Sabato 27 maggio alle ore 18 la Notte ai Musei e Festa di Strada di Budrio sarà aperta dal ricordo del 550esimo anniversario dalla Battaglia della Riccardina, avvenuta il 25 luglio 1467. Sotto al portico di via Marconi 1, grazie ai contributi del Palazzo delle Biscie, della Fondazione Giorgio Cocchi e alla collaborazione con il Comune di Budrio e con il Castello di Malpaga – verrà posta una riproduzione dell’affresco della Battaglia, eseguito probabilmente da Romanino, presente all’interno del Castello di Malpaga (provincia di Beargamo): residenza di Bartolomeo Colleoni, uno dei grandi protagonisti dello scontro bellico.
Seppur in anticipo rispetto allo storico anniversario, che coinciderà con il 25 luglio 2017, sabato sarà un’occasione per ricordare un evento drammatico ed epocale, che ha segnato profondamente il territorio budriese.
COSA RESTA DELLA BATTAGLIA
Percorrendo oggi il territorio budriese ci sono due riferimenti toponomastici che rimandano alla Battaglia, avvenuta il 25 luglio 1467. Il primo è il nome Riccardina, che ancora oggi indica la frazione e la località in cui lo scontro si è acceso in maniera ripetuta; il secondo coincide con la via Malcampo, posta tra Budrio e Vedrana: nella zona in cui lo scontro bellico ha avuto uno dei suoi momenti più drammatici. In questo territorio – come testimoniato dal medico e storico budriese Domenico Golinelli (1684-1743) – si è svolta una fase decisiva del confronto e l’esercito del Colleoni, al termine della contesa, ha deciso di seppellire i numerosi soldati morti e gli ancor più numerosi cavalli proprio in questa zona. All’inizio del ‘700 – a distanza di secoli – i contadini, arando, erano abituati a trovare carcasse di cavalli ed ossa umane: da questi macabri ritrovamenti nasce il triste nome di via Malcampo, memoria drammatica di un evento che ha visto la morte di circa mille soldati, a cui vanno aggiunti anche altrettanti feriti gravi.
Esattamente 550 anni fa una parte dell’attuale Comune di Budrio è divenuto il centro delle contese nazionali: i due eserciti in guerra rappresentavano la quasi totalità dei potentati d’Italia, ancora frammentata e ben lontana dall’unità. I militari – tra fanti e cavalieri – pronti allo scontro erano 29000. La Battaglia della Riccardina, denominata anche della Mezzolara o della Molinella, è ricordata come il primo confronto bellico in cui armi da fuoco e artiglieria hanno avuto un impiego massiccio e purtroppo devastante.
Il caldo torrido, l’umidità insostenibile, il terreno paludoso e le lunghe marce hanno reso drammatica la contesa. L’abituale silenzio delle pianura budriese è stato brutalmente sconvolto in un giorno di 550 anni fa.
ALLE ORIGINI DELLO SCONTRO
La Battaglia della Riccardina – episodio conclusivo di quella che viene definita la Guerra di Romagna – ha origini abbastanza contorte. Tutto inizia a Firenze, dove Piero de’ Medici (nel 1466) bandisce dalla città i suoi rivali politici: questi fuoriusciti – ricchi e potenti – cominciano ad ordire diverse trame, che portano alla nascita di una coalizione per liberare la città dai Medici e tornare così a governarla. A questa coalizione prendono parte: il Duca di Modena e Ferrara Borso d’Este, il Signore di Pesaro Alessandro da Cotignola, il Signore di Forlì Pietro Ordelaffi, il Signore di Faenza Astorre Manfredi e i Signori di Mirandola Galeotto e quello di Carpi Marco Pio. Accanto alla compagine antimedicea, entra in scena anche Venezia, che in maniera subdola – dovendo rispettare un patto di non belligeranza stipulato con Firenze – si mostrerà molto attiva. I potenti appena citati decidono di affidare i loro eserciti alla guida di Bartolomeo Colleoni, giudicato il più grande condottiero vivente. Colleoni può contare su un enorme esercito di mercenari sempre al suo fianco. Il condottiero viene lasciato libero da Venezia, che lo aveva assoldato in precedenza. La città lagunare continuerà comunque a fianziarlo, auspicando una sconfitta fiorentina.
Piero comprende la situazione e cerca di organizzare a propria volta una coalizione, in grado di contrastare l’esercito già radunato da Colleoni al confine della Romagna. Il tentativo della Repubblica veneziana di prendere il sopravvento sull’intera penisola mette in allarme molti Signori e Piero de’ Medici – in poco tempo – può contare sull’appoggio: del Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, del Re di Napoli Ferdinando d’Aragona e del Signore di Bologna Giovanni II Bentivoglio. Questa coalizione difensiva viene chiamata Lega Italica e la guida militare è affidata al Duca Federico da Montefeltro: grande condottiero, famoso per il suo amore per la cultura.
La composizione dei due eserciti è molto eterogenea: entrambi sono la somma di truppe mercenarie di diversa provenienza, caratterizzate da migliaia di cavalieri e fanti ben armati.
SI GIUNGE ALLO SCONTRO
A partire dalla tarda primavera del 1467 si percepisce l’imminenza dello scontro. L’esercito di Bartolomeo Colleoni può contare su 15000 uomini, mentre quello della Lega Italica su 13000. La presenza di balestrieri, stambecchieri e di una innovativa artiglieria mobile lascia presagire che il confronto sarà cruento. Le truppe della Lega si schierano ai piedi dell’Appennino Romagnolo, a difesa della via per Firenze. I mercenari di Colleoni compiono saccheggi e scorrerie in varie località tra Faenza, che viene occupata, e Forlì, devastando Castrocaro, Cotignola e Solarolo. Dopo varie conquiste, Colleoni si accampa a Castelguelfo in attesa di rinforzi. Federico da Montefeltro lo marca stretto, tentando di indurlo allo scontro. Il 25 luglio Colleoni decide di passare all’attacco e si spinge verso Molinella, evitando di puntare direttamente su Budrio. Federico vuole dare battaglia e marcia con i suoi uomini fino alla piana che da Castelguelfo arriva all’Idice. Le truppe della Lega Italica riescono ad avere la meglio in un primo scontro vicino a San Martino in Argine, poi la contesa si sposta verso Riccardina, dove la battaglia diventa fragorosa e tremenda: molti soldati muoiono a causa delle armi da fuoco, i cavalieri e i loro destrieri periscono tra nitriti strazianti e cadute rovinose. Tra i protagonisti della giornata c’è Ercole d’Este, le cui gesta verranno ricordate da Ludovico Ariosto nell’Orlando Furioso: il nome di Budrio trova spazio in una delle più grandi opere letterarie. Una ulteriore mischia furibonda avviene nei pressi del Convento degli Olivetani, sempre a Riccardina.
Al termine della battaglia i caduti sono molto numerosi: circa un migliaio. La contesa si conclude senza un esito ben determinato. Dopo il 25 luglio la guerra ristagnerà fino al 2 febbraio 1468, quando il Pontefice Paolo II riuscirà a portare la pace tra i contendenti. Al termine dello scontro, Colleoni – amareggiato per dover forzatamente abbandonare l’aspirazione di ottenere una propria Signoria – si ferma a Molinella, dove contrae la malaria, che lo porterà progressivamente alla morte (avvenuta il 2 novembre 1475).
Il sostanziale nulla di fatto della Battaglia della Riccardina non ridimensiona l’importanza dell’avvenimento, che rimane uno degli eventi bellici più drammatici dell’intero ‘400.
Leonardo Arrighi
ma va, altra inaugurazione in anticipo rispetto alla data corretta. Perchè non rispettare la data corretta – 25 luglio -, qual è il senso?
Cosa non si fa per far vedere la propria faccia prima delle elezioni.