Mercoledì 7 giugno 2017 in via Cocchi – nel pieno centro storico di Budrio – sono iniziati e lavori di riqualificazione della strada, che hanno visto Hera subito impegnata nel rifacimento dei sottoservizi. Bobcat e martelli pneumatici sono entrati in azione sin dalla mattina: dopo i primi scavi, sono riemersi alcuni reperti e soprattutto ha rivisto la luce una pavimentazione, probabilmente di una casa, di alcuni secoli fa.
Al di là del valore dei ritrovamenti, che dovrà essere stabilito con pazienza, c’è una questione passata inosservata: la compatibilità dei lavori con lo stato di salute della Chiesa di Santa Maria del Borgo. L’edificio sacro è strutturalmente in condizioni precarie, solcato da crepe enormi e sostenuto da impalcature.
Qualcuno può essere certo che le forti vibrazioni dovute ai martelli pneumatici e i profondi scavi, realizzati a contatto diretto con la Chiesa, non produrranno nessun effetto?
Il dubbio è più che lecito e si rafforza osservando lo stato attuale dell’edificio. Iniziamo allora una visita all’interno della Chiesa, per renderci conto delle reali condizioni della struttura.
LA DRAMMATICA CONDIZIONE DELLA CHIESA
Dal terremoto del maggio 2012, la Chiesa di Santa Maria del Borgo – adiacente al Palazzo Comunale di Budrio – è inagibile. La Chiesa del Borgo, ultimata esattamente quattro secoli fa e voluta dalla comunità budriese, è oggi in pessimo stato e rischia di crollare. Crepe strutturali, impalcature, infiltrazioni di umidità e calcinacci sono gli attuali padroni dell’edificio sacro, che si snoda tra le abitazioni del centro e condivide una parete con il Comune.
Oggi sono necessari dei lavori di ristrutturazione, capaci di porre in sicurezza l’edificio. In questi cinque anni la questione riguardante la Chiesa del Borgo non è mai stata affrontata da nessuno, ma ben presto – questa indifferenza – porterà a conseguenze irreparabili. Budrio Next – grazie alla collaborazione di Padre Antonio e Padre Sergio (parroci di San Lorenzo) – è entrato nella Chiesa, con lo scopo di documentare la condizione odierna dell’importante edificio sacro budriese.
Al momento delle scosse sismiche, la storica struttura era già in condizioni critiche, ma veniva comunque aperta tutti i martedì mattina e in alcune festività. Il terremoto ha inferto il colpo di grazia alla Chiesa, che oggi versa in un pessimo stato, afflitto da crepe inquietanti, che nei prossimi anni (ad essere ottimisti) potranno portare a dei crolli, di cui è difficile immaginare gli effetti. La posizione, proprio nel centro urbano di Budrio, non può tranquillizzare nessuno: l’edificio si snoda tra numerose abitazioni, affacciandosi su strade frequentatissime, per non parlare delle strutture – tra cui la sede della Pro Loco e alcuni appartamenti – costruite come appendici.
Nel corso di questi anni non si sono levate voci di protesta e nessuno – sia a livello istituzionale sia a livello privato – ha posto la Chiesa del Borgo al centro di un percorso, che ne preveda il recupero e la restituzione alla comunità, che esattamente mezzo millennio fa ne immaginò la costruzione, portando a termine il progetto un secolo dopo: nel 1617. A quattro secoli di distanza la Chiesa ha un disperato bisogno di aiuto, in particolare da Budrio e dalle istituzioni, tra cui il Comune, che condivide un muro con il luogo sacro e potrebbe essere danneggiato da un eventuale crollo.
Padre Antonio e Padre Sergio (i parroci di San Lorenzo) hanno aperto le porte a Budrio Next, per sensibilizzare i cittadini, le istituzioni – compresa la Curia di Bologna, proprietaria della struttura – e ponendo così all’ordine del giorno le gravi condizioni dell’edificio budriese. Le fotografie testimoniano le problematiche strutturali della Chiesa del Borgo: crepe, impalcature, infiltrazioni e calcinacci sono diventati padroni della struttura, prossima ad un ulteriore – e forse irreparabile – peggioramento.
LE ORIGINI DELLA CHIESA DEL BORGO
La Storia della Chiesa del Borgo inizia nel primo decennio del ‘500, quando – sul muro dove oggi è presente il portale d’ingresso all’edificio sacro – viene collocata un’immagine della Madonna delle Lacrime, posta in questo luogo per proteggere chiunque entrasse o uscisse dal centro di Budrio. Sotto il Voltone transitano molte persone ogni giorno, passando su un ponte (costruito in corrispondenza dell’antico fossato) che pone in comunicazione il Castello – cuore urbano budriese – con il Borgo, nuovo quartiere sorto ad est delle mura. La Madonna diventa presto la Madonna del Borgo e acquisisce una grande popolarità tra gli abitanti, che la venerano e le affidano le loro richieste di grazia e miracoli. Quasi quotidianamente i fedeli si trovano a pregare sotto il Voltone e, alcuni di loro, decidono di costruire una piccola cappella con un altare. Nel 1517 a Budrio nasce una confraternita, denominata Compagnia del Borgo. I devoti aumentano con costanza, imponendo un ampliamento della cappella: nel 1532 sono già ultimati alcuni altari, oltre al primo (presente sin dall’inizio del ‘500), e vede la luce un oratorio, che verrà poi inglobato nell’edificio finale.
Nei primi anni del ‘600 prende corpo l’idea di costruire una vera e propria chiesa: la presenza di un ingente patrimonio, costituito dalle donazioni e dai lasciti di molte famiglie budriesi, permette di portare avanti il progetto. La Parrocchia di San Lorenzo acquista i terreni, gli edifici adiacenti e – dopo aver ottenuto le licenze necessarie – avvia la realizzazione della Chiesa, che sarà ultimata nel 1617 e solennemente benedetta e officiata a partire dall’8 settembre (Festa della Natività della Vergine), quando l’Immagine Sacra della Madonna verrà trasportata nella nuova struttura. Nel corso del decennio successivo la Chiesa del Borgo è arricchita da alcuni dipinti e arredi di grande valore.
All’interno della Chiesa viene collocato il Santissimo Crocifisso, appartenuto – secondo la tradizione popolare – a San Filippo Benizzi e donato ai componenti della Confraternita del Borgo dai Padri Serviti di Firenze nel 1610. Questa reliquia diventerà un importante oggetto di culto per i budriesi e nel tempo attribuirà il proprio nome alla Chiesa stessa, chiamata anche del Santissimo Crocifisso.
I PREZIOSI DIPINTI
La Compagnia del Borgo è sciolta nel 1803, a causa delle leggi napoleoniche: la Chiesa non viene spoliata dei propri arredi ed opere d’arte e – grazie alla sensibilità del Podestà budriese Placido Cocchi – nel 1813 ne viene evitata anche la chiusura. Nel 1821 – dopo la definitiva caduta di Napoleone – le comunità religiose tornano a Budrio e la Chiesa del Borgo è affidata alle Suore Servite. A causa delle leggi del 1866-67, che portano alla soppressione degli ordini religiosi, l’edificio sacro rischia nuovamente l’abbandono, ma il Parroco di San Lorenzo e il Sindaco di Budrio riescono a mantenere vivo il legame con la comunità, propiziando la nascita di una nuova Confraternita, molto diversa da quella originaria. Nel 1910 sono condotti numerosi lavori di restauro, che vedono la partecipazione dello scultore budriese Arturo Orsoni. Gli ultimi interventi risalgono al 1976, quando – grazie ad una ingente donazione – riprende vita la Chiesa.
All’inizio degli anni 2000, i Servi di Maria in collaborazione con la Soprintendenza per il Patrimonio Storico Artistico di Bologna riescono a promuovere la raccolta di fondi per il restauro dei dipinti del Borgo, oggi conservati – a causa del pessimo stato dell’edificio – nella canonica di San Lorenzo.
Il valore artistico della Chiesa di Santa Maria del Borgo è testimoniato dalla semplicità della struttura architettonica, caratterizzata da un’unica navata rettangolare, culminante in una volta a botte, su cui si aprono sette cappelle (compresa quella maggiore). Tra le opere di grande importanza ci sono: la Fuga in Egitto di Andrea Donducci detto il Mastelletta (1620), la xilografia che raffigura la Madonna del Borgo o Madonna delle Lacrime (fine del ‘400), la Natività della Vergine di Bartolomeo Cesi, il Santissimo Crocifisso donato dai Padri Serviti di Firenze nel 1610, quattro angeli in stucco di Arturo Orsoni – autore anche del Portale di ingresso (1910) –, il San Gaetano da Thiene con il Bambino Gesù di Pietro Fancelli (1829), il Martirio di Santo Stefano di un autore anonimo, il San Giovanni Evangelista e il Sant’Antonio da Padova di Vincenzo Spisanelli. Tutte queste tele sono oggi conservate nella canonica della Chiesa di San Lorenzo, mentre in quella del Borgo restano soltanto le cappelle vuote e piene di crepe: l’unica soluzione è quella di porsi il problema delle condizioni strutturali dell’edificio, commissionando il prima possibile una perizia, che stabilisca l’entità dei danni. Il percorso non sarà semplice, però deve essere intrapreso, tenendo presente quanto fu fatto – tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90 – per la Chiesa di Sant’Agata.
Leonardo Arrighi
Foto: Sergio Cardin
grazie a Leonardo Arrighi per il grido di dolore lanciato. Grido che molti hanno potuto sentire perchè ancora funziona Budrionext, altrimenti nessuno si fumerebbe il problema (RIPENSATECI).
Restando nel tema dell’articolo, intanto sono contento che le tele siano al sicuro. Poi sono d’accordo che la struttura vada salvata, con un intervento che deve essere strutturale, ben condotto, duraturo, fatto pertanto non in fretta, ma coi giusti tempi. Non voglio che finisca come la chiesa di S.Marco di Vigorso……