Quirico scopre il Rubicone, l’evento in Auditorium

9 febbraio, 2017

DSDSDFDEFEFGVenerdì 10 febbraio 2017, alle ore 20 e 30, l’Auditorium di Budrio ospiterà la Presentazione dello studio di Quirico Filopanti, segretario della Repubblica Romana, “Cesare al Rubicone”. Dalla collaborazione tra la Pro Loco di Budrio e l’Associazione Culturale “Pro Rubicone” di Cesena è nata l’idea della ripubblicazione, a distanza di 150 anni, di questo scritto di Filopanti intitolato Cesare al Rubicone. La serata – organizzata dalle due associazioni in collaborazione con l’Associazione Mazziniana Italiana, in occasione dell’Anniversario della Repubblica Romana – sarà animata dalla Relazione di Ferruccio Melloni, già Sindaco di Budrio e grande esperto delle vicende che riguardano Quirico Filopanti, e Paolo Turroni, curatore dell’opera e della ricerca che ha ridato vita allo scritto del grande budriese.

ALLA RICERCA DEL RUBICONE
La nuova pubblicazione del testo Cesare al Rubicone permette di approfondire il periodo trascorso da Filopanti a Cesena. Siamo alla fine del 1864, quando il budriese – reduce dal mancato giuramento di fedeltà al Re e ai suoi successori – deve fare i conti con l’inibizione dall’insegnamento universitario a Bologna. Quirico è già un uomo conosciuto a livello nazionale come fiero combattente per l’Unità e l’Indipendenza dell’Italia. Il sogno Repubblicano è vissuto in modo intransigente e privo di timori. Nei primi mesi del 1865 Filopanti, deluso dalla situazione bolognese, giunge a Cesena, probabilmente in seguito ad espliciti inviti di amici ed estimatori romagnoli. La curiosità anima le giornate di Quirico, che decide di impegnarsi nella ricerca del Rubicone, tentando di spiegare a quale torrente corrisponde. La sete di conoscenza è incontenibile e porta lo scienziato a voler stabilire in quale giorno Cesare abbia attraversato il leggendario corso d’acqua, chiarendo anche le intenzioni che animavano il condottiero romano.
Gli studi occupano il soggiorno a Cesena, animato dal consolidarsi di numerosi rapporti umani. Tra questi riemerge l’amicizia con Saladino Saladini, che insieme a Filopanti compie un viaggio a Londra per incontrare Giuseppe Mazzini. Attraverso le ricerche condotte da Paolo Turroni curatore della pubblicazione dello scritto Cesare al Rubicone – è riaffiorato un articolo, pubblicato su un giornale di Cesena, in cui Saladini, parecchi decenni dopo l’avvenimento, descrive il soggiorno londinese vissuto insieme a Quirico. Fino ad oggi questa testimonianza non era mai stata sondata, quindi il ritrovamento impreziosisce ulteriormente lo studio, fornendo un elemento in più a chiunque vorrà approfondire la storia del professore budriese. Il viaggio a Londra avviene attorno al 15 maggio 1865 e ribadisce con forza la solidità dell’amicizia tra Filopanti e Mazzini, che lo accoglie con gioia, dedicando molto tempo anche al giovane Saladini, ancora emozionato a distanza di decenni. Il ragazzo di Cesena, che si rivolge a Filopanti con l’appellativo di Mentore, l’anno successivo seguirà Garibaldi in Trentino, diventando poi un grande sostenitore della causa Repubblicana.

FILOPANTI, SEMPRE ATTUALE
Definire in maniera univoca Quirico Filopanti è un esercizio inutile quanto impossibile. La prerogativa che lo caratterizza, ponendolo in compagnia dei Grandi, è la capacità di sfuggire alle definizioni: troppo statiche per un uomo dinamico e sempre pronto a rilanciare la propria necessità di conoscenza, bandendo la paura di sentirsi ignorante, ma traendo da questa assenza lo stimolo verso lo studio.
Avere la possibilità di confrontarsi con lo scritto Cesare al Rubicone significa entrare in contatto con l’universo di idee di Filopanti, che dimostra – in ogni pagina – la vastità della sua cultura, passando con grande consapevolezza dalle riflessioni scientifiche a quelle umanistiche. Il testo ripubblicato dalla Società Editrice «Il Ponte Vecchio» alla fine del 2016 ridona vitalità alla “Memoria” letta dallo stesso Filopanti all’Accademia delle Scienze di Bologna il 28 dicembre 1865. A distanza di oltre 150 anni gli intenti dello scrittore sono ancora intatti. La Prefazione di Ferruccio Melloni restituisce in modo dettagliato l’autentica fisionomia di Quirico. La cura dell’opera da parte di Paolo Turroni permette di addentrarsi tra le pieghe intellettuali dello scienziato budriese. Nelle conclusiva nota al testo sono riportate de testimonianze inedite, attraverso cui è possibile comprendere quale fosse il contenuto della parte non inserita nello scritto pubblicato nel 1866 e soprattutto si comprende quanto Filopanti sia ancora attuale e pronto per nuove ricerche, capaci di svelare aspetti inesplorati.

GIUSEPPE BARILLI
Quirico Filopanti (“romano che ama tutti”) vedrà la luce alla fine degli anni ’30 dell’800 come pseudonimo del budriese Giuseppe Barilli, nato a Riccardina il 20 aprile 1812. Le condizioni economiche famigliari sono al limite dell’indigenza. Il bambino mostra, già alla scuola parrocchiale, una rara intelligenza. L’amministrazione pubblica budriese decide di sostenere Giuseppe, assicurandogli la possibilità di frequentare la scuola pubblica comunale in maniera gratuita, finanziando poi gli studi successivi, culminati con la Laurea in Matematica e Filosofia, conseguita all’Università di Bologna nel 1834. L’obiettivo principale è l’insegnamento universitario anche se le necessità quotidiane impongono la ricerca di varie occupazioni. Nel 1835 si trova la prima traccia del pensiero del budriese, che nel paese natale tiene una conferenza, in cui chiarisce il suo profondo amore per lo studio, decisivo per il progresso delle arti, delle scienze, presupposto fondamentale per un sano sviluppo civile e sociale, caratterizzato dall’aumento della produzione agricola e da un’equa distribuzione della ricchezza tra tutti gli uomini. Nel 1846 comincia a manifestare le proprie convinzioni politiche, chiedendo una serie di riforme sostanziali ai cardinali riuniti in conclave per eleggere il nuovo pontefice. Nel 1848 Filopanti vince il concorso per la cattedra di meccanica e idraulica all’Università di Bologna e pochi mesi dopo partecipa alla Guerra del Piemonte contro l’Austria, rivestendo il ruolo di Capitano nel Battaglione Universitario di Bologna e prendendo parte alla cacciata degli austriaci da Bologna, avvenuta l’8 agosto. Quirico si distingue per le sue convinzioni democratico-repubblicane, che mette in evidenza nell’ambito dell’Assemblea della Repubblica Romana, dove ricopre gli incarichi di segretario della Costituente e di principale redattore della Dichiarazione del 9 febbraio 1849, che prevede l’abolizione del potere temprale del Papa. L’esperienza della Repubblica Romana dura troppo poco e viene soffocata dall’intervento delle truppe francesi, disorientate dal coraggio di Filopanti, costretto comunque a lasciare clandestinamente Roma, imbarcandosi poi a Livorno e raggiungendo gli Stati Uniti, dove resterà per tre anni.

L’AMORE PER L’UMANITÀ
Nell’autunno 1852 il budriese si trasferisce a Londra dove vivrà – insieme alla moglie Enrichetta Gotti – per sette anni. La vita quotidiana non è semplice, ma attraverso numerose lezioni di italiano e di altri argomenti, Filopanti riesce a destreggiarsi. Tra il 1858 e il 1860 lo scienziato pubblica, anonimo e in inglese, Miranda: l’opera in due volumi ricordata perché contiene la proposta di dividere la superficie terrestre in 24 parti uguali, creando così i fusi orari. L’idea, presente all’interno di Miranda e sviluppata in maniera approfondita negli anni seguenti, assegna a Filopanti la primogenitura dell’importante intuizione attribuita per tanto tempo a Sandford Fleming e accostata al nome di Quirico soltanto molto più tardi.
Il panteismo e l’universalismo dell’intellettuale trovano la loro concretizzazione nelle parole scritte in questo periodo, in cui la già sconfinata cultura scientifica si accosta a quella umanistica, dando vita ad un insieme di conoscenze regolate dalla parola e dal calcolo matematico. Nel 1860 Filopanti riprende l’insegnamento all’Università di Bologna, dovendo fare i conti con l’ipocrisia del mondo accademico e con degli obblighi istituzionale che non vuole assolvere. I mancati giuramenti complicano l’attività di Quirico, che trova grande gioia nell’impegno pedagogico a favore delle classi sociali più disagiate. Il budriese diventa Presidente della Società Operaia (1863), attraverso cui riesce a trasmettere i risultati dei propri studi agli operai, entusiasti durante le sue lezioni. Ingegneria idraulica, astronomia, scienze applicate, filosofia, storia e tanti altri campi culturali non hanno segreti per Filopanti, irremovibile nella rinuncia a qualsiasi tipo di “pulpito” e pronto ad affiancare chiunque voglia imparare cose nuove.
Nel 1866 lo ritroviamo insieme ad una Compagnia di volontari budriesi al seguito di Garibaldi in Trentino, dove rischierà al vita (salvato da un provvidenziale bottoni), e nel 1867 prende parte alla Battaglia di Monterotondo (Lazio), inventando le barricate mobili. Concluse le esperienze sui campi di battaglia, Quirico torna a Bologna, riprendendo l’insegnamento universitario, affiancato da conferenze (soprattutto di astronomia) e dibattiti in tutta Italia. A partire dal 1867 assume importanti ruoli di rappresentanza nelle istituzioni: prima come Consigliere Comunale a Bologna, poi come consigliere provinciale e dal 1876 come Deputato del Parlamento italiano.
Quirico pubblica numerosi articoli, brevi saggi e all’inizio degli anni ’80 porta a termine l’opera, in quattro volumi, Sintesi di Storia universale. Il budriese, morto il 18 dicembre 1894, interpreta i propri incarichi politici in modo personale, mantenendo sempre fede al sogno di una imminente fratellanza universale, legata all’arricchimento culturale: unico punto fermo per chi, come Filopanti, si ponga l’obiettivo di parlare soltanto se consapevole di poter aggiungere qualcosa di positivo alla dialettica esistenziale.

Leonardo Arrighi

LUOGO E LIBRO
Venerdì 10 febbraio 2017 ore 20,30
Auditorium Comunale, via Aurelio Saffi, 50 – BUDRIO

Quirico Filopanti (Giuseppe Barilli), Cesare al Rubicone, a cura di Paolo Turroni, prefazione di Ferruccio Melloni, Società Editrice «Il Ponte Vecchio», Cesena, 2016.

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