Il presunto assassino di Davide doveva essere espulso da tempo. Chiariti alcuni dettagli sulla colluttazione

5 aprile, 2017

bargallo2L’imponente caccia all’assassino di Davide Fabbri prosegue nel territorio di Budrio, ma non solo: il raggio d’azione della ricerca è molto vasto e coinvolge gran parte delle province di Bologna e di Ferrara. In cima alla lista dei maggiori indiziati c’è Igor Vaclavik, di cui sta emergendo la storia personale, scandita da un numero imprecisabile di reati. Tra poche ore giungeranno i risultati degli esami, in particolare sulla tracce ematiche, svolti dal Ris di Parma: soltanto questi dati scientifici potranno dare la conferma definitiva dell’identità dell’assassino di Davide.

IN ATTESA DEI RISULTATI DECISIVI
Per ora non sono ancora giunti i risultati degli esami del Ris di Parma, effettuati sulle tracce ematiche trovate sulla scena del crimine, che ha visto la morte del budriese Davide Fabbri. L’autopsia, realizzata martedì 4 aprile all’Ospedale Maggiore di Bologna, ha chiarito alcuni dettagli: la colluttazione tra l’assassino, probabilmente Igor Vaclavik, e Davide è stata violenta, come testimoniato dalle ferite sulle mani, e il proiettile, di cui è stato ritrovato il bossolo, ha colpito il barista al collo, procurandone il decesso in pochi istanti. Sotto le unghie della vittima e dagli indumenti sono state repertate delle sostanze organiche, utili per le indagini, che potranno condurre alla conferma ufficiale dell’identità del killer. In questo momento Vaclavik è il maggiore indiziato – la lista contempla 25 nomi – ma non è ancora certo che sia stato lui l’autore dell’omicidio di Fabbri.


Continua l’assalto dei media davanti al Bar Gallo alla Riccardina di Budrio. Ph. Sergio Cardin

UN DELINQUENTE CONCLAMATO
Igor non avrebbe dovuto essere in Italia, soprattutto dopo il decreto di espulsione emesso il 13 settembre 2010. Se il colpevole dovesse davvero essere lui, si potrebbe affermare che la morte di Davide poteva essere evitata, perché – appunto – sarebbe dovuto essere esplulso. Vaclavik è giunto nella nostra Nazione nel 2005, dopo essere stato per lungo tempo arruolato nell’Armata Rossa (forse come cecchino), e immediatamente ha mostrato la propria indole, mettendo a segno numerose rapine, che lo hanno portato in carcere nel 2007. Dopo poco tempo è uscito una prima volta dalla galera, riprendendo esattamente l’attività di prima e rendendosi protagonista di altri furti, sempre contraddistinti dall’utilizzo della violenza. Vaclavik viene descritto, da chi ha avuto la sfortuna di incontrarlo, come un uomo violento, spietato e pericoloso. Nel 2010 il probabile assassino di Fabbri viene nuovamente arrestato e condannato a più di cinque anni, al termine dei quali avrebbe dovuto obbligatoriamente lasciare l’Italia. Prima di aver scontato l’intera pena, Igor è stato scarcerato – per buona condotta – ed affidato ad una struttura di assistenza, da cui è fuggito presto. Da quel momento se ne sono perse le tracce. Gli ultimi due anni sono trascorsi all’insegna della violenza, ripetuta in numerosi frangenti. Vaclavik, forse insieme ad altri connazionali, ha rapinato moltissime persone, tra cui anche il Sindaco di Argenta, distinguendosi sempre per la crudeltà.

Leonardo Arrighi

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4 Commenti


  1. Andrea Bonfiglioli

    ecco il problema: se uno è espulso, come fa ad essere affidato ad una struttura di assistenza? E’ una contraddizione in termini, qualcuno ha sbagliato.

    • Senza dubbio. Aggiungo: più di uno ha sbagliato.
      Con quale faccia si va su tutti i TG nazionali a dire: “Tutta la comunità reclama più sicurezza.” e nel contempo si tiene il corpo di Polizia Municipale sotto organico? Semplice: con quella del sig. Pierini.
      Oh certo, non avrebbero fermato l’assassino di Davide 5-7 agenti in più, certo non quel giorno. Ma magari prima si!
      Mosoccia che ipocrisia… reclama più sicurezza e lui per primo non fa quel che dovrebbe @@@@@

  2. Imponente caccia all’assassino prosegue nel territorio di Budrio??? Qualcuno ha visto anche un solo posto di blocco?

  3. Più militari Esercito anche nei piccoli paesi per garantire la sicurezza

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