando ad inserirsi all’interno della scena artistica regionale. Dal 1889 al 1894, grazie ad una borsa di studio, Majani prosegue il suo percorso accademico a Roma, dove incontra molti studenti ed artisti. L’inattesa malaria lo costringe a tornare repentinamente a Budrio, dove sceglie di dedicarsi soprattutto alla pittura, iniziando con il ritratto ad olio di Quirico Filopanti. Nel 1895 partecipa al Concorso Baruzzi e all’esposizione della Società Francesco Francia. In questo periodo nasce la storia d’amore con la budriese Olga Lugaresi, pittrice a propria volta e grande appassionata d’arte.
Majani prende parte alla Biennale di Venezia, alla Mostra Internazionale di Bruxelles e all’Esposizione Nazionale di Torino (1898), che lo vede partecipare con l’opera Mentana, che ritrae i garibaldini durante la famosa battaglia. I problemi quotidiani prendono il sopravvento e, a causa di un improvviso dissesto finanziario, Augusto sceglie di impegnarsi nella ricerca di un lavoro stabile, che lo porterà a diventare l’illustratore de Il Resto del Carlino e poi di altri quotidiani e riviste. Nascono molti rapporti con grandi letterati, illustratori e storici dell’arte come Carducci, Pascoli, D’Annunzio, Testoni, Guerrini, Lipparini, Oriani, Federzoni, Panzacchi, Barbarani, Trilussa, Ojetti, Beltramelli, Baruffi, De Col, Fabbi, Bompard, Bistolfi, Chini, Dudovich, Dall’Oca Bianca, Laurenti, Laskoff, Romagnoli, Balestrieri, Kienerk, Scarpelli, Scalarini, Scarselli, Tirelli, Pompei, Grimani e Wostri.
LA VITA PER L’ARTE
Majani asseconda le proprie qualità artistiche, alimentate da una insaziabile curiosità, che lo porta ad esplorare vari ambiti culturali, tra cui quello culinario. Nel 1900 inizia il rapporto con la casa editrice Zanichelli e negli anni successivi le collaborazioni aumentano costantemente. Dal 1904 al 1906 Augusto si occupa della politica budriese, sedendo in consiglio comunale tra i banchi del Partito Socialista. Nel 1905 arriva la soddisfazione della vittoria della cattedra di disegno di figura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Fino al 1937 l’artista di Budrio sarà un punto di riferimento per molti giovani allievi, tra cui Giorgio Morandi, Gino Marzocchi, Osvaldo Licini, Alfredo Protti, Bruno Saetti e Giovanni Romagnoli.
Majani si dedica principalmente all’editoria, al teatro testoniano, per cui realizza anche scene e costumi. La pittura diventa un’attività praticata soprattutto d’estate, durante le vacanze. Dal 1907 prende vita la collaborazione con il lungimirante editore modenese Angelo Fortunato Formiggini, che porterà Augusto alla realizzazione delle 114 tavole inserite nel trittico tassoniano de La secchia rapita. La duttilità di Nasìca sorprende. Le sue illustrazioni e caricature vengono pubblicate su quotidiani e settimanali, tra cui: l’Avanti! della domenica, La Lettura, Il Secolo XX, Corriere dei Piccoli, La Domenica dei Ragazzi, Le vie d’Italia, Cordelia, La vita cittadina e l’immancabile Il Resto del Carlino.
Augusto si scontra con Marinetti a proposito della “cucina futurista” che non contemplava la pastasciutta. Il budriese, legato alle tradizioni, si impegna in una strenua difesa della cucina italiana, descritta e raccontata attraverso un’attenta disamina delle opere d’arte. L’illustratore insegna storia del costume alla Scuola Professionale femminile Regina Margherita, poi Elisabetta Sirani di Bologna. Budrio è sempre al centro dei pensieri, al punto che nel l’affermato artista decide di dedicarsi gratuitamente all’istruzione all’interno della Scuola di Disegno fondata da Corinna Testi Pescatori. Majani, conclusa l’attività all’Accademia nel 1937, si trasferisce a Casalecchio di Reno. Il Circolo Artistico di Bologna, nel 1947 e nel 1950, lo celebra con due mostre. Il budriese, si trasferisce, proprio nel 1950, a Buttrio (Udine), seguendo così la figlia, diventata moglie del conte Gianfranco D’Attimis-Maniago. Alla fine del 1958 muore l’amata moglie – sposata nel 1905 – Olga Lugaresi e, dopo poco più di un mese (l’8 gennaio 1959), anche Majani chiude gli occhi per sempre, lasciando un’eredità artistica di enorme valore e a cui Budrio deve continuare a rendere omaggio con costanza e impegno.
Leonardo Arrighi
Il servizio fotografico della mostra è stato realizzato da Sergio Cardin
ORARI E LUOGO
La mostra è aperta, a ingresso libero, tutti i giorni dal 27 gennaio al 26 marzo 2017;
lunedì-sabato: 9-19
domenica: 10-14.
Palazzo dell’Archiginnasio, piazza Galvani 1, Bologna.
Ringrazio Budrio next per lo spazio dedicato al comune amico Majani.
Farò di tutto per farlo conoscere in altre località italiane, da Trieste a Trento, a Milano, a Como, a Torino, a Firenze, a Roma.
Quando saranno editati i cataloghi, garantisco, che parte dei segreti saranno svelati.
Alessandro